Panorama - 18.09.2019

(Nandana) #1

46 Panorama | 18 settembre 2019


na mattina di settembre a Londra, il tem-
po è ancora mite. Ormai le vacanze so-
no finite, tutti sono tornati al lavoro,
ma Oxford Street pullula di turisti.
E la scena è sempre la stessa: gen-
te che cammina con le mani piene
di sacchetti. Mai come quest’anno
Londra è stata invasa dai visitatori.
La sterlina debole fa fare il pieno so-
prattutto per chi viene con gli euro nel
portafoglio.
Tra i primi a fare outing, Primark: la
catena irlandese di abbigliamento low cost,
una sorta di Zara britannico, ha annunciato conti
record grazie al boom di turisti. Ma lo shopping
grazie all’euro forte è poco più che folklore, roba che
va bene per i titoli dei tabloid. Altri fenomeni ben
più profondi e strategici stanno montando: la mini
sterlina ha fatto cadere una grossa diga. Il cambio,
infatti, era uno scudo per difendere il Paese dall’ag-
gressività straniera. Ora invece il Regno Unito è
sotto assedio. La Cina ha dato addirittura scacco alla
Regina: la Borsa di Hong Kong, un tempo colonia
britannica d’oltremare, si è lanciata in una scalata
da 30 miliardi di sterline al London Stock Exchange,
la Borsa di Londra, uno dei centri di potere del Paese
e la roccaforte della finanza in Europa, il cuore del
capitalismo occidentale.
Le scosse telluriche potrebbero farsi sentire anche
in Italia: la Borsa di Londra è proprietaria anche di
Borsa italiana che, seppur piccola, ha in pancia un
ganglio vitale del Paese: la piattaforma Mts, il sistema
di scambio e vendita dei titoli di Stato, ossia il debito
pubblico del Paese. E chi ha in mano il debito di una
nazione, controlla quella nazione.

Bisogna riavvolgere il nastro del tempo a quat-
tro anni fa per capire cosa sta accadendo.
Nell’estate 2015 la moneta tonda di
metallo con l’ormai iconica effige di
Elisabetta II schiacciava tutti: ci
volevano 1,5 euro per comprare
un pound, i massimi da quando
esiste la divisa unica del Vecchio
continente. Londra, una città
carissima e inavvicinabile per

un turista; lo shopping, un lusso proibito riservato ai
veri ricchi. Ma, soprattutto, l’Inghilterra era un mer-
cato off limits per l’investitore straniero: la sterlina
era una diga naturale. Non è un caso che l’Inghilterra
si sia ben guardata dall’aderire alla moneta unica:
mentre tutti gli altri Paesi rinunciavano alla sovranità
monetaria, si teneva il suo pound, molto più forte.
Almeno fino a tre anni fa: dopo il referendum del
2016, che ha sancito l’uscita dalla Ue, la sterlina ha
iniziato a perdere terreno, fino al crollo di inizio
estate con l’arrivo di Boris Johnson che ha promes-
so una Hard Brexit, scenario che spaventa mercato
azionari e finanza; e dunque si riflette sul cambio.

Ma non spaventa gli investitori stranieri che
anzi, approfittando del mini pound, partono all’as-
salto di aziende e pezzi di Paese prima inavvicina-
bili. Nella City il rischio invasione è chiaro a tutti.
A lanciare l’allarme Cyrus Kapadia, il nuovo capo
della banca d’affari americana Lazard: la Gran Bre-
tagna sarà più vulnerabile ad attacchi stranieri e lui
ne sa qualcosa visto che ha assistito il mega fondo
americano Blackstone nell’acquisto della Merlin
entertainment, proprietaria dello storico museo delle
cere Madame Tussauds e della famosa LondonEy,
la ruota panoramica. «Oggi il Paese è un’attraente
opportunità» ha dichiarato al Financial Times. Detto,
(già) fatto. Un altro colosso americano, la Hasbro, il
numero due al mondo dei giocattoli (tra cui lo storico
Monopoly) si è comprato i cartoni animati di Peppa

U


I cartoni
animati di Peppa
Pig sono appena stati
comprati dal colosso
americano Hasbro
per un controvalore
di 3,3 miliardi
di sterline.

Getty Images

di Alessandro Fantechi - da Londra
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