Il Sole 24 Ore - 25.10.2019

(Axel Boer) #1

2 Venerdì 25 Ottobre 2019 Il Sole 24 Ore


Primo Piano Infrastrutture


LE CONCESSIONARIE AUTOSTRADALI


Aiscat: investimenti bloccati


con l’ammortamento all’1%


Laura Serafini


L’ipotesi che possa essere introdotta


una norma nella legge di bilancio


che riduce all’% l’ammortamento
finanziario dei beni gratuitamente

devolvibili per i concessionari auto-


stradali sta generando una forte
preoccupazione nel sistema. «Pur

comprendendo gli sforzi del gover-


no per trovare le coperture finanzia-
rie per interventi a sostegno del-

l’economia, riteniamo che l’introdu-


zione di una norma di questo genere
possa avere l’effetto opposto, bloc-

cando gli investimenti nel settore e


paralizzandolo», commenta il diret-
tore generale dell’Aiscat, l’associa-

zione di categoria, Massimo Schin-
tu. L’iniziativa è stata annunciata

venerdì scorso dal blog del Movi-


mento  Stelle, ma ancora non è sta-
ta messa nero su bianco. La norma

dovrebbe colpire solo le concessio-


narie autostradali che si avvalgono
dell’ammortamento finanziario de-

gli investimenti eseguiti sui beni in


concessione - sia ampliamenti che
nuove opere - spalmandoli per tutta

la durata della concessione e benefi-


ciando, come per gli altri settori, di
un credito di imposta. «Oggi la per-

centuale di ammortamento annuo


di cui si avvalgono le concessionarie
è variabile - spiega Schintu - e oscilla

tra il  e il  per cento, a seconda


dell’investimento fatto e della dura-


ta della concessione». Il sistema del-


le concessionarie autostradali ha
programmato investimenti per circa

 miliardi nei prossimi - anni.


L’effettiva realizzazione in molti ca-
si è ancorata all’approvazione dei

piani finanziari che è stata tenuta in
stand-by dal governo precedente,

anche in vista di una revisione della


regolazione del settore alla quale ha
lavorato l’Autorità dei trasporti con

l’obiettivo di riequilibrare le con-


venzioni stipulate tra Stato conce-


dente e società private.


«Se la possibilità di ammortizza-


re un investimento viene sensibil-
mente ridimensionata ne risulta

sballato l’intero piano finanziario,


che è alla base dei finanziamenti
bancari, e che è stato redatto sulla

base di regole contrattuali. Un cam-


biamento in corsa può legittimare
qualsiasi azionista privato a un ri-

corso in sede civile per risarcimento


danni. Ma al di là di questo, il tema
vero è la sostenibilità del business»,

chiosa il direttore generale. Il quale


porta alcuni esempi numerici: «se
una società deve fare investimenti

per  milioni partendo, ad esem-


pio, da una concessione di  anni,


a fine periodo avrà ammortizzato il
- per cento, assumendo che ser-

vano almeno un paio di anni per fare


i lavori. Oggi le concessioni hanno
una durata maggiore, ma le nuove

che si stanno mettendo a gara pre-


vedono una durata non superiore di
 anni. Come faranno in quel caso

i concessionari a rendere bancabile


il piano? Caso ancora più complica-
to qualche tratta che sta per essere

messa a gara prevedendo il suben-


tro di un nuovo concessionario: tra
opere da realizzare e valore del su-

bentro, che va in ammortamento, in


alcuni casi si supera il miliardo. A
fine concessione, con una percen-

tuale dell’ per cento, sarebbe am-


mortizzato meno del  per cento».
Il governo conta di avere dalla mi-

sura un beneficio in termini fiscali,


considerata la riduzione del credito
di imposta, di circa  milioni di eu-

ro l’anno. In realtà l’incasso sarebbe


sensibilmente maggiore: un calcolo
molto approssimativo rispetto a 

miliardi di investimenti e a percen-


tuali tra il  e il % degli ammorta-
menti porta il range annuo tra 

milioni e , miliardi che, con la nuo-
va norma, vedrebbe un taglio tra 

e , miliardi all’anno (nell’ipotesi


del tutto teorica che gli investimenti
fossero fatti tutti assieme dal primo

anno, ma è per avere un’idea dell’or-


dine di grandezza). «Nel momento
in cui il bilancio risultasse scompen-

sato per effetto del taglio sugli am-


mortamenti - conclude Schintu - il
rischio, poi, è quello di dover modifi-

care in modo sostanziale le tariffe e


dunque aumentare i pedaggi».


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marco Rogari


«Casse di previdenza e fondi pen-


sione devono mantenere una mis-


sion legata alla loro rappresentan-


za che è fondamentalmente socia-


le: in questo contesto l’idea di una


garanzia pubblica può aiutare gli


investitori ad essere più coraggio-


si nell’effettuare gli investimenti


in economia reale». Il sottosegre-


tario all’Economia Pier Paolo Ba-


retta (Pd), profondo conoscitore


delle dinamiche del welfare oltre


che dei conti pubblici, definisce


«condivisibile» l’idea lanciata ieri


da Franco Bassanini, dalle colon-


ne del Sole  Ore, di una garanzia


pubblica concessa dal Governo,


sulla falsariga del modello dei pia-


ni Juncker e InvestEu, sugli inve-


stimenti di Casse di previdenza,


gestori di previdenza integrativa


e assicurazioni vita in specifiche


classi di infrastrutture. Tra gli altri


benefici di questa proposta ci sa-


rebbe anche quello di mettere in


sicurezza i risparmi previdenziali


degli italiani,gestiti da investitori


istituzionali.


Per Baretta «è condivisibile il


ragionamento che Casse e Fondi


possono essere protagonisti di


investimenti in economia reale,


senza dimenticare che in parte lo


sono già». Ma questi “soggetti”,


secondo il sottosegretario al Mef,


«devono rimanere coerenti con la


loro missione che è quella di tute-


lare le pensioni».


Il terreno su cui provare a dare


operatività a questo progetto de-


ve essere quello della salvaguar-


dia sociale. La loro spinta agli in-


vestimenti deve quindi essere


orientata sulle «infrastrutture al


servizio del welfare». Che, secon-


do il sottosegretario al Mef, «van-


no considerate come un filone


specifico rispetto a quello delle


infrastrutture al servizio della


collettività». Anche perché, fa no-


tare Baretta, per effetto delle rica-


dute dell’attuale andamento de-


mografico inevitabilmente «cre-


scerà la domanda di servizi legati
al Welfare». Un esempio emble-

matico in questo senso è quello


delle residenze per anziani di cui
oggi si parla molto.

Proprio la necessità di tutelare


le pensioni porta Casse e Fondi ad
avere «un approccio agli investi-

menti tradizionali comunque pru-


dente», afferma Baretta, che ag-
giunge: «quindi, la proposta di

una garanzia pubblica può sicura-


mente indurre questi investitori
ad avere maggiore coraggio».

Ma il sottosegretario all’Econo-


mia lancia anche un avvertimento:
«è necessario anzitutto che sia

l’investimento in sé a garantire
una redditività. La garanzia pub-

blica è una sicurezza ma non si de-


ve trasformare in un alibi per gli
operatori finanziari». Per arrivare

a rendere operativo un sistema


comprensivo della garanzia dello
Stato occorrerà insomma percor-

rere un po’di strada e rendere


chiaro il meccanismo.
«Bisogna anche capire le for-

mule con cui questa garanzia pub-


blica può realizzarsi», osserva Ba-
retta. Nella proposta di Bassanini

viene, ad esempio, citata esplicita-
mente Cassa depositi e prestiti.

Per il sottosegretario al Mef, «l’in-


tero sistema finanziario e banca-
rio deve essere coinvolto in questa

operazione». E proprio questo, per


Baretta, «dovrebbe essere un ter-
reno su cui lavorare».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

‘‘


«Bisogna


studiare bene


le formule, in


questa


operazione


deve essere


coinvolto


l’intero


sistema


finanziario»


LA POSIZIONE DEGLI ENTI


«Le scelte delle Casse non possono


prescindere dal rendimento»


Il rischio è quello di dover


costantemente difendere


la propria autonomia


Federica Micardi


Gli investimenti delle Casse di pre-


videnza dei professionisti, anche


se fatti nell’economia reale, non


possono prescindere dal rendi-


mento. È quanto afferma il presi-


dente dell’Adepp, l’associazione


che rappresenta gli enti di previ-


denza dei professionisti, Alberto


Oliveti, a commento dell’articolo


pubblicato ieri sul Sole  Ore a fir-


ma di Franco Bassanini.


«Se mi si parla di infrastrutture


sociali e ambientali, come scuole,


asili ed acquedotti - commenta Oli-


veti - è evidente che la redditività è


bassa se non nulla, mentre noi dob-


biamo pensare a far rendere il no-


stro patrimonio».


Oliveti non è contrario ad un par-


tenariato tra pubblico e privato, an-


che se fino ad oggi i tentativi fatti non


hanno funzionato, e apprezza anche


l’idea di una garanzia sull’investi-


mento ma, sottolinea «non possiamo


privarci di risorse senza un’adeguata


aspettativa di redditività». Le Casse


sono disponibile ad investire in in-


frastrutture; «il discorso diventa in-


teressante - spiega Oliveti - se si parla


per esempio di una concessione a ta-


riffa regolamentata».


Nunzio Luciano, presidente di


Cassa forense, chiede che gli enti di


previdenza vengano coinvolti anche


nella fase progettuale: «Vorremmo


fare parte di un progetto condiviso,
fin dalle fasi preliminari, e poter dare

il nostro contributo - afferma - è poi


necessario avere un interlocutore
unico, perché serve sapere con chi ci

si deve confrontare». Fino ad oggi,


invece, le proposte sono arrivate dal-
l’alto, e infatti gli investimenti in eco-

nomia reale non sono aumentati in


questi anni nonostante i tentativi fat-
ti dagli ultimi governi.

«La partecipazione degli enti di


previdenza negli investimenti - ri-
corda Luciano - è una leva importan-

te per attirare capitali stranieri come
già accade negli altri Paesi».

Il rischio di una collaborazione


stretta con il settore pubblico per gli
enti è quello di dover costantemente

difendere la propria autonomia deci-


sionale. Non a caso il presidente della
Cassa dei dottori commercialisti

Walter Anedda sottolinea che le Cas-


se devono essere libere di decidere se
e quanto investire. «La proposta di

una garanzia anche del % sull’in-


vestimento - commenta Anedda - è
una conditio sine qua non, ma non

può limitarsi al solo capitale, deve es-


sere riconosciuta anche una garanzia
sul rendimento». Anedda rilancia

l’idea di una garanzia attraverso una


defiscalizzazione successiva su altri
rendimenti se l’investimento in eco-

nomia reale dovesse rivelarsi a reddi-


tività nulla. «In questo modo - spiega
Anedda - non si genera un costo e

l’eventuale minor gettito viene spo-


stato nel medio o lungo periodo».
Bassanini nel suo articolo attribu-

isce lo scarso appeal agli investimenti


nostrani ai vincoli regolamentari (si
pensi al Codice degli appalti) e alla

difficoltà di trovare “buoni progetti”


con un accettabile rapporto fra ri-


schio e rendimento. «La progettazio-
ne strategica - afferma Anedda - do-

vrebbe avere una corsia preferenziale


altrimenti non si va da nessuna par-
te». L’emanando Regolamento sugli

investimenti (di cui si parla dal ),


in questo scenario rischia di porre ul-
teriori vincoli.

Nonostante le “difficoltà”, gli in-


vestimenti domestici - soprattutto
immobili e titoli di Stato - delle Casse

nel  sono stati di  miliardi di


euro (il ,% dell’attività), e si è cer-
cato quando possibile di fare investi-

menti affini all’attività degli iscritti.


Una tendenza che va aumentando. È
di pochi giorni fa la comunicazione

dell’Enpaia, la Cassa di previdenza


dei lavoratori in agricoltura, di inve-
stire il prossimo anno  milioni in

economia reale. «Abbiamo già inve-


stito in Azimut - racconta il Direttore
di Enpaia Roberto Diacetti – , mi-

lioni nel fondo Finance for food e


stiamo ragionando con Cassa depo-
siti e prestiti per altri investimenti nel

sistema Paese; per incentivare il
mondo delle Casse però servirebbero

importanti misure di defiscalizzazio-


ne, da coniugare con la redditività e
il rischio». Gli enti di previdenza ven-

gono trattati fiscalmente come un


qualsiasi investitore speculativo e sui
rendimenti ottenuti versano un’im-

posta del % (tema sollevato di re-


cente da alcune mozioni attualmente
in discussione alla Camera). Nel 

le Casse hanno speso in welfare per i


professionisti  milioni di euro, la
stessa cifra è stata versata per le tasse.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Alberto


Oliveti. Per il
presidente

dell’Adepp, gli


investimenti delle
Casse di

previdenza dei


professionisti,
anche se fatti

nell’economia


reale, non
possono

prescindere dal


rendimento.


Numero di corsie per senso di marcia.
Dati in Km

RETE AUTOSTRADALE IN ESERCIZIO


Anno 2018. Dati in milioni di euro


INTROITI DA PEDAGGIO*


Fonte: AISCAT (*) esclusi i trafori alpini. Fonte: AISCAT

3 corsie






≥ 4 corsie


130,


2 corsie


4.070,


IVA






Canone aggiuntivo


(D.L. 78/09)
660

Concessionarie










mln €


6.003,


km


La galassia autostrade


LA LETTERA INVIATA A GUALTIERI


Appalti, rivolta delle imprese


contro la stretta sulle ritenute


Già la chiamano “norma blocca appal-


ti”. Non è ancora entrata in vigore ma la


stretta sui versamenti delle ritenute ap-
plicata alle imprese appaltatrici e su-

bappaltatrici ha allarmato l’intero


mondo produttivo. In una lettera invia-
ta al ministro dell’Economia, Roberto

Gualtieri, mercoledì scorso, Confindu-


stria, Ance, Abi, Assonime e Rete im-
prese Italia che raggruppa le cinque ca-

tegorie di artigiani e commercianti,


hanno lanciato l’allarme sulle conse-
guenze che le imprese potranno subire

soprattutto sul piano finanziario con
una evidente sottrazione di liquidità

per il pagamento al committente delle


ritenute. Un adempimento, ricordano
le imprese nella lettera inviata a Gual-

tieri, che oggi avveniva con la compen-


sazione di crediti fiscali.
Nella nota indirizzata al titolare di Via

XX Settembre, le imprese manifestano


tutte le loro preoccupazioni per la norma
in base alla quale «in tutti i casi in cui un

committente affidi ad un'impresa l'ese-


cuzione di un'opera o di un servizio, il


versamento delle ritenute fiscali per i la-
voratori dipendenti impiegati nell'ap-

palto, debba essere effettuato diretta-


mente dal committente stesso». Questo
fa sì, come ricorda la lettera, che «l'ap-

paltatore o subappaltatore dovrà fornire


la provvista finanziaria necessaria al
versamento, nonché i dati utili all'identi-

ficazione del personale, o, in alternativa,
chiedere di compensare tali importi con

i corrispettivi fino a quel momento ma-


turati». Ma non solo, perché le imprese
appaltatrici e subappaltatrici non posso-

no compensare «crediti verso l'Erario


con i debiti fiscali e contributivi, senza
che sia preventivamente provata

dall'Amministrazione finanziaria alcu-


na violazione fiscale a loro carico».
Una misura che comporta nuovi e

complessi oneri secondo le associa-


zioni perché « delinea una complessa
procedura di comunicazione tra l'im-

presa committente e le imprese ap-


paltatrici e subappaltatrici, nonché
l'agenzia delle Entrate».

Un onere che però appare «spropor-


zionato» rispetto al recupero di risorse
che la relazione tecnica attribuisce alla

norma: «Circa  milioni di euro - come


si fa notare nella lettera - che ben po-
trebbero essere recuperati da altre po-

ste del bilancio pubblico, senza ricorre-


re ad un aggravio nella gestione ammi-
nistrativa delle commesse che potrebbe

paralizzare l'esecuzione dei contratti e


frenare l'attività economica del Paese».
Del resto, viene ricordato come una

norma simile contenuta nel decreto Vi-


sco-Bersani era stata poi abrogata dal
Dlgs / «perché nel tentativo,

condivisibile, di contrastare l'evasione


fiscale, con particolare attenzione al fe-
nomeno dell'utilizzo di lavoratori in ne-

ro, la norma finiva per porre dei pesanti


oneri amministrativi sulle imprese
“oneste”, senza riuscire a contrastare

efficacemente tali fenomeni evasivi».


E anche in questo caso si chiede un
«necessario ed urgente un tempestivo

ripensamento sulla misura da parte


del Governo, che ne eviti del tutto l'ap-
provazione definitiva e la conseguente

entrata in vigore, al fine di salvaguar-


dare l'operatività di interi settori
dell'economia nazionale».

—M. Mo.


—G. Par.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Schintu: «Il rischio è quello


di dover modificare le tariffe


e aumentare i pedaggi»


Allarme per la sottrazione


di liquidità con il nuovo


sistema di versamenti


Baretta: sì alla garanzia


per infrastrutture sociali


Investimenti. «Condivisibile che Casse e Fondi possano essere protagonisti


nell’economia reale, ma devono mantenere la loro mission nel welfare»


PRESIDENTE DELL’ACRI


Profumo: opportunità


per housing sociale e scuole


«Nel suo intervento su
IlSoleOre Franco Bassanini ha

fatto riferimento all’importanza


di potenziare gli investimenti in
infrastrutture sociali materiali e

immateriali. L’intervento da lui


proposto può avere una valenza
molto forte in ambito sociale».

Francesco Profumo, presidente


dell’Acri, cita la proposta lanciata
da Bassanini sul giornale di ieri

(un sistema di garanzie


pubbliche a supporto di
investimenti del partenariato

pubblico-privato) parlando delle


nuove prospettive che si
apriranno nel  con il nuovo

settennato di programmazione
europea (Orizon Europe). In

quell’ambito verranno sostenuti


con una maggiore dotazione di
fondi europei (anche

consentendo un maggiore


ricorso alla leva finanziaria) gli
sforzi di coinvestimento tra Ue,

Stati membri, investitori come la
Cdp, Regioni e soggetti privati

come le fondazioni.


«Ci saranno le condizioni
perché si possa fare un grande

progetto per il paese per le


infrastrutture sociali - ha
aggiunto -. Sarà allineato alle

priorità della Ue e ci potranno
essere importanti risorse

europee».


I settori ai quali guarda
Profumo per iniziative di questo

tipo (che possono coinvolgere


anche le fondazioni bancarie)
sono housing sociale, scuole e

ospedali, settore nei quali l’Italia


ha investito poco. «Possiamo
giocare un ruolo interessante -

ha concluso -. Certo, bisogna


essere bravi a progettare e ci
vogliono persone di competenza,

però le buone premesse».


—L.Ser.


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Massimo


Schintu.


Direttore
generale Aiscat

(Associazione
Italiana Società

Concessionarie


Autostrade
e Trafori)

14 miliardi


Gli investimenti


Quelli previsti da tutti


i concessionari autostradali


nei prossimi 10-15 anni


IL SOLE 24 ORE,
24 OTTOBRE
2019, PAGINA 1

Ieri sul Sole 24
Ore la proposta

lanciata da


Franco Bassanini
di una garanzia

pubblica sugli


investimenti di
Casse di

previdenza, fondi


pensione e
assicurazioni vita

«dedicata a


specifiche classi
di infrastrutture»

35


MILIARDI DI
INVESTIMENTI
Gli investimenti
domestici -
soprattutto
immobili e titoli di
Stato - delle
Casse nel 2018
sono stati di 35
miliardi di euro (il
40,2%
dell’attività)
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