BARCELLONA — La paralisi è spettaco-
lare. Sembra il fermo immagine di
un film un momento prima della sce-
na madre, apocalittica. Per illustrar-
lo servono parole semplici. Ada Co-
lau, sindaca di Barcellona, trova que-
ste: «O le sinistre fanno fronte comu-
ne o ce ne andiamo tutti a la mier-
da». Chiarissimo. Ora però vediamo
come si fa questo fronte comune,
che le due sinistre avrebbero potuto
sette mesi fa e invece no. Risultato:
tutti al punto di prima – pareggio
dei blocchi - con diversi cocci in più
e l’ultradestra che raddoppia.
In Catalogna, epicentro della crisi
politica spagnola, il giorno del fer-
mo immagine succede questo. Tre
scenari, tre set. Uno: i manifestanti
indipendentisti di Tsunami e di Ano-
nymous bloccano fisicamente la
frontiera con la Francia. La Jonque-
ra, autostrada interrotta. Viveri, ban-
chetti di frutta e persino musica per
gli sfortunati automobilisti inconsa-
pevoli. Un’organizzazione maesto-
sa, di come facciano parliamo fra un
attimo. Due: nelle magnifiche sale
dell’Ateneu barcelones, club priva-
to a due passi dalla cattedrale – bi-
blioteca da museo, sofà di pelle otto-
centeschi, brusii soffusi e sorrisi con-
fidenti - un think tank di politici in-
tellettuali giornalisti e imprenditori
analizza a ora di pranzo il risultato.
Menu molto leggero. Qui si spiega
come il deep state spagnolo stia go-
vernando (male) il processo e di chi
stia finanziando cosa, perché «la
Spagna è considerata proprietà pri-
vata da alcune famiglie che dispen-
sano denari a chi garantisce i loro
privilegi». Un’analisi suggestiva, an-
che questa fra un attimo.
Terzo set. La sede di En Comù Po-
dem, costola catalana di Podemos,
in Carrer de la Marina – strada tea-
tro, nelle settimane scorse, di inci-
denti e fuochi. Tavolone di compen-
sato, crocchette vino rosso e formag-
gio per militanti e consiglieri. Parla
Ada Colau, la sindaca, che governa
appunto coi socialisti, quel che Igle-
sias e Sánchez hanno deciso di non
fare. «La scelta di Sánchez è stata un
disastro. Voleva tornare al voto per
crescere e tenere in ostaggio i popo-
lari. Ma ha sbagliato i calcoli, molto
mal consigliato. Se fai una politica
di destra la gente va a destra: preferi-
sce l’originale. Ha dimenticato che è
diventato presidente grazie a molti:
ha fatto cadere Rajoy insieme a Po-
demos, ai catalani. Poi ha avuto pau-
ra del carisma di Iglesias, è andato
via da solo. In segreto spera in un go-
verno con l’astensione del Ppe. D’al-
tra parte anche la divisione a sini-
stra, fra Podemos e Más País, è stata
un disastro. Personalismi. Liti fra
maschi alfa. Le donne in politica liti-
gano meno, ascoltano, conoscono la
mediazione. Avremmo bisogno di
più femminismi. E invece ecco Vox,
il disastro. Il machismo neofranchi-
sta che torna. Quanto agli indipen-
dentisti catalani. Crescono, più la re-
pressione cresce. E no, non è la rivo-
luzione dei ricchi. È la classe media
impoverita, sono tante realtà che
convergono, molti giovani. Certo,
non sono gli indignati del 15M. Non
sono immigrati e senza casa. Ma è
gente del popolo, è la metà dell’elet-
torato di questa regione e deve esse-
re ascoltata». Podemos, En Comù Po-
dem, ha questa posizione: non sia-
mo indipendentisti, ma crediamo
che si debba ascoltare chi lo è. Che
si debba poter votare, e in ogni caso
trattare. Una sorta di antiproibizio-
nismo elettorale, diciamo.
Allora torniamo all’Ateneu, dove
le intelligenze riunite analizzano il
risultato. La sintesi – in via riservata,
è pur sempre un club privato – la fa
un imprenditore di cultura. Spiega
Vox, per esempio, così. «Devi guar-
dare bene cosa fa Ibex35, il cartello
delle trentacinque imprese a mag-
gior capitalizzazione di Spagna».
Ibex sta per “indice di borsa spagno-
la”. Sono le maggiori banche, impre-
se di gas energia farmaceutiche: so-
no i soldi. «Anni fa Ibex 35, di fronte
alla corruzione dei popolari, ha crea-
to dal nulla e finanziato Ciudada-
nos. Poi il leader, Rivera, gli è scap-
pato di mano. Hanno perso il con-
trollo, e circa un anno fa hanno chiu-
so i fondi. Su chi puntare, allora, se
non sul Pp corrotto e su Ciudadanos
fuori controllo? Sulla rivitalizzazio-
ne del Psoe, hanno pensato, ma co-
me? Ecco, così: far nascere e cresce-
re Vox, mettere lì i soldi, generare
spavento e riportare i moderati di si-
nistra al voto. Far rivivere il Psoe, in-
somma. Poi però Abascal di nuovo,
come prima con Ciudadanos, gli è
sfuggito di mano. Pesca in una de-
stra profonda, antica e mai morta.
Con 52 deputati può paralizzare
ogni scelta. La sinistra è stata com-
plice, con le sue divisioni». A chi di-
ce che è stato invece il catalanismo
a far risorgere il franchismo all’Ate-
neu rispondono che è come dire, di
una coppia, che se lui l’ha uccisa è
perché lei voleva lasciarlo. La colpa
è della morta.
Trillano i telefoni con gli avvisi di
Tsunami e di Anonymous (che cono-
sce in tempo reale i movimenti della
Guardia Civil, e allerta sui pericoli).
Mentre qui si ragiona alla frontiera
si agisce. Blocchi, azioni coordinate.
Chi c’è dietro questa imponente co-
munità così ben organizzata? «Più
che soldi sono intelligenze». Appun-
tamento con una fonte che ovvia-
mente si dichiara estranea, le guar-
die sono ovunque, ma sa. «Non sono
nerd ventenni, sono persone di gran-
de esperienza protette a livello inter-
nazionale. Riescono a sapere prima
dove cercano di colpirli, e lo evita-
no. Non si fanno trovare. È gente
che viene da una lunga storia. Sarà
studiato, fra qualche tempo, il feno-
meno politico Tsunami democra-
tic». È molto studiato già ora, in spe-
cie dai servizi segreti spagnoli. Uno
dei primi esperimenti di web diffusa
e inafferrabile è partito da Israele,
nazione per tradizione molto vicina
alla Catalogna. Poi la base si è sposta-
ta in Svizzera, dove confluiscono i fi-
nanziamenti dei simpatizzanti, con
tavoli in Belgio, dove vive Puidge-
mont. Carles Puidgemont prima di
diventare sindaco di Girona e infine
presidente della Generalitat catala-
na (era in carica il 1 ottobre 2017, gior-
no del referendum considerato ille-
gale dallo Stato) era un giornalista
appassionato di web, nuove tecnolo-
gie. Da due anni vive “in esilio”, per
lo stato latitante. Il punto di svolta
di questa empasse potrebbe essere
questo, si dice qui: il tribunale del
Lussemburgo deve decidere se Puid-
gemont possa essere eletto eurode-
putato. La Spagna preme per il no.
Ha un seguito popolare ancora im-
ponente. Pep Guardiola si è speso
per lui. Di nuovo: sarà una sentenza
a decidere. Intanto: sinistra divisa,
destra che cresce, crisi dei partiti no-
vecenteschi in atto. Lo spettacolo
noto. Tra poco riparte il film, e per il
finale vedremo. Che sia borghese o
no, che sia golpe o rivoluzione lo
Tsunami catalano e con lui la Spa-
gna intera ballano l’ultimo ballo. Mu-
sica da scena madre, in bilico sul ba-
ratro.
ANGEL NAVARRETE/BLOOMBERG VIA GETTY IMAGES
A Barcellona, epicentro
della crisi: la protesta
alla frontiera francese
e la spinta di Colau
IL RACCONTO
Da Madrid alla piazza catalana
va in scena la paralisi perfetta
RAYMOND ROIG /AFP
di Concita De Gregorio
kLa protesta degli indipendentisti catalani alla frontiera con la Francia
Il caso
Re Felipe a Cuba
Visita storica
tra le polemiche
Il re di Spagna, Felipe VI, e la
regina Letizia, sono arrivati ieri
a Cuba: è una visita storica, la
prima dei reali spagnoli a
L’Avana, tra le prime città
create dalla corona spagnola
sul continente americano 500
anni fa. Il viaggio, all’indomani
delle elezioni che in Spagna
hanno registrato il balzo
spettacolare dell’ultradestra di
Vox, ha creato polemiche sia
per la natura del regime cubano
che per la data. Ma il governo
difende la visita. «Il re non ha
missioni da esercitare», ha
detto il ministro degli Esteri
Josep Borrell. I sovrani saranno
già ripartiti il 16 novembre,
giorno della commemorazione
dell’anniversario della nascita
dell’Avana: re Felipe eviterà di
incontrare leader discussi come
il presidente venezuelano
Nicolas Maduro o quello del
Nicaragua Daniel Ortega.
kAll’Avana I reali in visita
Il premier
Pedro Sànchez,
premier in carica,
nel quartier
generale
del Psoe
dopo l’annuncio
del risultato
elettorale
. Martedì,^12 novembre^2019 Mondo pagina^15