la Repubblica - 28.10.2019

(Ben Green) #1
spensabili al Movimento per poter
vincere una regione: «Fare opposi-
zione è bello — diceva il deputato si-
ciliano alla vigilia — ma noi le cose
vogliamo cambiarle davvero e per
farlo bisogna arrivare anche al go-
verno delle regioni». Altrettanto
cauto, nel giudicare quello umbro
uno stop per il futuro e per il gover-
no, è il ministro dello Sviluppo Stefa-
no Patuanelli.
È lo stesso ragionamento spinto
da Beppe Grillo, che però — al di là di
qualche presa di posizione pubbli-
ca, come con il suo “vaffa” a Napoli
— non starebbe lavorando abbastan-
za in questo senso. Almeno così dice
chi si sarebbe aspettato dal garante
un aiuto maggiore nel costruire la
nuova identità dei 5 stelle, finito il
flirt con i sovranisti. Di Maio, salvo ri-
pensamenti, ha convocato per do-
mani alle 17 i parlamentari calabre-
si, per capire cosa fare anche lì. Do-
ve Zingaretti sarebbe disposto ad ac-
cettare un candidato proposto inte-
ramente dal M5S, tanto l’alleanza gli
appare indispensabile. Le resisten-
ze però sono tantissime e non sono
solo quelle del leader del Movimen-
to. Dopo una sconfitta simile, non
potranno che aumentare. Come le
divisioni. E i fronti su cui combatte-
re: anche dentro il governo.

roma — Dietro le quinte di Narni,
Giuseppe Conte aveva scherzato
amaro con Nicola Zingaretti. «Co-
raggio, andiamo a fare questa foto.
Perché stavolta ci vuole coraggio, e
a noi non manca...». Sapeva che sa-
rebbe andata male, il premier. Non
immaginava però un massacro del
genere. Sapeva che l’avrebbero in-
chiodato a quella selva di flash, rin-
facciandogli il fallimento. «Ci ho
messo comunque la faccia per coe-
renza – è il suo ragionamento nella
notte elettorale - Per dimostrare
che una sconfitta non può fermare
il nostro progetto». Avanti con l’al-
leanza politica, dunque. Ma se Luigi
Di Maio non lo segue e mette in di-
scussione il patto col Pd, di fatto fa-
cendo ballare il suo esecutivo, che
fare? «Non vedo alternative», è il
senso dei ragionamenti dell’avvoca-
to. Dall’altra parte c’è un funamboli-
co nuovo patto dell’“amico Luigi”
con Salvini, il nemico, quello che
con un mojito in mano ha scavato la
fossa all’esecutivo gialloverde. Con-
te non ci crede, non vuole crederci,
non intende crederci: «Quella fase è
ormai chiusa».
Che botta, comunque, per il presi-
dente del Consiglio. Sarà l’ora sola-
re, o forse soltanto gli exit poll, fatto
sta che la domenica peggiora con
l’avvicinarsi dello spoglio e la pub-
blicazione di un duro articolo del Fi -
nancial Times su un presunto con-
flitto d’interessi di Conte. Certo, nul-
la di imprevisto è accaduto, se non
la dimensione del tracollo. La trin-
cea difensiva era stata già scavata
nelle ultime dichiarazioni pubbli-
che, mani avanti in previsione della
sconfitta. «Il candidato è stato scel-
to in fretta, sono stati commessi er-
rori», il ritornello di Conte, «vote-
ranno meno degli abitanti della pro-
vincia di Lecce», «è soltanto una pri-
ma prova, ne verranno altre». Il fat-
to è che per il premier – e per quella
fetta di Movimento che mal soppor-

ta Di Maio - non esistono piani B
all’alleanza organica con i dem. L’o-
biettivo è tenere in piedi l’esecutivo
e siglare, se possibile, intese in Emi-
lia Romagna, Calabria, Puglia.
Ma c’è di più. Prima del voto in
Umbria, Conte aveva concordato
con Zingaretti il prossimo passo:
una pax emiliana, con la riconfer-
ma a governatore del dem Stefano
Bonaccini, aprendo all’ingresso di
assessori d’area 5S in Giunta. E uno
schema simile era stato progettato
per la Puglia, a favore del più “grilli-
no” dei governatori del Pd: Michele
Emiliano. Per Conte, insomma, il
matrimonio con i democratici ha
una sua irreversibile necessità stori-
ca. Vuole federare il nuovo centrosi-

nistra, riunire due antichi nemici fa-
cendone il perno del nuovo bipolari-
smo italiano.
E invece i voti di Perugia e dei cen-
to campanili umbri si abbattono su
Palazzo Chigi, mettendo a repenta-
glio Bonaccini, Emiliano, l’alleanza
giallorossa. E pongono l’avvocato di
fronte a due scogli. Primo: Matteo
Renzi, che si è tenuto fuori da quel-
la foto di Narni, adesso presenterà il
conto sulla manovra. Secondo: la fa-
glia interna nel Movimento. Se i
gruppi non tengono, Di Maio non
tiene; e se Di Maio non tiene, anche
il governo traballa. A Palazzo Chigi
scorgono manovre per logorare il
premier. Ma per andare dove? An-
che senza Conte, sempre al Pd il Mo-
vimento dovrebbe tornare. «A me-
no che...».
Il sospetto velenoso che inizia a
circolare è che Di Maio valuti addi-
rittura di tornare all’antico. Che pos-
sa scambiare una crisi per un nuovo
patto con Salvini. Dietro, dicono, c’è
una competizione non risolta con
l’avvocato. I fan del ministro degli
Esteri che accusano il premier di
aver perso la testa, di voler emargi-
nare Luigi, di presentarsi alle riunio-
ni soltanto per dirimere le contro-
versie, senza sporcarsi le mani. Pe-
rò Conte continua a non capire.
E quindi l’attesa è soprattutto per
le prossime mosse di Di Maio. Quan-
to chiuderà la porta al Pd, quanto si
spingerà avanti, quanto le minacce
diventeranno realtà. La reazione di
Palazzo Chigi sarà quella di investi-
re ancora sul «progetto» unitario,
con l’afflato federatore che Conte
sparge ormai ovunque vada. E di ri-
lanciare sull’azione di governo, per
far dimenticare la disfatta in Um-
bria. “La maggioranza - battevano ie-
ri in serata le agenzie di stampa - tor-
nerà a vedersi martedì per la mano-
vra. Sul tavolo, le misure sulla fami-
glia”. Meglio la legge di stabilità di
Regionali che destabilizzano.

Il retroscena

Conte: “Non ci si ferma


per una sconfitta ”


Ma ora il governo trema


La vittoria
Matteo Salvini è il
leader della destra
che ha conquistato
l’Umbria per la prima
volta nella storia

L’ex premier chiede


di andare avanti nella


costruzione della


coalizione con il Pd


I timori sulle mosse 5S


e sul ritorno di fiamma


tra Di Maio e Salvini


7,

Alle Regionali 2019
Nelle proiezioni Opionio-Rai
dell’una del mattino i 5S si
fermano al 7,5%. Alle Regionali
2015 avevano preso il 14,56 per
cento

14,

Alle Europee 2019
Lo scorso 26 maggio il vistoso
calo del Movimento Cinque
Stelle con il 14,63%, rispetto al
27,5 delle Politiche 2018
quando i 5S erano diventati
primo partito umbro

I numeri
Ascesa e caduta 5S

Primo piano Svolta elettorale


kLa Giornata Nazionale del Folclore e delle Tradizioni popolari
Il premier Giuseppe Conte, 55 anni, con la sindaca di Roma Virginia Raggi, 41

di Tommaso Ciriaco

. Lunedì,^28 ottobre^2019 pagina^3

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