Corriere della Sera - 17.10.2019

(Michael S) #1


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SPETTACOLI

Giovedì17Ottobre2019 CorrieredellaSera


N


el Requiem di Berlioz è molto sottile la
linea diconfine che demarca un’autenti-
ca,profonda dottrina da una ricercadi
spettacolarità tanto esasperata da risultarevel-
leitaria. Ecosì, una scrittura che affonda le ra-
dici nella storiacorre persino il rischio di pas-
sare per visionaria. Al di là del suo immenso
organico, la GrandeMessedesmorts — que-
sto ilvero titolo — si esegue poco perché non
ripaga del tutto ilcoraggio di chi vi si addentri.
AntonioPappano però accetta la sfida ed ese-
gue il brano quandoiriflettori sono puntati
addossopiù che mai: alconcertoinaugurale
della stagione di Santa Cecilia.
Con quasi duecentocoristi (aiceciliani si ag-
giunge il Coro del San Carlo di Napoli) e l’or-
chestra a pienissimo organico, l’impatto sia vi-
sivo sia sonoro è impressionante. Le sfasature
berlioziane tra ritmoearmonia, tra unisoni
squassanti e delicati impasticameristici, pro-
ducono quasi smarrimento. L’integrazione tra
i gruppicorali peraltro non è indolore. E gli in-
finiti acuti mettono non poco in crisi l’intona-
zione di soprani etenori: non però dell’ecce-
zionaleJavier Camarena, il solista.Pappano
viene acapo dellafolle operazione seguendo
le vie maestredellateatralità del passoedel
colorecon la musica dipinge ogni parola.Un
terribile senso del divino trova così pacecon il
trattodiprofonda umanità, fragile ma insi-
stente, di questa musica. Ilteoremaresta im-
possibile da risolvere ma l’effetto sulla platea è
potente. Chissà quando si riascolterà il Re-
quiem di Berlioz. Ma il ricordo di questa serata
sarà duraturo.
©RIPRODUZIONERISERVATA

Lagrandemagia Affascinato dal
tema dell’illusioneteatrale, il
grande LluísPasqual dirige la
commedia diEduardo De Filippo
centrata è proprio il rapporto tra
realtà, vita e illusione.Con Nan-
doPaone,Francesco Procopio
(17/10-10/11,Teatro San
Ferdinando, Napoli)

Inplatea diLauraZangarini


TEATRO E MUSICA


DISCHI


Mary Said What She Said


Un’immensa Huppert


resuscita Maria Stuarda


N


elleconversazioni
quotidiane ma an-
che nella pubblici-
sticacorrentecisi
«innamora perdu-
tamente». Mai qualcunos’in-
namoraebasta. Mais’inna-
mora in modo normale.Ve ro
è che normale è parola diffici-
le da accettare: da dire o scri-
vere.Che significanormale?
Bisognerebbe chiarire divolta
in volta in che senso, ognuno
a suo modo. Ma «innamorarsi
perdutamente» è una di quel-
le espressioni che nel suo mi-
rabile Poterealleparole (Ei-
naudi), una linguista delcali-
bro diVe ra Gheno annotereb-
become svuotata di senso per
eccesso d’uso: alle parole vie-
netolto il loro potere.
Ma eccouncaso in cui que-
sta espressionecosì corriva
sarebbe (è) del tuttorealisti-
ca.Inesso—durante Mary
SaidwhatSheSaid dello sco-
nosciutoscrittoreamericano
Darryl Pinckney e in scena alla
Pergola di Firenze per laregia
di Bob Wilson — in questoca-
so ci imbattiamo davvero. O
potremmo imbatterci ma ciò,
precisamente, non accade.
Pinckney ci gira intorno, poi
se ne allontana. Nell’evocare il
tragicopersonaggio dellare-
gina di Scoziaècome se gli
premesse proporreuna sua
immagine più importante che
finiscecon l’esserevaga.
MariaStuarda che sa tutto
ciò che dice,etuttavia nulla
sa,èsperduta nel buio della
mente: di fronte alla morte ri-
corda tutta la sua vita in modo
ripetitivo, ossessivo, ma flut-
tuante,ascatti, per lampi ed
episodiefigureche non si
collegano tra loro.Potremmo
direche la MariaStuarda di
Pinckneyèuna «diversa»,
questo il motivo della suare-
surrezione. Risorta perché

«diversa». L’autorevoleva
mostrare ilcontrario che una
normalità sia pureregale, os-
sia una alienità. La mia per al-
tro non è che un’ipotesi.
Macertoèche Pinckney
non ci parla del fatto cruciale
della sua vita, non ci dice che
Maria di Scozia ècome avesse
generato la Gertrude dell’Am-
leto e non è che un ricordo di
Clitennestra. Non ci diceche

fucomplicedell’assassinio
del suo secondo maritoper-
ché finalmentealsuo secon-
do amoreavevaconosciuto
l’amore (il secondo, notaSte-
fan Zweig, è ilveroamore), e
volleatuttiicosti sposare
Bothwell. Di Bothwell, che di
lei non fu mai innamorato,
Maria era «innamorata per-
dutamente».Perquantori-
guarda lo spettacolo una sim-

paticarecensione me la spedì
Piero Gelli, l’autore del Dizio-
nariodell’Opera.
Il suo sms diceva: «Elegan-
te, algido, suggestivo, il solito
Bob Wilson che sappiamo...
noiosissimo. Lei, Isabelle
Huppert, una macchina: par-
la,cammina, gestualizza,co-
me avesse lacòrea. Ilfondo
bianco luminoso non fa quasi
mai leggereledidascalie ita-
liane: lei mitraglia parole e
quindi mi sembra di aver visto
uno spettacolo in ungherese.
Il pubblicoindelirio».Èun
giudizio perfido-ironico, nel
suo stile. La Huppert sì,cam-
mina avanti e indietro in mo-
do meccanicoosimuove a
scatti, perchécosì deve, ma
non si limitaamitragliarele
parole, le mormora, le pian-
ge, le ripete in modo sempre
diverso. La Huppertèuna
grande attrice e lo spettacolo
è tutto suo.
©RIPRODUZIONERISERVATA

diFrancoCordelli


Ecuba


Euripide rivisto, tragedia senza vendette


Santa Cecilia


Duecento coristi


per Pappano:


ritmoearmonia


ClassicaMozart Trios


La grazia di Barenboim


T


rovano spazio in un doppiocdDG sei dei
sette Triiconpianoforte di Mozart (l’esclu-
so è quello inre minore K.442) eseguiti da Da-
niel Barenboim al pianoforte, dal di lui figlio
Michael al violinoedal giovanefenomeno
Kian Soltani al violoncello. Che serbatoio di
grazia e invenzione sia questa musica non oc-
corredirlo ognivolta, anche se quando la si
riascolta è sempre meglio dicome la si ricordi.
In ognicaso, si tratta di esecuzioni stupende
perché alla qualità dei fraseggi — senz’altro li
detta il meno giovane dei tre artisti — si som-
ma una vivacità nel passo esecutivo, datoda
tempi piuttostorapidiedauna qualecerta
grinta nelle articolazioni, cheèpropria dello
stile esecutivo odierno. (E.Gir.)
©RIPRODUZIONERISERVATA

PopNoi due


Melodie di alta qualità


È


stata dura sganciarsi dal marchio dicapo-
stipitedei neomelodici. Ma il duettocon
Fiorella Mannoia checanta in napoletano
L’ammore nel nuovoCd di Gigi D’Alessio Noi
due (Sony) è ilcoronamento di un percorso di
qualità. D’Alessioèasuo agio nella melodia
napoletana malinconica(avoltecontaminata
con l’elettronicacome in Comeme con il rap-
per Luchè), o fra rap e trap in LaMilanodabe-
re conEmis Killa.Penetranteetravolgenteil
duettocon GiusyFerreri in Nonsoloparole.
Spicca anche la languida ballata Cosavorre-
stidavvero , e la riedizione aggiornata di Non
dirglimai(20annidopo) con la London Sym-
phony Orchestra. Gran disco,vario, fra tradi-
zione e presente. (MarioLuzzattoFegiz)
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JazzHamburg 1975


Liebman, prove ardite


N


ella lunga e gloriosacarriera del sassofoni-
sta Dave Liebman (classe 1946) è trascorsa
troppo rapidamentel’esperienza del gruppo
LookoutFarm, creato assieme al tastierista Ri-
chie Beirach, suo amicodiuna vita pratica-
mentecoetaneo. Il live Hamburg1975 (Jazzli-
ne) ci permette di rivisitare le idee e le intui-
zioni di quel quintetto, che si ispirava tanto al
John Coltrane più aggressivoquantoalMiles
Davis elettronico e psichedelico.
Il concerto, benregistratonel club di Am-
burgo Carnegie Hall, dura meno di un’ora ma
offre una sorprendentevarietà sonora efoto-
grafa un’epoca del jazz segnata da una grande
disponibilità dei musicisti, ma anche del pub-
blico, per gli esperimenti. (ClaudioSessa)
©RIPRODUZIONERISERVATA

AutoriCanterò


Jannacci jr. al debutto


«C


anterò, futuroindicativo(...) magari
unacanzone di quelle checantavaan-
che mio padre». E invece lacanzone è il pre-
sente diPaoloJannacci che, dopo lunga mili-
tanza nel jazz, supera il timore delconfronto
con papà e debuttacomecantautore a 47 anni.
La title track Canterò ,col testodiMichele
Serra, ha quel taglio da standardamericano
nell’arrangiamentoche tienePaolo nella sua
comfortzone. Troppovintage ha un taglio
funk anni Settanta e la partecipazione di J-Ax.
Claudio Bisio firma iltesto e duetta su Mipia-
ce .Una cover diTenco e soprattutto quelle del
padre Enzo che devono esserecostate: Eallo-
ra...concerto in chiaverock e Fotoricordo...il
mare. (AndreaLaffranchi)
©RIPRODUZIONERISERVATA

L’


irlandese Marina Carr
rivisita la tragedia euri-
pidea Ecuba con unte-
stointeressante, portatoora
per la primavolta in scenacon
laregia attenta di Andrea
Chiodi, protagonista Elisabet-
ta Pozzi e un gruppo divalenti
attori tra i qualiFederica Fra-
cassi (Olimpico, Vicenza).
Drammaturgicamentel’au-
trice fa sì che i personaggi an-
ticipino,commentino, le bat-
tute proprie e degli altri, dive-

nendo,così, ognunocorodi
se stesso e degli altri.
Il risultato, grazie anche a
una scrittura vivida e asciutta,
èquello che, portandoci nei
processi di pensierodei per-
sonaggi mitici, li umanizza e
li rende riconoscibilicome ri-
flessi di noi stessi. La tragedia
diventa intima, d’ognuno di
loro e di tutti noi. Carr non ac-
cetta la visione euripidea di
un’Ecubavendicativa accecata
dallacollera. Non si sporcadi
sangue, maèunaregina ri-
dottaarifugiatodai greci,
barbari che stanno distrug-

gendo il suo popolo, e lei par-
la di «genocidio». Dramma
intimo di una donna sconfitta
dalla guerra,come madre,co-
meregina,come donna, è
Ecuba della bravissima Elisa-
bettaPozzi, checon unareci-
tazione intimaetrattenuta,
diventa simbolo della deva-
stazione di ogniconflitto, nel-
la disperazione di un vivere
senza speranza.
©RIPRODUZIONERISERVATA

L’onoreperdutodiKatharina
Blum Unreporter senza scrupoli
diffama la vita di una donna
irreprensibile (ElenaRadonicich):
la macchina delfango è alcentro
del giallo di Heinrich Böll,
adattato per la scena da Letizia
Russo.RegiaFrancoPerò
(22-27/10,Rossetti,Tr ieste)

Sovrana
Isabelle Huppert
(66 anni) è
Maria Stuarda
in «Mary Said
What She Said»
per la regia di
Bob Wilson

Protagonista
Elisabetta Pozzi
è Ecuba nel
dramma diretto
da Andrea Chiodi

Berlioz,Grandemessedesmorts
Direttore: Antonio Pappano; Camarena tenore
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MarySaidWhatSheSaid
Regia di Bob Wilson
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7giorni sul palco


Ecuba
Regia di Andrea Chiodi
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EDUARDODEFILIPPO FAKENEWS


diEnricoGirardi


diMagdaPoli

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