L\'Espresso - 20.10.2019

(Steven Felgate) #1

solo: Di Ruzza avrebbe pure «confezio-
nato e sottoscritto su carta intestata una
lettera di “delega ad operare” a favore di
Gianluigi Torzi in qualità di intermedia-
rio inanziario. In tal modo dando il pro-
prio avallo all’operazione dai contorni
opachi».
Un’accusa grave che ha portato una per-
quisizione dell’uicio del direttore, la sua
sospensione dal servizio e il sequestro di
documenti secretati dell’Aif.
Ora risulta all’Espresso che ci siano però
altre evidenze non citate dai magistrati. Se
è vero che Torzi ha avuto dalla Segreteria
di Stato, per cedere al Vaticano il patrimo-
nio della sua Gutt e il controllo del palazzo
londinese che aveva ottenuto per motivi
inspiegabili a ine 2018, una commissione
da ben 10 milioni di euro, è pur vero che gli
uomini di Peña Parra avevano sottoscritto
a favore del inanziere vincoli contrattuali
stringenti, per di più sotto una giurisdizio-
ne estera.
«Il Sostituto», spiegano oggi dalla Segre-
taria di Stato, «lo scorso marzo si accorge
che Torzi, scelto da lui, Perlasca e gli altri
laici pochi mesi prima, fa di fatto il padro-
ne a casa loro. E che liberarsene d’emblée
non sarà afatto semplice». Il rischio è
quello di dover sborsare una buonuscita
assai più onerosa di quella alla ine conces-
sa: inizialmente le richieste di Torzi per far
uscire la sua Gutt dalla gestione del palaz-
zo, raccontano in Vaticano, sarebbero in-
fatti esorbitanti.
Per risolvere il pasticcio, così, Peña Parra
a marzo corre proprio negli uici dell’Aif
per fare una segnalazione uiciale sui dis-
sidi con Torzi e l’afare londinese. Il diret-
tore, risulta all’Espresso, avverte subito le
autorità antiriciclaggio inglesi e lussem-
burghesi e ad aprile invia due lettere ai le-


LICENZIATO
Il comandante della
Gendarmeria Domenico
Giani è stato costretto a
dimettersi e a lasciare
così l’uficio che
guidava da tredici anni

Prima Pagina Esclusivo / Gli afari del Vaticano


Foto: Antonelli / Agf


INDAGATO ANCHE IL DIRETTORE


DELL’ANTIRICICLAGGIO DI RUZZA.


“NON HA VIGILATO”.


MA MOLTI TEMONO UN ATTACCO


ALL’INDIPENDENZA DELL’AIF


gali britannici del governo vaticano che
stanno trattando con gli avvocati di Torzi.
Nella prima chiarisce che l’Aif, nella vec-
chia transazione a favore della Gutt, aveva
individuato una serie di irregolarità, e ave-
va suggerito di bloccare l’operazione, an-
nunciando inine di aver aperto un’indagi-
ne antiriciclaggio chiedendo cooperazione
ai colleghi d’Oltremanica.
Non sappiamo se Torzi, venuto a cono-
scenza della mossa dell’Aif, abbia deciso
così di convenire a un nuovo accordo e ac-
cettato la somma (comunque enorme) che
gli era dovuta da contratto per uscire
dall’afare. È sicuro però che nella seconda
lettera Di Ruzza non autorizza alcuna fee


  • come invece sembrano sospettare Mam-
    mì, il Revisore generale e i pm - ma spiega
    solo che, nel caso il patrimonio della Gutt
    fosse tornato gratis a una società del Vati-
    cano, e Torzi avesse lasciato la proprietà e
    il controllo dell’immobile in via deinitiva,
    le parcelle a suo favore già previste dai con-
    tratti di ine 2018 (quando nessuno sapeva
    nulla di quanto stava accadendo nella Se-
    greteria di Stato) sarebbero potute essere
    pagate. Concludendo con la notizia che
    l’indagine inanziaria sarebbe comunque
    proseguita: la speranza degli investigatori
    dell’Aif era quella di tracciare il lusso dei
    soldi con la collaborazione delle Uif estere,
    per capire se parte dei 10 milioni dati a
    Torzi sarebbero rimasti sui conti del inan-
    ziere. O movimentati a favore di qualcun
    altro dentro il Vaticano. Paradossalmente
    l’inchiesta sugli investigatori dell’Aif ha
    per ora bloccato il lavoro dell’intelligence
    dell’autorità.
    Ad oggi non sappiamo se i gendarmi, da
    pochi giorni guidati dal nuovo comandan-
    te Gianluca Gauzzi Broccoletti, abbiano
    trovato nuovi elementi corruttivi che in-
    chiodino gli indagati o altri personaggi ri-
    masti nell’ombra. Sappiamo con certezza
    che l’inchiesta dimostra come centinaia di
    milioni di euro destinati agli ultimi e ai po-
    veri vengono ancora gestiti con opacità e
    nessuna trasparenza, come se il Vaticano
    fosse una merchant bank di un Paese of-
    shore. Ed evidenzia come carte giudiziarie
    rischino di essere usate per regolamenti di
    conti tra le sacre mura. Per Francesco non
    sarà facile, davanti al nuovo scandalo, di-
    stricarsi tra nemici veri, falsi amici, buoni
    suggeritori e cattivi consiglieri. Q

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