14 LALETTURA CORRIEREDELLASERA DOMENICA6OTTOBRE
L
a bontà umana ha un lato oscu-
ro.«Sono stati gli assassini a
portarci sulla soglia della sag-
gezza», sostiene Richard Wran-
gham, il primatologo inglese in
cattedra ad Harvard, nel suo nuovoper-
turbantelibro Ilparadossodellabontà
(Bollati Boringhieri). Latesi prende le
mosse dall’analisicomparativadelcom-
portamentodei nostri due cugini più
prossimi, scimpanzéebonobo.Iprimi
manifestano accessi frequenti di violen-
za, i secondi sono più pacifici: perché?
L’antenatocomune tra loro era più si-
mile a un grosso scimpanzé.Poi, intorno
aunmilione di anni fa, il fiume Congo
separò le due popolazioni e quelli rimasti
asud, in assenza dicompetizioneconi
gorilla, divenneropiù piccoli, meno ag-
gressiviemeno ossessionati dalla posi-
zione sociale. Così si diversificarono i bo-
nobo, la cui vita diforesta era meno gra-
ma. Il gioco e l’erotismo presero via via il
postodell’aggressivitàcome modulatori
dellerelazioni sociali e tutto lascia pensa-
reche nelcorso deltempo questi primati
RamoèOmaralcontrario,ilsuoriflesso.
Perchéoracheèmorto,diluièrimastosolo
quello.Atenerloancoratoalmondodeivivi
c’èunaquestioneirrisolta:èilmistodiamore
edisensodicolpacheprovaversoAltea,la
suacompagna,distruttadallaperdita.Nullaè
comeparein Ramo ,lagraphicnovelnello
scattodiGloriaPozzoli( @ghiofgreengables
suInstagram),anomalastoriadifantasmi
(SilviaVanni,BaoPublishing,pp.144, e 18).
I(n)stantanee
diNathasciaSevergnini
Ilriflessodellospettro
SCOPER
TE
diELENARINALDI
C
omestasuccedendoconirobot,
l’avventodegliaratritrainatida
buoicontribuìalladisparità
sociale.Unnuovostudiocondottoda
unteamdieconomistiearcheologi
dell’UniversitàdiOxford,delSantaFe
InstituteedellaBocconidiMilanoha
scopertocheadeterminarela
distinzionetracetisocialinonfutanto
ilpassaggiodallacacciaall’agricoltura,
quantol’introduzionedimezziche
permettevanounamaggiore
produzioneconunminoreimpiegodi
manodopera.Analizzandoidati
provenientida150sitiarcheologici,i
ricercatorihannoriscontratoun
aumentodelladisuguaglianzain
Eurasiaapartiredal4000a.C.,diversi
millennidopol’iniziodell’agricoltura.
Laricerca,pubblicatasullarivista
«Antiquity»,hamodificatolavisione
classica,evidenziandoleconseguenze
prodottedall’adozionedegliaratri.
«L’ideachelesocietàcheavevano
introdottol’agricolturafossero
diventatepiùdisegualinonèpiù
valida,perchéabbiamoosservatoche
alcunesonostatenotevolmente
egualitariepermigliaiadianni»,
affermaMattiaFochesato,economista
dellaBocconi.Primadel4000,le
popolazionidelMedioOrientee
dell’Europacoltivavanopiccoli
appezzamenti,poil’usodinuovi
strumentihaportatoall’acquisizionedi
diversipossedimentidapartedegli
allevatoridibuoi.«Gliaratrifuronoi
robotdelNeoliticorecente—spiega
l’economistaSamuelBowles—con
l‘effettodioggi:crescentidisparitàtra
chipossedevagliaratrielepersoneil
cuilavorofusostituitodamezzipiù
efficienti».Inoltre,osserval’archeologa
AmyBogaard,lesocietàdiseguali
eranopiùvulnerabiliagli
sconvolgimentipoliticioclimatici.
©RIPRODUZIONERISERVATA
L’aratroanticofucomeirobot
Generònuovedisuguaglianze
Universi.
Scienze,astronomia,matematica,nuovilinguaggi
{
Dipintoegiziodiagricoltoreconaratro
Noiumanibifronti
Miti comeindividui
feroci comebranco
di TELMOPIEVANI
ParadossiIlsingoloHomosapiensètralespeciemeno
aggressive,maingrupposiamocapaciditerribiliatrocità.
SecondoilprimatologoRichardWranghamèperché
tendiamoaeliminareisoggettiantisocialidallecomunità
Malasuainquietanteteoriasiprestaaqualcheobiezione
si siano addomesticati da soli, cioè che vi
sia stata unaselezione positivadei ma-
schi più docili e socievoli.
Nei suoi studi in Africa, Wrangham ha
scopertoche nell’evoluzione umanaè
successo lo stesso: ci siamo auto-addo-
mesticati, favorendo gli individui piùtol-
leranti e pacifici. In pratica siamo laver-
sione addomesticata dei nostri progeni-
tori, un’idea settecentesca di civilizzazio-
ne cherisaleaJohannFriedrich
Blumenbach e oggi rinasce grazie a nuo-
veevidenze.Una serie dicaratteristiche
fisiche non adattative sono infatti tipiche
di tutte le specie domesticate: si chiama
«sindrome da domesticazione»einclu-
de orecchie pendule,code arricciate, pe-
lo maculato, muso schiacciato, minori
differenzetra maschiefemmine, ridu-
zione dei dentiedella stazza. Alcuni di
questi segnali biologici (gracilità,femmi-
nilizzazione del viso,conservazione di
tratti giovanili) sono presenti nei bonobo
esono progressivamenteemersi anche
in Homosapiens a partire dalla sua origi-
ne in Africa fra 200 e 300 millenni fa. È la
prova che, in assenza di un allevatore, noi
eibonobo ci siamo ammansiti da soli,
migliorando lecapacità dicooperazione.
Eppure siamocapaci anche di violenze
terribiliepremeditate,come gli scim-
panzé. Prendendo qualcosa da entrambi
inostri cugini scimmieschi, abbiamo
ereditato unacontraddizione. Il parados-
so è che socialità e aggressività nella spe-
cie umana sono due faccedella stessa
medaglia. Secondo Wrangham, auto-ad-
domesticandosi gli esseri umani hanno
ridotto l’aggressivitàreattiva (come i bo-
nobo), cioè quella impulsiva,acaldo,
fruttodi rabbiaefrustrazione, rivolta
spessoverso membri del lorostesso
gruppo. Incompenso,inostri antenati
hannocoltivato una spiccata aggressività
proattiva, rara fra gli altri animali, cioè
quella a freddo, intenzionale e pianifica-
ta, messa in opera solitamente dacoali-
zioni di maschi siacontro chi disobbedi-
scealle norme sociali all’interno del
gruppo siacontro estranei di altri gruppi.
Se i soggetti più arroganti e prepotenti
vengono puniti dai loro simili, l’aggressi-
vità impulsiva vienetenuta sottocontrol-
lo. Nei bonobo la sanzione sociale pro-
viene dallefemmine, checollaborano tra
loroper placareimaschi più esagitati.
Negli umani, sostiene Wrangham, ilcon-
trollo socialeelaconseguenteauto-do-
mesticazione si sarebbero invece manife-
stati attraverso l’uccisione degli individui
antisociali (e l’eliminazione dei loroge-
ni) da parte degli altri maschicoalizzati.
S
i è sempre detto che l’occasione
fa l’uomo ladro, ma siamo pro-
prio sicuri che siacosì?Per
esempio, se tu trovassi per stra-
da un portafoglicondentroun
po’ di soldi, lorestituiresti?Eseisoldi
fossero tanti? E se sì, perché?Per paura di
essere scoperto?Per senso civico?Perché
non haivoglia di sentirti un ladro per il
resto della vita?
Rispondere a queste domande «a rigor
di scienza» non è tanto facile, i ricercatori
ci provano da anni facendo ricorso atest
piùomenocomplessi ma sempreindi-
retti. Di uno di questi si è parlato in un ar-
ticolo del «Corriere» (aprile 2016). Quel-
l’esperimentoavevacoinvolto2.500 stu-
denti da tantiPaesi del mondo ed era ba-
sato su un gioco di dadi; sivolevacapire
quanto i giovanifossero inclini a osserva-
rele regole o a violarle. È emerso che fra i
più onestic’erano gli studenti di Austria,
InghilterraeSvezia; tra chi lo era meno
quelli diTanzania, Georgia, Guatemala e
Kenya.Einostri ragazzi? Sono meglio
della media europea ma quelli onesti fi-
no infondo erano pochini, ancora meno
dei cinesi e deicolombiani che — dopo
quelli dell’Africa — sono i meno onesti di
tutti. Questi risultati erano interessanti
ma non potevanoconsiderarsi definitivi
perchéiragazzi sapevano di prendere
parteauntestequestoavrebbe potuto
influenzare i risultati.
Ed eccoche un lavoro appena pubbli-
catosu «Science» affronta lo stesso pro-
blema ricorrendo però a uno stratagem-
macosì ben studiato da essere già diven-
tatounpuntodiriferimentoper quegli
studiosi che, per saperne di più sui rap-
porti fra gli uomini, incrociano i modelli
economiciconquellicomportamentali.
Alain Cohn e i suoicollaboratori dell’Uni-
versità di Ann Arbor (Usa) incollabora-
zioneconaltri gruppi hannocoinvolto
355 persone, in 40Paesi, in una strana av-
ventura che nessuno di quelli che si occu-
pano di studi economici aveva maitenta-
toprima. Si trattava di lasciare un porta-
fogli allareception di uffici pubblici ma
anche di banche,teatri, musei e hotel, e
poi di direall’impiegato: «L’ho trovato
perstrada, qualcuno deveaverlo perso
ma sono dicorsa e non me ne posso oc-
cupare, ci può pensare lei percortesia?».
Quel portafoglicontenevaper lo più
una lista dicose dacomperare, delle
chiavi—qualchevolta ma non sempre
—epoi soldieilbigliettodavisita del
proprietario (così da poterlo rintraccia-
re). Già questononètantosempliceda
organizzaremaquell’esperimentoaveva
un livello dicomplessità ancora maggio-
re. Intanto nel portafogli nonc’era sem-
pre la stessa cifra — e a bella posta — per
potervalutaresel’eventuale «onestà»
delle persone a cui lo siconsegnava non
fosse anche un po’ in rapportoaquanti
soldic’erano dentro. A questo punto sa-
rebberopotutesuccedereduecose: se
nella gentefosse prevalso l’interesse per-
sonale si potevapensare che i portafogli
non sarebberostatirestituiti, se invece
prevalevaildesiderio di sentirsi in pace
con sé stessi ci si sarebbe dovuti aspetta-
retutto ilcontrario, e cioè che chi aveva
avuto inconsegna i portafogli, per lo me-
no quellicon i soldi, li avrebberestituiti.
E qui viene il bello: in quasi tutti iPaesi
del mondo — 38 su 40 a essere precisi —
la maggior parte dei portafoglivenivano
PsicologiaUnelaboratoesperimento
indiversenazioniriportatoda«Science»
rivelachesiamopiùonestidelprevisto
L’occasione
nonfa
l’uomoladro
di GIUSEPPEREMUZZI