la Repubblica - 22.10.2019

(Brent) #1
di Cristina Nadotti

«Dagli stereotipi che caratterizza-
no il lavoro di attori come me ho
tratto uno spettacolo che si intito-
la Beige. L’importanza di essere di-
verso, figurarsi se non conosco il
problema». Jonis Bascir, l’infer-
miere di Un medico in famiglia, u n
curriculum che spazia tra tv, cine-
ma, musica e teatro, è figlio di un
somalo e un’italiana e vive in Italia
da quando aveva sei anni. E gli
chiedono sempre di fare l’arabo.
Ma lei parla romano, ha dovuto
imparare un accento diverso?
«In qualche modo sì. Quando mi
presentai ai casting per la fiction tv
cercavano un medico e lì per lì mi
dissero di no, perché alla fine degli
anni Novanta immaginare un
dottore nero era difficile. Poi mi
presero come infermiere, ma
dovevo fare l’arabo. Cominciai a
simulare l’accento, ma senza dire
nulla virai sempre di più verso

l’italiano con accento romano».
Qual è “l’importanza di essere
diverso” di cui parla nel suo
spettacolo?
«È avere la consapevolezza di poter
ribaltare gli stereotipi, di
sottolinearli, di interpretare un
italiano che si finge arabo. È
l’impegno per impuntarsi a parlare
romanesco, o rimarcare che per
interpretare Sant’Agostino, che era
nato in Algeria, alla fine prendono
un attore con gli occhi azzurri
come Franco Nero, che di nero ha
soltanto il cognome».
Dagli anni Novanta a oggi è
cambiato qualcosa?
«Non molto, soltanto nella
miniserie Il sistema, del 2016, ho
fatto il direttore di una banca. In
genere, se non sei bianco sei un
poveraccio e se sei una donna sei
una prostituta. In ogni caso non ci
viene chiesto di fare gli italiani.
Anche per questo mi sono
impegnato in progetti con i giovani
migranti, per spronarli a non
piegarsi sempre ai desideri di chi fa
i casting. Ma è difficile».
Quale sarà il suo prossimo
ruolo?
«Al Sistina nel musical Full Monty,
sarò Big black man. Appunto».

Attore
Nato a Roma 59
anni fa, l’italo-
somalo Jonis Bascir
ha recitato nel
Medico in famiglia

la ricerca

Poveri ma belli in tv


quei migranti da fiction


che sfidano il razzismo


di Vladimiro Polchi
Giovane, operaio o artigiano,con un
livello di istruzione medio-basso,
spesso vittima di violenze e discrimi-
nazioni, più raramente autore di rea-
ti. Eccolo l’identikit dell’immigrato,
o meglio, dell’africano-tipo. Ma non
è realtà, è solo fiction. Dal “Commis-
sario Montalbano” a “Grey’s Anato-
my”, sempre più spesso le serie tv
ospitano infatti personaggi d’origi-
ne africana. Ma come li raccontano?
«In maniera per lo più positiva», sep-
pure con qualche comodo cliché.
Con la comicità in prima linea a «sfi-
dare i peggiori stereotipi».
«Dobbiamo fare l’Africa come pia-
ce alla gente, bambini poveri con le
panze gonfie, polvere e povertà, tan-
ta povertà». Per René, il regista cul-
to della serie satirica “Boris”, non ci
sono dubbi: l’Africa è questa. Ma nel-
le fiction di ultima generazione le co-
se vanno, per fortuna, diversamen-
te. A fotografare la rappresentazio-
ne degli africani in 30 diverse serie
tv italiane ed estere (da Rai a Media-
set, da La7 a Sky e Netflix) è il dos-
sier “L’Africa Mediata” di Amref, cu-
rato dall’Osservatorio di Pavia.
Nell’insieme vengono analizzati
ben 304 personaggi con gli occiden-
tali (72% del campione) che stacca-
no di molto gli africani (23%): «Dun-
que — scrivono i ricercatori — anche
nelle fiction scelte perché incentra-
te sugli africani, la loro presenza ri-
mane minoritaria». I subsahariani
compaiono più spesso nelle serie an-
glosassoni, i nordafricani in quelle
francesi e spagnole. Nella fiction ita-
liana c’è invece un perfetto equili-
brio. I personaggi occidentali in tv
svolgono spesso professioni di pre-
stigio e hanno un livello culturale ge-
neralmente più elevato. Quelli afri-
cani sono più frequentemente arti-
giani, commercianti e operai. In
compenso, rispetto agli occidentali,
sono ben più giovani (il 63% ha me-
no di 35 anni). E ancora: oltre il 30%
degli africani risulta vittima di vio-
lenze, discriminazioni o guerre (con-
tro l’11% degli occidentali), mentre
nel ruolo di criminali le distanze so-
no meno accentuate: i personaggi
africani risultano autori di reati nel
18,8% dei casi, gli occidentali
nell’13,7%. I primi appaiono partico-
larmente attivi nel narcotraffico e
nel terrorismo, mentre gli occiden-
tali hanno un profilo criminale più

incentrato su omicidi e reati econo-
mici. «Non sono pochi, però, gli atto-
ri arabi che lamentano di essere
scritturati soltanto per interpretare
il ruolo di terrorista».
Resta il fatto che laddove si parla
di criminalità straniera, «come in
due episodi di “Nero a metà” e del
“Commissario Montalbano” (narco-
traffico nel primo e uno stupro com-
messo dagli scafisti nel secondo), la
narrazione dominante è di contra-
sto agli stereotipi». Non sono poche
inoltre le fiction che mettono in sce-
na il mondo delle ong: «Il tema della
cooperazione e del volontariato è
evocato nel 30% dei titoli. L’immagi-
ne che ne viene restituita, però, è in
vari casi negativa».
Lo studio valuta anche l’immagi-
ne complessiva che le sceneggiatu-

re assegnano ai personaggi africani
e occidentali. Ebbene, «su questo
piano le differenze non appaiono ri-
levanti, anche se si osserva una rap-
presentazione un po’ più positiva
per i personaggi africani». Con un
caso-modello nella fiction italiana
“Nero a metà”, che mette in scena
una coppia di poliziotti formata da
un ispettore romano e un vice-ispet-
tore ivoriano. Ma non mancano casi
in cui i protagonisti africani «somi-
gliano in tutto e per tutto agli occi-
dentali e non risultano portatori di
quella diversità culturale che inve-
ce spesso esprimono le minoranze
etniche reali».
Per questo, Guglielmo Micucci, di-
rettore di Amref, suggerisce un pas-
so ulteriore: «Quello di coinvolgere
professionisti di origine africana an-
che nella fase di scrittura della sce-
neggiatura». Un ruolo centrale spet-
ta infine alla satira: «La comicità in-
fatti si rivela un buono strumento
per sfidare gli stereotipi sull’Africa e
sugli africani, come nelle serie “L’i-
spettore Coliandro” e “Boris”».

L’intervista


“Cercavano


un medico


ma mi presero


come infermiere”


L’associazione Amref:


così sceneggiatori


e registi raccontano gli


africani in mezzo a noi


Cronaca


Livello
culturale

Africani

Alto

L’identikit dei personaggi


Occidentali

34,7%

18,8%

Medio

40,2%

33,3%

Basso

17,4%

23,2%

Positività /
negatività
personaggio
Positivo

53,4%

56,5%

Livello
di istruzione

36%

18%

Equilibrato

17,4%

17,4%

Ruoli nella
recitazione

Autori di crimini

13,7%

18,8%

I personaggi africani fanno
gli operai o gli artigiani

26%

20%

Gli occidentali più spesso
professioni di prestigio

Negativo

26,9%

21,7%

kNero a metà
Diretto da Marco Pontecorvo, il protagonista è
l’ispettore Guerrieri. Il suo vice, nero, è Malik Soprani

kLuther
Nella serie della Bbc, Idris Elba è un ispettore capo molto
brillante, ma troppo impulsivo e passionale

kGrey’s Anatomy
È una serie tv Usa trasmessa dal 2005 dalla Abc. Medical
drama incentrato sulla vita della dottoressa Grey

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Il DIRETTORE GENERALE
Dario Allegra

. Martedì,^22 ottobre^2019 Cronaca pagina^19

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