L\'Espresso - 20.10.2019

(Steven Felgate) #1

Foto: M. Canoniero / Getty Images, F. Lochon / Gamma-Rapho via Getty Images; pag 70: J. Saget/AFP/Getty Images


Idee

nella mischia. Ho imparato subito a parlare
quel gergo con un velocità straordinaria, il lin-
guaggio rivoluzionario. C’erano slogan come
“È vietato vietare”, “Godere senza ostacoli”,
nel ’68 c’era un aspetto edonistico, lo ricordo
senza nostalgia né disgusto».
Che cosa pensa oggi del ’68?
«Sono diventato consapevole che la gioven-
tù, e Pasolini l’ha detto prima di me, è l’età più
conformista, quella in cui siamo più inluen-
zati dall’ambiente in cui ci troviamo. All’epo-
ca avevamo rotto col passato, ma era meglio
prestare fedeltà al discorso dominante nella
nostra generazione. Ho imparato a pensare
in autonomia solo dopo il ’68 e ho le mie ri-
serve sul ruolo che gli adolescenti possono
svolgere in politica».
Perché?
«L’adolescenza è un periodo di conformismo e
di estasi manichea. Aveva ragione Primo Levi
quando diceva che i giovani ignorano l’ambi-
guità e la complessità, perché la loro esperien-
za del mondo è povera».
E quindi cosa pensa di Greta hunberg e
del movimento giovanile intorno a lei?
«Penso che Greta hunberg sia la povera vitti-
ma prima di tutto dei suoi genitori, ma anche
del sistema mediatico e della stupidità degli
adulti. Come è possibile che degli adulti ai-
dino il destino della terra a una bambina? È
uno spettacolo spaventoso. Noto anche che su
questa questione Matteo Salvini dà la mano a
Barack Obama, concordano nel celebrare la
povera Greta hunberg. Bambini e adolescenti
non hanno accesso alla complessità del mon-
do. Ci sono nazioni, Stati, più o meno inqui-
nanti, e questa gioventù eccitata tende a in-

colpare i meno inquinanti, perché non ha po-
tere sugli altri. Per far fronte al riscaldamento
globale, dobbiamo smettere deinitivamente
con l’energia nucleare o dobbiamo scommet-
tere sulle energie non inquinanti? A questa do-
manda Greta hunberg non risponde».
Arthur Rimbaud ha scritto i suoi più noti
poemi tra i 15 anni e i 20 anni: era un ragaz-
zino conformista?
«D’accordo. Rimbaud viene citato per lodare e
difendere Greta hunberg. Tutti si dimentica-
no che Rimbaud ha ottenuto il primo premio
di versiicazione latina...prima di essere un
brillante poeta, è stato uno studente brillante,
si è nutrito di cultura umanistica. E comunque
è una superba eccezione».
Perché lo scrittore Milan Kundera è così
importante per lei?
«Kundera ha dato un’eccellente deinizione di
quel che signiica “essere moderni”: avanzare
con nuove scoperte sulla strada ereditata.
Kundera ha cambiato la mia visione politica
del mondo. Nel suo articolo “Un Occidente
sequestrato” parla di un conlitto di civiltà.
L’Europa centrale fa parte della civiltà euro-
pea ed è stata sequestrata dalla Russia sovieti-
ca. All’improvviso l’Europa mi è apparsa come
una civiltà gioiosa, e non più come una co-
struzione bisognosa. In quell’articolo ho sco-
perto la parola identità... che non mi è stata
suggerita dal presidente Sarkozy! Per Kundera
l’identità europea e l’identità nazionale sono
fragili e in pericolo. Ho cercato di trarre tutte le
conseguenze da questo pensiero».
Ci sono autori italiani che l’hanno in-
luenzata?
«Federico Fellini. Ho avuto la possibilità di in-
contrarlo per un’intervista, è stato meraviglio-
so. Era all’altezza del suo genio anche durante
il pranzo, aveva un’intelligenza, una dolcezza
straordinarie. Tra gli scrittori Primo Levi. Ho
scoperto di recente Pasolini per la mia tra-
smissione alla radio. Riprendendo gli scritti
corsari, ho scoperto l’estrema originalità e lu-
cidità del suo pensiero».
Lei ha scritto: «Mi auguro che la politica,
vale a dire, secondo la deinizione di Han-
nah Arendt, l’amor mundi, si riprenda i
propri diritti». La politica ha perso il suo
signiicato, la sua funzione?
«Sì, perché si è messa al servizio dell’econo-
mia. Il che è comprensibile, come ha scritto
Tocqueville nelle democrazie la passione per
il benessere diventa la passione esclusiva, ma
noi non siamo solo consumatori, siamo

Alain Finkielkraut è ilosofo
e opinionista. Nato da una
famiglia ebrea polacca
sopravvissuta alla Shoah, ha
insegnato Storia delle Idee
e Cultura generale all’École
Polytechnique. Membro
dell’Académie Française è
autore di molti saggi, tra i
quali “L’umanità perduta”
(Lindau) e “L’identità
infelice” (Guanda).
L’ultimo libro si intitola
“À la première personne”
(Gallimard), non ancora
tradotto in italiano.

BATTAGLIE

IN PRIMA PERSONA
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