L\'Espresso - 20.10.2019

(Steven Felgate) #1
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Foto: FOTOCROCCHIONI, Basilietti - Ansa


settimana, il 27 ottobre, per vedere se, messo
coi piedi sulla terra, quel laboratorio può di-
ventare la famosa «alleanza strategica» nella
quale i promotori sperano. Al momento, per
la verità, è qualcosa a metà tra l’armata Bran-
caleone e il futuro. Tra la paura della piazza e
la voglia di strapparla a Salvini. Tra le troppe
teste bianche in sala e i pochi grillini fuori.
Tra paciismo e streaming, passando per ciò
che resta dei dem. È tutto un occhio sbarrato,
una fronte corrugata. È tutto un prendere at-
to. «Per la prima volta il Pd è in minoranza al
tavolo, strano», nota il moderatore della se-
rata proprio mentre dà la parola al terzo dem
di seguito, mentre in prima ila la grillina si
innervosisce per la disparità di trattamento.
È questo il nuovo centrosinistra?
Pare di sì, anche se per ora «nel Paese non
esiste» ha detto il segretario Pd Nicola Zin-
garetti. È un esperimento. «Mi ci mancava
solo questo, da caricarmi sulle spalle: l’espe-
rimento». Scherza Vincenzo Bianconi, 47 an-
ni, il candidato presidente della società civile
che l’alleanza Pd-M5S ha tratto fuori all’ulti-
mo momento, «anticiclico» ed «esperto di
luoghi sigati» per auto-deinizione, quintes-
senza mite ma determinata dell’intera fac-
cenda. Per capire che razza di animale sia,
l’alleanza nuova, si deve cominciare infatti
rovesciando la classica esclamazione «Que-
sta casa non è un albergo!». Questa casa, al
contrario, è proprio come un albergo. Aitti,
dormi, e te ne vai. Potrebbe persino funzio-
nare, in prospettiva. Per ora è un mondo dove
ciascuno vede ciò che vuol vedere. E applica
ciò che può. L’alternativa sarebbe stata il ba-
ratro: e lo sanno tutti.
Ecco perché non pare esattamente un ca-
so che a rappresentarla, qui in Umbria, ci sia
giusto un albergatore. Vincenzo Bianconi da
Norcia, proprietario di hotel per tradizione
familiare, perfetto interprete di una pura mi-
tologia imprenditoriale, prima giacca da ca-
meriere regalata dalla nonna a 8 anni, spedi-
to dal padre a Milano per lavorare a 17, è dav-
vero un mammifero della contemporaneità.
Un Giuseppe Conte con una spruzzata di Sil-
vio Berlusconi. Gilet di lana rasata al posto
della pochette (ne ha tre blu e tre grigi, li al-
terna in coordinato con le sneaker), battuta
pronta e ansiosa vitalità, quel retrogusto di
eventuale conlitto di interessi che non gua-
sta (con relativo seguito di polemiche da de-
stra, abbastanza stiracchiate, circa i rimborsi
per la ricostruzione ricevuti nel post-ter-

Vincenzo Bianconi,
candidato Pd e
M5S alla presidenza
dell’Umbria, abbraccia
tutti. A sinistra, con il
segretario dem Nicola
Zingaretti all’apertura
della campagna
elettorale a Ponte San
Giovanni (Perugia); a
destra, col capo dei 5
stelle Luigi Di Maio in
un incontro a Foligno

rima che un’alleanza è
una necessità. Più che
una «casa comune» è
un albergo. Scomodo,
per tutti. «Nei Cinque
stelle tanti sono a di-
sagio», dice Giuseppe.
«Nel Pd tanti sono in-
soddisfatti», dice Gianmarco. I due, qua-
rantenni, appoggiati a una colonna della bi-
blioteca Gianni Rodari di Corciano, Perugia,
in attesa che cominci l’incontro elettorale,
discutono dell’alleanza che li vede insieme
dalla stessa parte, per la prima volta, loro
che pure si conoscono da una vita. Giuseppe,
ricci neri e camicia bianca, milita nei Cinque
stelle. Gianmarco, orecchino ed eskimo, nel
Pd. Uno teme la fronda dei dissidenti. L’altro
i renziani. Nessuno dei due è in pace, co-
munque. Nessuno contento. Ed è tutto qua


  • mentre a Roma la maggioranza giallorossa
    cerca di comporre qualcosa di comune, tra
    legge di bilancio e taglio dei parlamentari

  • l’accordo nuovo tra Pd e Cinque stelle che
    si mette per la prima volta alla prova della
    realtà, nell’Umbria che va a elezioni tra una


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