2 Giovedì 19 Settembre 2019 Il Sole 24 Ore
Primo Piano
EFFETTO SPREAD BTP-BUND SUI BILANCI DELLE BANCHE
Differenziale dei rendimenti dei titoli di Stato decennali rispetto al Bund
LO SPREAD
100
1/7/2019 31/7 30/8 18/
150
200
(^250) 230,
139
240
9 agosto: La Lega
presenta la mozioni di
sducia al Governo Conte
132,
13 settembre:
Nuova manovra
espansiva della
Bce: giù i tassi sui
depositi e nuovo
quantitative easing
AMMONTARE DI TITOLI
DI STATO ITALIANI
DISPONIBILI
PER LA VENDITA (HTCS)
IN MILIARDI DI EURO
IMPATTO PRE-TASSE
SU CET 1
IN PUNTI BASE
BENEFICIO PRE-TASSE
SU CET 1
IN MILIONI DI EURO
Note: I calcoli sono effettuati sui titoli e sulla sensitività aggiornata al 30 giugno 2019, ultimo bilancio disponibile; (a) di questi,
solo 4,23 miliardi hanno impatto sul Cet1, gli altri sono riferiti alla Bancassurance che non genera miglioramenti sul Cet
Fonte: elaborazione del Sole 24 Ore su dati societari
Impatto del calo di 100 punti base dello spread sul Core Tier 1 (capitale di prima qualità)
UniCredit 29,5 +25 950
Intesa Sanpaolo 22,3 +30 840
Mps 7,8 Nd 240
6,
71,5 2.
Banco Bpm +28 180
Ubi Banca
TOTALE
+30 210
5,
(a)
Il toccasana dello spread
Il taglio dello spread BTp-Bund
regala 2,4 miliardi ai big bancari
Il premio. Dal agosto il differenziale è sceso di circa punti base: questo significa una sorta
di ricapitalizzazione teorica che per i primi cinque istituti di credito vale oltre miliardi di euro
Morya Longo
Chiamatelo “cadeau” del Conte-
Bis. O di Mario Draghi. O dell’allon-
tanamento del fantasma di Italexit.
Oppure semplice ritorno alla nor-
malità. Sta di fatto che il drastico
calo dello spread tra BTp e Bund sta
regalando alle banche italiane un
vero e proprio toccasana. Solo per
le prime cinque, secondo i calcoli
effettuati dal Sole Ore sui dati
delle stesse banche, dal agosto
scorso il ribasso dello spread si è
tradotto in una sorta di aumento di
capitale “virtuale” pari a circa ,
miliardi di euro: circa per Uni-
Credit, per Intesa, per Mps,
per Banco Bpm e per Ubi.
Dal giorno in cui la Lega ha presen-
tato al Senato la mozione di sfiducia
al Governo Conte, il agosto scorso
appunto, lo spread tra BTp e Bund
è infatti sceso di circa punti ba-
se: dai di quel giorno ai di
ieri. E per le banche, che sono piene
zeppe di titoli di Stato, questo equi-
vale a un teorico aumento di capita-
le. Caduto dal cielo. Manna allo sta-
to puro. Pari a circa , miliardi.
Questo regalo nasce dal fatto
che le banche italiane sono piene
zeppe di BoT e BTp. Ne hanno com-
prati a vagonate nei tempi, lontani
e recenti, in cui lo spread saliva e
servivano mani amiche a sostegno
del Paese. Secondo i dati della Ban-
ca d’Italia, tutte insieme detengono
attualmente miliardi di titoli di
Stato nazionali. Questo fa delle
banche italiane le più ingolfate di
titoli domestici di tutta Europa: se-
condo i dati di Moody’s di qualche
mese fa, i titoli nazionali nei loro
bilanci sono pari al ,% degli atti-
vi totali, contro il ,% delle spa-
gnole, il % delle tedesche e l’,%
delle francesi. Questo ha sempre
esposto le banche italiane alla vo-
latilità dei BTp: quando il loro
prezzo scendeva e i rendimenti sa-
livano, le banche soffrivano. Ora
accade il contrario.
L’impatto sui bilanci dipende
però da dove i titoli di Stato sono
iscritti. Alcuni si trovano nei libri
di trading: in questo caso la varia-
zione dei prezzi dei BTp crea utili
o perdite nel conto economico del-
la banca. Ma solo una minoranza
di titoli in pancia alle banche ita-
liane è nel trading book. La mag-
gior parte dei BTp è tenuta dalle
banche nella parte del bilancio do-
ve si mettono i titoli disponibili
per la vendita (HTCS in sigla con-
tabile): in questo caso la variazio-
ne dei prezzi dei BTp non crea per-
dite o utili, ma impatta sul capitale
di prima qualità. Cioè il Cet. In-
somma: più i rendimenti dei BTp
scendono, più il capitale della ban-
ca aumenta; più salgono, più la
banca subisce un’erosione del ca-
pitale. Infine ci sono i titoli che la
banca decide di tenere fino alla
scadenza: questi non hanno alcun
impatto sul bilancio.
Nell’ultimo anno di estrema vo-
latilità, le banche hanno cercato di
correre ai ripari spostando un po’
di titoli nell’ultima categoria: quel-
la che non fa male. UniCredit, per
fare un solo esempio, nel settem-
bre aveva circa miliardi alla
voce “tenere fino alla scadenza”,
mentre ora ne ha miliardi. Que-
sto ha ridotto la sensibilità del bi-
lancio di UniCredit alla variazione
dei prezzi dei BTp del -%. E un
trend simile accomuna tutte le
banche. Questo significa che oggi
beneficiano meno del calo dello
spread dei BTp rispetto a quanto
non soffrivano solo un anno fa. Ma
ugualmente punti base di
“sconto” sullo spread un impatto
positivo ce l’ha. Forte.
Il più importante è proprio sul
capitale di migliore qualità, il Cet.
Per Intesa Sanpaolo punti base
in meno di spread significano
punti base in più di Cet: di fatto è
come se Intesa da agosto avesse au-
mentato il capitale virtualmente di
circa milioni di euro. Per Uni-
Credit il beneficio è di punti base:
questo significa circa milioni di
capitale in più. Per Mps milioni,
per Banco Bpm circa e per Ubi
Banca . Mps nella semestrale
mostra anche l’impatto sui titoli
presenti nel trading book: in questo
caso punti base di spread le re-
galano un utile di circa milioni.
Ma non solo sul capitale si vedo-
no i benefici. Per le banche il calo
dello spread tra BTp e Bund signifi-
ca anche poter emettere obbliga-
zioni (dunque raccogliere fondi) a
tassi più contenuti. Dai primi di lu-
glio i rendimenti delle obbligazioni
bancarie italiane sono scesi tra i
punti base (come i bond senior pre-
ferred di UniCredit e Intesa) e i (il
senior non preferred di Ubi), men-
tre i tassi dei bond di altre banche
europee sono rimasti stabili. Non è
un caso che in questi giorni molti
istituti italiani siano scesi nell’are-
na dei mercati: UniCredit, Intesa e
Mps hanno emesso obbligazioni,
sfruttando la forte domanda e il ri-
basso dei redimenti.
Ovviamente queste sono buone
notizie solo se lo spread resterà
basso a lungo e se i benefici arrive-
ranno anche ai clienti delle banche:
famiglie e imprese. Più capitale si-
gnifica infatti per le banche più ca-
pacità di erogare credito. Solo così
il calo dello spread diventerà una
vittoria per tutti: solo se i benefici
che gli istituti creditizi stanno
avendo (ammesso che durino) ver-
ranno traslati sull’economia reale.
á@MoryaLongo
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Vigilanza
europea.
Andrea Enria,
presidente del
Consiglio di
Vigilanza della
Banca cenhtrale
europea
IMAGOECONOMICA
IL NEW DEAL DI ENRIA
Vigilanza Bce pronta
a ridurre i costi
della regolamentazione
Ma sale il conto di Basilea :
gli extra accantonamenti
volano a miliardi
Laura Serafini
Il ramo di vigilanza della Banca cen-
trale europea (Ssm, Single Supervi-
sory Mechanism) sosterrà un’imple-
mentazione rigida delle regole di
Basilea approvate a fine
(Basilea). Quell’«ultimo passo delle
riforme regolamentari» di cui aveva
parlato in un meeting a Milano mar-
tedì scorso il capo dell’Ssm, Andrea
Enria, affermando che dopo non sa-
ranno più previsti aumenti dei re-
quisiti di capitale. Il problema, però,
è che questo passo finale si sta rive-
lando molto più indigesto del previ-
sto per le banche europee: la stima di
accantonamenti patrimoniali ag-
giuntivi è passata da una valutazio-
ne iniziale, fatta a inizio , di
miliardi a circa miliardi.
Basilea rappresenta un accordo
tra le banche centrali globali sugli
standard internazionali che prevede
un adeguamento per step progressi-
vi (il cosiddetto phase in) fino al
. Ora entrerà nel vivo nell’Unio-
ne europea con il recepimento di
quelle regole attraverso una diretti-
va europea che andrà a modificare la
precedente Crd. I conti sui costi fi-
nali li ha aggiornati nel corso del-
l’estate l’Eba, la stessa Autorità che
a inizio aveva pubblicato una
valutazione di impatto - fatta però
su una fotografia statica dei bilanci
, dunque non eccessivamente
precisa -comunque molto più soft:
circa miliardi per tutte le banche
europee. A luglio la doccia fredda: gli
accantonamenti aumentano almeno
di un % medio, calcolato però sui
requisiti minimi di capitale richiesti
e che fa esplodere il conto finale.
Andrea Enria, fino al novembre
del presidente dell’Eba, si
aspetta ora un’onda d’urto molto
forte da parte delle banche, soprat-
tutto quelle nordeuropee più pena-
lizzate dalla stretta sull’uso dei mo-
delli interni per calcolare gli accan-
tonamenti patrimoniali, con l’obiet-
tivo di mitigare l’implementazione
di quelle norme. E ieri, in occasione
dell’incontro con il comitato esecu-
tivo dell’Abi, avrebbe ribadito la ne-
cessità di agire perchè invece sia ga-
rantita un’implementazione rigida:
in questo senso si esprimerà l’istitu-
zione da lui guidata, che sarà chia-
mata a dare un parere sulla nuova
direttiva che Parlamento, Commis-
sione e Consiglio europeo dovranno
varare. L’accordo di Basilea ha pre-
visto l’adozione del cosiddetto «ou-
tput floor», voluto fortemente dagli
Stati Uniti ma al quale lo stesso En-
ria è sempre stato contrario. Si tratta
di una soglia, fissata al ,%, che
deve essere un riferimento per le
banche che adottano modelli interni
di valutazione alternativi a modelli
standard (molto più restrittivi). Il
conto degli accantonamenti, in so-
stanza, non deve comunque essere
inferiore al ,% del valore che ver-
rebbe fuori usando i modelli stan-
dard. E poi c’è la stretta sulla misu-
razione dei rischi operativi. Il ramo
della vigilanza della Bce ha avviato
ispezioni sulle banche di tutta
l’Unione europea per verificare co-
me sono stati applicati i modelli in-
terni: entro fine i controlli fatti
saranno su circa istituti e il qua-
dro che emerge è sconcertante. In
molti casi i modelli vengono appli-
cati male oppure non applicati per
niente, con il risultato che gli accan-
tonamenti previsti sono al lumicino.
L’onere maggiore è a carico degli
istituti del Nord Europa, ma anche
Olanda e Germania, perchè è più dif-
fuso l’uso di modelli interni. Ma an-
che per le banche italiane l’effetto
non sarà neutrale.
Enria ha comunque rassicurato
i rappresentanti degli istituti italia-
ni sul fatto che intende intervenire
per mitigare gli effetti negativi del-
l’eccesso di regolazione degli ulti-
mi anni. Certo non allentando le
regole, ma almeno cercando di ri-
durre i costi amministrativi a cari-
co delle banche derivanti dalla
compliance con le norme.
Con la visita in Italia il capo del-
l’Ssm intende avviare una nuova
stagione di ascolto rispetto ai sog-
getti vigilati che verrà replicata in al-
tre capitali e relative associazioni
nazionali. L’idea è che la vigilanza
europea debba uscire dalla fase di
start-up, con l’obiettivo di restituire
certezza, chiarezza e trasparenza
sull’operato dell’Ssm.
In occasione dell’incontro a Mila-
no Enria aveva puntato il faro anche
sul troppo limitato numero di emis-
sioni di subordinati, necessari a co-
stituire il cuscinetto del requisito
Mrel per garantire risoluzioni ordi-
nate nel caso di crisi bancarie, per-
dendo finestre favorevoli anche in
termini di chiusura dello spread che
potrebbe non ripresentarsi se il ral-
lentamento dell’economia europea,
come del resto previsto, peggiorerà.
Tra le altre cose, il primo semestre
del prossimo anno vedrà una con-
centrazione di comprehensive as-
sessment: molti per le banche sinora
residenti a Londra e che si spostano
nell’Unione europea in vista della
Brexit ma anche per i due gruppi di
credito cooperativo italiano, Ccb e
Iccrea, che dovrebbero tenere i loro
esami in primavera.
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Basilea 4
LA PAROLA CHIAVE
Le regole
Gli accordi di Basilea disciplinano i
requisiti di capitale delle banche in
base ai rischi che hanno in bilancio.
Il primo accordo, del 1988, fissava
un requisito minimo di capitale
unico per le banche, in funzione del
volume del loro attivo. Il secondo
mirava a superare la rigidità di
Basilea 1. Dopo Basilea 3 (2004),
Basilea 3, dopo la crisi finanziaria,
ha aumentato i requisiti
prudenziali. Ora si tratta per una
finalizzazione di Basilea 3, le cui
revisione tuttavia è comunemente
chiamata Basilea 3.5 o 4.
MERCATI
La leva fiscale è il prossimo market mover
Così una Germania
keynesiana può contribuire
a sostenere le Borse
Andrea Franceschi
Una nuova fase di rilancio delle po-
litiche fiscali, in particolare in Ger-
mania, potrebbe rappresentare il
prossimo “market mover” per i
mercati finanziari. È quanto emer-
ge dall’ultimo sondaggio tra gli
operatori finanziari condotto da
BofA Merrill Lynch. Secondo il %
degli intervistati la politica fiscale
a livello globale è troppo restrittiva
in questa fase e il % dei gestori
sondati ha dichiarato che l’evento
che più di tutti potrebbe sostenere
i mercati finanziari nei prossimi sei
mesi è un piano di stimolo fiscale
tedesco. Tra i potenziali “market
mover” si cita anche un ’accelera-
zione degli investimenti infra-
strutturali della Cina ma quest’op-
zione non è tanto gettonata quanto
un potenziale stimolo dalla Germa-
nia. Quantomeno non rappresen-
terebbe una novità altrettanto si-
gnificativa. «In questi anni - spiega
Domenico Rizzuto di DR Finance
consulting - le maggiori economie
mondiali (Stati Uniti, Cina e Giap-
pone) hanno fatto politica fiscale.
La Germania no. Il Paese ha accu-
mulato surplus limitando gli inve-
stimenti pubblici all’essenziale. Se
questo quadro dovesse cambiare
significativamente i mercati avreb-
bero solo da guadagnarci».
Ci sono due ragioni per cui la
Germania è il primo Paese indizia-
to per mettere in atto una misura di
questo tipo: ) l’economia dopo an-
ni di forte crescita sta dando evi-
denti segnali di rallentamento e
potrebbe entrare in recessione tec-
nica qualora il Pil dovesse ridursi
anche nel terzo trimestre dopo la
flessione registrata nel primo ) Il
Paese ha lo spazio fiscale per farlo
e grazie ai tassi negativi che pagano
i suoi titoli di Stato può agilmente
raccogliere le risorse che servono
chiedendole in prestito al mercato.
Il ministro delle finanze Olaf
Scholz ha aperto alla possibilità di
un piano pluriennale di investi-
menti pubblici per un controvalore
di miliardi e domani il governo
tedesco annuncerà un atteso pac-
chetto di misure per contrastare i
cambiamenti climatici. Nel frat-
tempo anche un altro Paese “rigo-
rista”, l’Olanda, ha annunciato una
svolta analoga confermando l’in-
tenzione di lanciare un fondo per
gli investimenti da decine di mi-
liardi di euro in un arco temporale
di anni. Anche Paesi con minor
spazio di manovra come l’Italia, la
Francia o la Spagna potrebbero
muoversi nella stessa direzione se
la Commissione darà il via libera e
se in sede Ue ci dovessero essere
aperture allo scomputo degli inve-
stimenti dal calcolo del deficit. In-
tanto non si può fare altro che con-
statare il fatto che i governi più ri-
goristi stiano di fatto accogliendo
l'invito del presidente della della
Bce Mario Draghi a «fare la loro
parte» nel contribuire al rilancio
dell’economia.
Per sostenere l’economia e ar-
ginare il rischio di una recessione
- è il concetto di fondo - la banca
centrale ha fatto tanto (persino
troppo stando ai suoi detrattori).
Ora è tempo che gli Stati che han-
no la possibilità di farlo mettano
mano al portafoglio contribuendo
direttamente a dare lo stimolo di
cui c’è bisogno.
Uno scenario del genere viene
visto favorevolmente dai mercati.
Gli indici quest’anno hanno corso
molto: Piazza Affari, ieri in rialzo
dello ,%, mostra un saldo po-
sitivo del ,% da inizio anno,
l’indice Msci World delle Borse
mondiali ha guadagnato il ,
per cento. Ma questo rialzo è stato
innescato solo dalle aspettative
sugli stimoli monetari delle ban-
che centrali perché i fondamenta-
li dell’economia restano in dete-
rioramento. Ora che le banche
centrali hanno messo in atto i loro
strumenti e che non c’è più un ca-
talizzatore il rischio è che la bolla
si sgonfi quando, come in molti
temono, si arriverà alla recessio-
ne globale. Le politiche fiscali
possono contribuire ad attutire il
colpo facendo sì che la temuta re-
cessione si trasformi in un atter-
raggio morbido.
á@franceschi_and
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La quota di gestori che crede che la politica scale sia troppo restrittiva
Dati in percentuale
Fonte: sondaggio BofA Merrill Lynch
20
0
60
40
2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019
Gli investitori chiedono l'intervento degli Stati
Intervento Bce.
A facilitare il calo
dello spread BTp-
Bund c’è stato
anche l’intervento
della Bce del 13
settembre,
quando Mario
Draghi
ha annunciato
un taglio dei tassi
e un quantitative
easing
30%
IL SONDAGGIO
Un piano di
stimolo fiscale
della Germania
potrebbe dare la
spinta ai mercati
nei prossimi sei
mesi secondo il
30% dei gestori
che ha
partecipato al
sondaggio BofA
Ora parte
il negoziato
per la
direttiva
europea
che recepirà
gli accordi
sui requisiti
patrimoniali
delle banche