Corriere della Sera La Lettura - 15.09.2019

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DOMENICA15SETTEMBRE2019 CORRIEREDELLASERALALETTURA 63


Un tempo erano le invasioni acambiarefede
e destinazione delle chiese. Ora sono
mercato e fedeli. A Buffalo (Stato di New
York) due chiesecattoliche ormai vuote sono
diventate moschea etempio buddhista. A

Garden Grove, California, la metamorfosi
riguarda la megastruttura di cristallo di un
telepredicatore evangelico: la Chiesa diRoma
l’ha presa e ne hafatto una supercattedrale
per lecomunità latine, cinesi e vietnamite.

Conversioneericonversione

{


Cittadini
diEdoardoVigna

Unacopertina


unartista


L’occhiodiBobKrieger


L’operacheBob
Kriegerharealizzato
perlanostracopertina
fapartediunampio
ciclodilavoridaltitolo
Love.Quivediamoil
dettagliodiunocchio
dallosguardointensodiCorinne
BouyguesGobbi,diunverdesmeraldo
e,specchiatonell’iride,inungiocodi
rimandi,l’immaginedelmarito.Bob
Krieger(Alessandriad’Egitto,1936,vive
aMilano)èunodeifotografidimoda
piùconosciuti.Respirointernazionale,
veroprotagonistadiquellafeconda
stagionedisuccessidell’ItalianStylenel
mondodaglianniSessantasinoagli
anniNovanta,Kriegerhaall’attivo
collaborazioniconlepiùimportanti
casedimoda.ConLovel’artista
intraprendeunviaggionelmondodelle
passioni:lofaattraversodettaglidel
corpo,bocche,mani,occhi.Krieger
celebrailpoteredeldettaglioe,con
esso,ilvaloresimbolicodellosguardo,
trasformandounelemento
apparentementemarginaleinvitalità
estetica,potenzaespressiva,
messaggio.Kriegerhasemprepostoal
centrodelsuolavoroilritratto:celebrile
suecopertinedi«Time»elefotoditanti
personaggifamosi,mailsuostile,
caricodielegantesobrietà,porta
soprattuttoconsélatradizionedella
classicità.(gianluigicolin)

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del15settembre2019-Anno9-N.37(#407)
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in cui sosteneva che nonfosse possibile alcuncompro-
messo: era necessario che i lavoratori ebrei sostituissero
gli arabi, perché i due movimenti nazionali aspiravano
alla stessaterra. L’unico modo per gli ebrei eraconvin-
ceregli arabi che non potevano distruggerli. È una logi-
ca che lo ha via viacondotto a potenziare le nostreforze
militari, a trovare un accordo con la Germania solo a po-
chi anni dalla Shoah perottenere armi efondi per il no-
stro esercito, e acostruire la bomba atomica».
Peròfubencontentodiespelleregliarabinella
guerrad’indipendenza.
«Sì, per lui era evidente che dovevano essere espulsi.
E soprattutto che i profughi unavolta fuggiti o scacciati
non avrebbero più potutotornare alle lorocase e alle lo-
ro terre.Perciò fucontrario a invadere la Cisgiordania e
Gaza nel 1967, quando non aveva ormai piùcompiti di
governo. Prevedevagiustamenteche poi ci saremmo
trovaticon una massiccia popolazione araba incasa. La
sua accettazione dei progetti di partizione dellaPalesti-
na si basava sull’assunto per cuifosse meglio unoStato
piccolo nettamente ebraico di uno grande binazionale».
ManellibroleiraccontacheBenGurionsuggerì
perfinodiabbatterelemuradellaCittàVecchiadiGe-
rusalemmeperannetterla.
«Sì,come delresto dopo la guerra dei Sei Giorni affer-
mò perfino che le alture del Golan, strappate alla Siria,
nonfossero negoziabili. Questo fa parte dellecontraddi-
zioni del personaggio, anche se,va ricordato, siamo or-
mai nel periodo della suavecchiaia».
Quantopesòl’Olocausto?
«Enormemente. Nella sua visione sionistocentrica il
crimine più grave di Hitler fu che sterminò i cittadini del
futuro Israele. Ben Gurion ebbe prestoconsapevolezza
della dimensione dei massacri degli ebrei, già poco do-
po l’invasionetedesca dellaPolonia. Ma avvertì il peso
della sua impotenza. Non potevafarci nulla. Occorreva
prima che gli Alleati sconfiggessero i nazisti, quindi lui
si concentrò a organizzare il futuro delPaese per acco-
gliereisopravvissuti. Il dramma fu che nel 1945 quasi
tutti erano morti. Così si adattò a farvenire gli ebrei dei
Paesi arabi. Ma erano “materiale umano”,come si dice-
va allora, assolutamente diverso dagli ebrei europei. Da
una partec’eranoipochi disperati usciti daicampi di
sterminio e dall’altra i sefarditi poveri, privi di cultura,
senza alcuna familiaritàconilfunzionamentodiuna
moderna democrazia occidentale. Ebbe il grande meri-
to di continuare areinventarsi, di adattarsi. Non acaso
venne paragonato a Lenin per il pugno diferrocon cui
controllavailgovernoeilpartitolaburista, perisuoi
modi sovente brutali. Ma anche al Churchill della guer-
ra, per il dinamismo che seppe imporre alPaese nei mo-
menti più bui».
LorenzoCremonesi
©RIPRODUZIONERISERVATA


IntervistaSergioDellaPergola


Gliebreireligiosi


eipalestinesi


nodidegliequilibri


demografici


diVINCENZOPINTO

O


ttant’anni fa Vladimir Ze’evJabotinsky,
leader del sionismorevisionista (padre
spirituale del partito Likud), sosteneva di
fronte alla Commissione britannica d’in-
chiestaPeel che gli ebrei dovesseroconti-
nuare a immigrare liberamente inPalestina per cre-
arvi unoStato a maggioranza ebraica sulle due rive
del Giordano e che, a tal fine, potessero difendersi in
prima persona dalle aggressioni arabecon proprie
forze militari o di polizia.Fonte della storica soffe-
renza ebraica non era solo l’antisemitismo ma, per
Jabotinsky, la diaspora stessa, perché aveva fatto
degli ebrei un’endemica minoranza «nazionale». Se
oggi lacomponentereligiosa sia ilvero ago della
bilancia demografica dei prossimi anni è questione
chiave. «La Lettura» ne ha discussocon il demografo
israeliano di origine triestina Sergio DellaPergola.
Ècosìimportantechelamaggioranzaetnica
delloStatodiIsraelesiadetenutadagliebrei?
«Israelecome tanti altriPaesicercadi mantenere
una propria identità di fronte ai flussi migratori e
all’accrescimento naturale deivari gruppi di popola-
zione. Israele nasceva dalla decisione dell’Assemblea
dell’Onu del 29 novembre 1947 sulla spartizione del
Mandato britannico inPalestina in dueStati: uno
arabo e uno ebraico. LoStato arabo nonvenne mai
proclamato, imperdonabilecarenza della dirigenza
palestinese e della politica internazionale. LoStato
ebraico israeliano fu proclamato nel 1948 e oggi nei
suoiconfini riconosciuti include una minoranza
araba del 21%. Ilcarattere dominante della cultura e
della vita pubblica viene determinato dalla maggio-
ranza ebraica mava attentamente tutelata la parità di
diritti e di opportunità delle minoranze. Se Israele
annettesse iterritori palestinesi, la demografia fini-
rebbe in pareggio, e l’obiettivo delloStato nazionale
degli ebrei svanirebbe. Manifestazioni di sovranismo
esistono in tutti iPaesi evanno denunciate econtra-
state. Su questitemi, in Israele la Corte Suprema
svolge un ruolo decisivo di garanzia».
AnthonyDeLannoy,economistadelFondomo-
netariointernazionale,hacriticatoilgoverno
israelianoperchénonfarebbeabbastanzaper
integrarearabiedebreiortodossi(«haredim»)in
occupazioni«adaltorendimentoeproduttività».
«La critica èfondata su datireali: permangono in
Israele notevoli disuguaglianze interne fra i diversi
gruppi di popolazione nei livelli di istruzione ered-
dito. Ma il discorso di De Lannoy è molto grezzo e
superficiale: ignora le secolari radici culturali di tali
differenze. Le occupazioni ad altorendimento e pro-
duttività presuppongono unaformazione accademi-
ca e tecnica,capacità individuali e unfortecoinvolgi-
mento mentale. In Israele nel mondoharediè diffu-
sa (anche se non unanime) una mentalità di rifiuto
della modernità. Il sistema scolastico differenziato
consente a questo settore di approfondire gli studi
biblici e talmudici ma a spese dell’inglese e della
matematica. Solo unregimetotalitario di tipo sovie-
tico o cinese potrebbe imporre a tutti uncorso di
studi unitario, chetornerebbe a beneficio degli inte-
ressati ma a prezzo della libertà difede.Una parte
dei tradizionalisticapisce i rischi dell’autoisolamen-
to e di un ciclo infinito di povertà e dipendenza dai
sussidi diStato e incoraggia una maggiore integra-
zione. Lenti movimenti di adeguamentocoinvolgo-
no una crescente partecipazione al servizio militare
da cui i giovaniharedimsarebbero esentati».
Dopoleelezionipolitichedel17settembre,lei
ritienefattibileun’alleanzatraforzelaichesenza
distinzioneetnica(peresempiofraKahól-Laván
diBennyGantzeleformazioniarabo-beduine)?
«Dopo il 17,come in tutte le precedenti elezioni,
nascerà fatalmente un governo dicoalizione. Le ipo-
tesi si giocano su pochissimi seggi: su chi sarà il par-
tito maggiore — il sempre più nazionalista Likud di
Benjamin Netanyahu o ilcentristaKahól-Laván — e
sulla disponibilità o meno aformare una grande
coalizione fra i due partiti maggiori senzaharedim.
Ma nelconsentire una qualsiasicoalizione partiti
religiosi-haredimrestano decisivi.Per loro stare al
governo è questione di vita o di morte per sussidiare
i loro progetti scolastici eresidenziali. I dirigenti del
settore arabo hannoformato una lista unificata rivol-
gendosi a elettori molto diversi fra loro».
©RIPRODUZIONERISERVATA

COURTESYDELL’ARTISTA
Ildemografo
L’israelianoSergioDella
Pergola(Trieste,1942:qui
sopra)èemigratonello
Statoebraiconel1966e
insegnaDemografiaestudi
sullapopolazione
all’Universitàebraicadi
Gerusalemme.Traisuoilibri:
Anatomiadell’ebraismo
italiano(CarucciEditore,
1976)eIsraeleePalestina:la
forzadeinumeri.Ilconflitto
mediorientalefrademografia
epolitica(ilMulino,2007)
Lapopolazione
Secondol’ufficiocentraledi
statisticadiIsraele,la
popolazionedelloStato
ebraicohasuperatoi9
milioni(nel1948,conla
fondazionedelloStatodi
Israele,gliabitantierano
850mila).Gliebreisonoil
74,8%,mentregliarabi
cittadinidiIsraelesonoil
21 ,8%.Alorosiaggiungono
300milapersonechenon
hannoprecisatolapropria
identitàreligiosa,edaltre
categorieminori.Sempre
secondoidatiufficiali,
diffusiquest’annoin
occasionedell’anniversario
dell’indipendenza,icaduti
neivariconflitti
sonostati23.7 41

SSS


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