Panorama - 18.09.2019

(Nandana) #1
18 settembre 2019 | Panorama 83

PIACERI_CULTURA POP


J


ohnny il Pagante non esiste: è uno
pseudonimo collettivo, una pagina
Facebook di culto che è diventata
gruppo musicale e ora un libro, De-
stinazione privé. Tre modi diversi
per raccontare i mille volti di un sotto-
bosco, quello delle notti milanesi nei
club, della generazione cash popolata
da ragazzi della Milano bene che vivono
di selfie e like e che comprano il diver-
timento strisciando la carta di credito
del papà. Un mondo di... paganti, per
l’appunto.

«Tutto è nato con una pagina Face-
book che ironizzava sulla stile di vita
della Milano by night» racconta Alfredo
Tomasi, coautore di Destinazione privé
con Jean Ferretti e Guglielmo Panzera,
oltre che fondatore e manager della band
Il Pagante (Eddy Veerus, Federica Napoli
e Roberta Branchini), un trio dance da
svariati dischi d’oro e di platino e milioni
di clic su YouTube e sulle piattaforme
streaming con tormentoni come Radical
Chic, Entro in pass, Vamonos, La shampi-
sta e Dam (succede solo ad Amsterdam).
Canzoni cult diventate poi i titoli del
capitolo del libro.
«In Destinazione privé raccontiamo
quel che succede tra i ragazzi del centro
di Milano, quelli che hanno tra i 16 e i 20
anni e che, per emanciparsi dal loro sta-
tus di borghesi, magari figli di avvocati e
notai, frequentano ambienti alternativi e
centri sociali, vanno ad Amsterdam per
fumare canne, si vestono emulando il
ragazzo di provincia o si mettono a fare i
pr dei locali. Insomma, benestanti e con
la voglia di apparire un pochino coglio-

ni. Il nostro obiettivo non è esprimere
un giudizio di valori, ma immortalare
momenti di vita reale». Per la tipologia
umana descritta nel libro, il privé è il
tempio, una destinazione spontanea,
l’oggetto supremo del desiderio dove
ostentare uno status, uno stile di vita,
se così si può chiamare.
«C’è l’orgoglio di essere lì tra gli eletti,
di “sbocciare” (neologismo che sta per
stappare, ndr) senza ritegno bottiglie da
250 euro (ovvero “due gambe
e mezzo” secondo le unità di
misura della Milano di notte,
ndr) seduti a un tavolo riser-
vato. Naturalmente con tanto
di selfie a fianco delle amiche
e orologio di lusso ben in vista
al polso».
Un mondo e un approccio
perfettamente fotografati da
un termine slang che non è
difficile interpretare: «cazzo-
mene...», ovvero, lo slogan di
un’esistenza nel segno dell’e-
donismo e dei soldi, abbinati
a un totale disinteresse per
tutto quello che succede in-
torno. Nella vita reale, nella
società, nella politica.
«Nel contesto di cui par-
liamo c’è un termine per tutti, anche
per chi se la spassa così: il “pettinero”.
A proposito di linguaggio, un altro segno
di appartenenza è l’abitudine a disartico-
lare le parole invertendo la sillabazione:
madre diventa drema, padre si trasforma
in drepa e così via...» aggiunge Tomasi.
Che ci introduce a un’altra figura
chiave nella coreografia di questo biz-

zarro universo notturno meneghino.
«La shampista, ovvero l’arrampicatri-
ce sociale che nel locale figo di Milano
si sente una diva quando si immortala
con il calciatore, il vip o l’influencer di
turno. La shampista vive postando in
modalità ossessivo-compulsiva: i selfie
di una vacanza che inizia all’aeroporto
e prosegue incessante attraverso mille
varietà di immagini in bikini a tutte le
ore del giorno e della notte...».
Nella piramide sociale di
queste notti c’è poi un ruolo
chiave, quello del pr che ha tra
le mani i preziosissimi taglian-
di per gli accessi ai club e alle
discoteche: «Il pr che conta
detiene il più alto numero di
ingressi e sulla vendita di un
biglietto che potrebbe costare
20 euro ne guadagna magari
otto. A quel punto, cede una
quota dei suoi tagliandi a un
altro pr che li rivende con un
guadagno di 5 euro a ingresso.
Quindi, il pr più importante e
influente si intasca tre euro
senza muovere un dito.
Questo passaggio delle
prevendite da un pr all’al-
tro è infinito e si conclude
quando entrano in scena i cosiddetti
pr moscerini, l’ultima ruota del carro,
ovvero quelli che dalla vendita dei bi-
glietti non guadagnano nemmeno un
euro. Il compenso per il loro lavoro è
ostentare un pass o un paio di pass per
entrare gratis in discoteca e, magari,
farsi qualche free drink». ■
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PAGANTE NON ESISTE


MILANO
DA BERE
Il romanzo
Destinazione
privé
(Mondadori) offre
uno spaccato
della realtà
notturna giovanile
milanese.

di Gianni Poglio
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