20 Venerdì 13 Settembre 2019 Il Sole 24 Ore
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FALCHI & COLOMBE
LA BCE HA SCELTO
LA ROTTA MEDIANA
TRA I RADICALISMI
—Continua da pagina
I
l primo punto fermo è che il mandato della Bce non
cambierà: l’obiettivo prioritario della politica mone-
taria continuerà a essere la stabilità monetaria. Il
mandato non cambierà perché a oggi non ci sono né
le ragioni economiche né le condizioni politiche per-
ché ciò avvenga. Dal lato delle ragioni economiche,
non esiste alcuna evidenza empirica che un diverso
mandato della Bce sarebbe correlato a migliori perfor-
mance macroeconomiche. Anzi, è vero il contrario. Dal
versante delle condizioni politiche, modificare il man-
dato della Bce richiede una unanimità dei Paesi membri
dell’Unione, che è oggi evento impossibile.
Il secondo punto fermo è che l’efficacia della politica
monetaria dipende oggi in modo determinante dal bi-
nomio tra andamento delle aspettative e credibilità
della banca centrale. Ed è proprio l’andamento delle
aspettative inflazionistiche una rilevante preoccupa-
zione odierna della Bce. L’interazione tra quello che gli
operatori - mercati, imprese e risparmiatori - pensano
e fanno da un lato, e quello che le banche centrali fanno
e dicono dall’altro è il cuore del meccanismo di tra-
smissione della politica monetaria.
Il terzo punto fermo è che lo scenario macroeconomi-
co dei prossimi mesi sarà caratterizzato dalla rilevanza
dell’incertezza, la cui dinamica potrà essere alimentata
da più di una fonte, alcune già note - guerre commercia-
li, Brexit, recessione - altre possibili - squilibri nei Paesi
ad alto debito, o negli emergenti. L’incertezza e l’aumen-
to delle probabilità di recessione per l’euro area - che
Draghi ha confermato esserci - vanno mano della mano.
Dati i tre punti fermi, la Bce potrebbe trovarsi davanti
a un bivio. Il bivio è tra una politica
monetaria ipertrofica - gradita alle
colombe - e una minimalista - gradita
ai falchi. La politica monetaria iper-
trofica si poggia sul presupposto che
per influenzare nella giusta direzione
le aspettative occorre accentuare il
tratto non convenzionale della azione
monetaria: occorre dare segnali sem-
pre più forti che l’azione della Bce in-
nalzerà la dinamica dei prezzi. Segna-
li di un approccio ipertrofico della Bce
potrebbero essere dati modificando sia gli obiettivi che
gli strumenti. Riguardo all’obiettivo, si può modificare
il target della Bce, rendendolo più ambizioso: passare
dall’attuale “meno, ma vicino al %”, a un livello di infla-
zione più alto - come il %, citato da Draghi - oppure
modificandolo, guardando al livello dei prezzi. Per quel
che concerne gli strumenti, l’approccio ipertrofico può
giustificare nuovi esperimenti di politica monetaria in
tutte e tre le tecniche che oggi caratterizzano l’operato
della Bce: tassi di interesse, operazioni in titoli sui mer-
cati finanziari, annunzi vincolanti, perfino ipotesi di
iniezioni dirette di liquidità nei portafogli dei cittadini.
Ma la Bce esclude l’ipertrofia monetaria.
Allo stesso modo la Bce esclude l’approccio minima-
lista, che è agli antipodi di quello ipertrofico. L’assunto
di base è che l’ultra-espansione monetaria non fa che
condizionare negativamente le aspettative: se la politica
non convenzionale diventa la normalità, segnala a mer-
cati e operatori una endemica difficoltà strutturale del-
l’economia a ristagnare, che spinge a rinunciare, o
quanto meno a posticipare, le scelte di consumo, inve-
stimento, credito. Ristagno chiama ristagno. Provare a
stupire i mercati può avere solo effetti nulli, imprevedi-
bili o addirittura controproducenti. Solo normalizzando
la politica monetaria la Bce darebbe un segnale credibi-
le. Anche l’approccio minimalista ha implicazioni sul
disegno di obiettivi e strumenti. Riguardo all’obiettivo,
il target va confermato, anzi dovrebbe essere ridotto -
ad esempio, all’%, anch’esso citato da Draghi - per
prendere atto della caduta del rischio inflazione. Per
quel che concerne gli strumenti: i tassi di interesse do-
vrebbero lasciare il territorio negativo; le operazioni sui
mercati finanziari dovrebbero minimizzare il rischio di
accomodamento rispetto all’indisciplina fiscale; gli an-
nunzi vincolanti dovrebbero essere eliminati, perché a
maggiori certezze di espansione monetaria futura corri-
spondono maggiori incentivi a posticipare le scelte di
consumo, investimento e credito. La Bce di Draghi ha
evitato il bivio: l’abbassamento dei tassi c’è stato, ma
ammortizzato; l’espansione monetaria anche, ma ridot-
ta; gli annunzi vincolanti privati della data, quindi esi-
stono, ma sono meno certi. Tra i due scogli delle scelte
estreme dell’ipertrofia e del minimalismo, la Bce ha de-
ciso di guadare nel mezzo, nella convinzione che la rotta
mediana, tra i radicalismi opposti dei falchi e delle co-
lombe, continui a essere quella giusta.
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IL DECLINO RUSSO: DA POTENZA A GUASTATORE
L
a Russia di Vladimir Putin
si è rivelata il convitato di
pietra del recente Summit
G di Biarritz. Se l’obietti-
vo prioritario dell’incon-
tro, come in una dichiara-
zione del presidente francese Em-
manuel Macron, era ridurre le ten-
sioni commerciali infiammate dai
dazi di Donald Trump ed evitare che
la guerra commerciale esplodesse
ovunque, in pratica i leader hanno
rinunciato a trovare un accordo con
il presidente americano. E ciò, tanto
sul commercio e sui cambiamenti
climatici quanto sulla stessa Russia
che Trump vorrebbe riammettere
nel “club”, dopo la sospensione nel
per l’annessione della Crimea,
come partner utile per risolvere le di-
spute internazionali.
Va detto che l’idea di una Russia
pragmatico alleato dell’Occidente
era stata esplorata anche da George
W. Bush e da Barack Obama all’ini-
zio delle loro presidenze. Col senno
di poi, si può affermare che la priori-
tà data al conseguimento degli
obiettivi di Washington ha condotto
talvolta a sottovalutare o a distorce-
re le finalità politiche di un autocrate
come Putin. Il gioco a somma zero
con cui il Cremlino persegue il suo
revival nazionalistico, visto da
Washington, può sembrare talora
vantaggioso. Adesso, un presidente
spregiudicatamente realista come
Trump lo ritiene conveniente per in-
debolire sia Pechino sia l’Ue.
Tuttavia, è opportuno valutare
più a fondo la consistenza della vici-
nanza della Russia alla Cina. Malgra-
do esse siano unite nella non accetta-
zione dei valori occidentali, l’asim-
metria economica di questo rapporto
mostra che la Russia è un gigante dai
piedi d’argilla. Pur essendo Pechino
il secondo maggior partner commer-
ciale di Mosca, dopo l’Ue, per i cinesi
il mercato russo è secondario: Mosca,
per scambi complessivi, non rientra
fra i primi dieci partner.
Altrettanto squilibrata è la confi-
gurazione dei commerci. Secondo
Leon Aron, direttore dei Russian stu-
dies all’American enterprise institu-
te, i tre quarti dell’export russo in Ci-
na sono costituiti da materie prime,
in particolare greggio, legno e car-
bone. Invece, la Cina esporta in Rus-
sia prodotti manifatturieri composti
al % da beni di consumo e al %
da prodotti tecnologicamente sofi-
sticati come elettronica e macchina-
ri. Perfino il completamento entro
l’anno del gasdotto siberiano am-
plierà tale divario sancendo il ruolo
di Mosca come fornitore di materie
prime con un modello di scambio
che un tempo si sarebbe definito
“coloniale”. Il gasdotto per Pechino
risponde più a logiche di diversifica-
zione delle fonti di energia rispetto
a fornitori come Turkmenistan, Au-
stralia e Qatar che a mere scelte di
alleanze strategiche con Mosca.
Può sorprendere che un Paese con
ambizioni di grande potenza milita-
re, nel , abbia ricavato dal-
l’export agricolo più di quanto abbia
ottenuto dalla tradizionalmente ro-
busta vendita di armamenti. Con Pu-
tin, nel , la Russia è tornata a es-
sere, per la prima volta dai tempi de-
gli zar, il principale esportatore di
grano. Mentre scarseggiano gli inve-
stimenti in tecnologia digitale e in-
frastrutture fondamentali per favo-
rire un sistema economico moderno.
La bassa potenzialità di crescita resta
una dura sfida per la Russia anche a
giudizio della Banca mondiale.
L’interdipendenza fra le econo-
mie russa e cinese rimane limitata.
L’economia cinese è più di sette vol-
te più grande e, al contrario di Mo-
sca, esporta tecnologie avanzate co-
me Ict, computer e auto. Pechino è
assai più interdipendente con Euro-
pa e America di quanto lo sia con
Mosca. Secondo il Rhodium group,
il colosso asiatico, nella sola prima
metà del , seppur con un netto
calo rispetto al dovuto alla
guerra dei dazi, ha investito mi-
liardi di dollari sul mercato Ue e cir-
ca miliardi negli Stati Uniti. Ma in
quattro anni, dal al , ha im-
di Adriana Castagnoli
I
n questi giorni si è improvvisa-
mente riacceso il dibattito sul Ce-
ta e sulla sua ratifica da parte del
Parlamento italiano, con qualche
scintilla nell’ambito della mag-
gioranza. Alimentare di nuovo
polemiche è l’ultima cosa di cui il no-
stro Paese ha bisogno, specie, come
sarebbe nel caso del Ceta, su questio-
ni che coinvolgono la nostra appar-
tenenza all’Unione europea e la no-
stra capacità di trovare alleanze.
Ma il problema non è gettare ac-
qua sul fuoco per sopire le polemi-
che: piuttosto, questa può essere
un’occasione per “rigirare” in positi-
vo, come opportunità e banco di pro-
va della volontà di collaborare anche
dell’Europa, una questione spesso
affrontata - sia dai sostenitori che dai
detrattori del Ceta - con semplifica-
zioni talvolta eccessive.
Per la cronaca, il Ceta (Com-
prehensive economic and trade
agreement) è un trattato internazio-
nale di ampio respiro che prevede -
accanto ad altre forme di coopera-
zione - un accordo commerciale di
libero scambio tra Canada e Unione
europea. Il trattato, conformemente
alla procedura prevista in questi casi
dalla Ue, è stato negoziato dalla
Commissione europea ed è entrato
in vigore in forma provvisoria, il
settembre , in attesa della suc-
cessiva fase di ratifica da parte degli
Stati membri della Ue. Va anche ri-
cordato, al riguardo, che i parlamen-
ti dei singoli Stati membri non han-
no alcun potere di emendare l’accor-
do, né di porre condizioni alla sua
ratifica: possono solo decidere di
non ratificarlo, esercitando una sor-
ta di potere di veto, con conseguenze
che sarebbero molto pesanti non so-
lo e non tanto perché metterebbero
a repentaglio la definitiva entrata in
vigore dell’accordo, ma perché mi-
nerebbero alla base la credibilità del-
la Commissione europea come ne-
goziatore in qualunque futuro nego-
ziato internazionale.
Al momento, sono gli Stati
membri che hanno già ratificato il
Ceta (Austria, Repubblica Ceca, Da-
nimarca, Estonia, Spagna, Portogal-
lo, Danimarca, Croazia, Lituania,
Lettonia, Malta, Svezia, Finlandia,
Regno Unito e Francia) e le recenti
turbolenze innescate dagli agricol-
tori francesi, che hanno dato non
pochi grattacapi al presidente Em-
manuel Macron, confermano che
per il settore agroalimentare si tratta
di un tema controverso.
Dal punto di vista dell’analisi eco-
nomica, come vale del resto per tutti
gli accordi di liberalizzazione com-
merciale, il Ceta è destinato a genera-
re benefici ampi e diffusi, specie per
i Paesi, come l’Italia, vocati all’espor-
tazione e portati comprare all’estero
materie prime da trasformare: meno
dazi significa importazioni più a
buon mercato e maggiori possibilità
di accedere ai mercati esteri per lo
sbocco delle proprie esportazioni. In
più, il diffondersi di accordi di libera-
lizzazione può essere un antidoto al-
la globalizzazione “muscolare” alla
Trump - scandita dai continui e re-
pentini “stop and go” di minacce e
riappacificazioni - nel cui ambito un
Paese piccolo come l’Italia non può
che affidarsi alla partecipazione coo-
perativa alla Ue e al rispetto degli ac-
cordi che essa sottoscrive.
Dunque, in questa prospettiva e
nel suo complesso, il Ceta converreb-
be, per cui mettersi di traverso nella
procedura di ratifica a livello nazio-
nale non avrebbe molto senso. È pur
vero, tuttavia, che sul fronte del com-
mercio agroalimentare l’accordo
presenta non pochi punti sensibili e
controversi: la poca trasparenza del-
le trattative, la mancata occasione di
estendere la lista dei prodotti a indi-
cazione geografica tutelati dall’ac-
cordo, le problematiche sulle barrie-
re non tariffarie su salute, ambiente
e lavoro, il rischio che esso possa ge-
nerare un abbassamento degli stan-
dard di qualità e che dia sempre più
diritto di cittadinanza a prodotti di
Italian sounding che possono dan-
neggiare il processo di valorizzazio-
ne del vero made in Italy (Parmesan,
San Daniele canadese, etc).
In ogni caso, il tema è complesso
e la discussione politica non si può
semplificare nel posizionamento pro
e contro il Ceta, specie quando que-
sto si basa sul richiamo di dati estem-
poranei di export o import degli ulti-
mi anni o mesi, che di per sé non di-
mostrano nulla, essendo molte altre
le variabili in gioco. Insomma, si può
e si deve evitare di buttare il bambino
con l’acqua sporca, ma non è giusto
chiedere all’agricoltura di fare co-
munque buon viso a cattivo gioco.
Come si diceva all’inizio, la que-
stione si può rigirare in positivo av-
viando immediatamente, ancor pri-
ma della discussione in Parlamento,
di Raffaele Borriello
MOSCA E PECHINO
SONO UNITE DAL
RIFIUTO DEI VALORI
OCCIDENTALI,
MA LA LEADERSHIP
È CINESE
piegato in Russia miliardi, molto
meno di quanto dedicato ad alcuni
Paesi subsahariani come la Nigeria.
D’altronde, la storia dei rapporti fra
le due nazioni è densa di contrasti.
Stalin e Mao avevano visioni con-
trapposte del modello comunista. I
dissidi continuarono anche dopo la
morte del segretario del Pcus, giun-
gendo alla rottura nel -. Fu
l’America, con il presidente Nixon e
il suo abile consigliere Kissinger, ad
aprire alla Cina la strada che l’avreb-
be condotta a essere la seconda po-
tenza economica mondiale.
Il punto è che sullo scenario in-
ternazionale Mosca può essere un
muscoloso guastatore, ma non ha
più le carte per un ruolo di leader-
ship. La recente escalation sui mis-
sili nucleari con gli Stati Uniti, è
un’ulteriore dimostrazione delle ro-
vinose logiche che sottendono que-
sti rapporti asimmetrici. Benché il
Cremlino destini il ,% del Pil alle
spese militari (contro il ,% degli
Usa), il suo sistema economico ri-
stagna. La Russia dipende dalla Cina
assai più di quanto la Cina dipenda
dalla Russia e, pertanto, non può
confrontarsi con essa. Un’anacroni-
stica nostalgia del passato alimenta
le ambizioni geopolitiche del Crem-
lino che risultano, perciò, altrettan-
to velleitarie che pericolose.
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un percorso di riflessione in sede eu-
ropea per integrare l’accordo esi-
stente per la parte agricola: una sorta
di Ceta , o se si preferisce un allegato
al Ceta, da negoziare con il Canada -
stavolta in modo più trasparente e
partecipato - ed esplicitamente rivol-
to a tenere meglio conto delle esigen-
ze e della distintività di ampie realtà
dell’agricoltura europea.
Con un po’ di ottimismo, si può
credere che ci siano le condizioni
per una operazione virtuosa di que-
sto tipo: il bisogno del nuovo gover-
no di dimostrare la sua capacità di
generare cooperazione politica più
che conflitti da dirimere; il suo
orientamento europeista e la mi-
gliore posizione dell’Italia negli
equilibri della Ue rispetto al recente
passato; il comune interesse che su
questo terreno condividiamo con la
Francia; il fatto che Phil Hogan, il
nuovo commissario al Commercio,
viene dall’esperienza del portafo-
glio agricolo e dunque avrebbe tutta
le conoscenze e le sensibilità neces-
sarie per negoziare al meglio un Ce-
ta di interesse agricolo.
Su questa linea sembra essere an-
che l’ultima dichiarazione della nuo-
va ministra Teresa Bellanova: «Il Ce-
ta è in vigore, abbiamo bisogno di fa-
re un ragionamento con il mondo
della rappresentanza, analizzare i ri-
sultati e capire insieme cosa fare in
sede europea per apportare le modi-
fiche che dovessimo ritenere fonda-
mentali». Sono dichiarazioni di buon
senso, un punto da cui partire.
Direttore generale dell’Ismea
© RIPRODUZIONE RISERVATA
È AUSPICABILE
UNA RIFLESSIONE
IN SEDE EUROPEA
PER INTEGRARE
L’INTESA
ESISTENTE
IL SOLE 24 ORE,
12 SETTEMBRE
Gianmarco
Ottaviano ha
spiegato che i
dazi si possono
sconfiggere solo
se ritorna la piena
fiducia in un
sistema condiviso
di accordi.
Il leghista Michele
Geraci ha
dichiarato che
«Ceta e Mercosur
saranno un banco
di prova per il
nuovo governo».
Fondato nel 1865 QuotidianoPolitico Economico Finanziario Normativo
€ 2 in Italia — Giovedì 12 Settembre 2019 — Anno 155°, Numero 251 — ilsole24ore.com Poste italiane Sped. in A.P. - D.L.
/
conv. L. /
, art. , C. , DCB Milano
FTSE MIB21891,57+0,10%|SPREAD BUND 10Y152,90-3,80|€/$1,1003-0,34%|BRENT DTD64,02-2,29%| Indiciumeri N w PAGINE 30-
9 7 7 0 3 9 1 7 8 6 4 1 8^21909
STIME DELLA RAGIONERIA Le pensioni anticipate nel e peserannoper lo ,% del Pil
I pensionamenti agevolati da «Quota » e dalle altre misure in-trodotte dal governo gialloverdeaumentano l’incidenza della spesaprevidenziale sul Pil di oltre
mi-liardi fino al
, lo ,
% in mediad’anno. Lo rivela la Ragioneria ge-
nerale dello Stato nel report annua-le sulle tendenze della spesa pen-
sionistica e socio-assistenziale dimedio-lungo periodo. In particola-re, si prevede un picco di maggioriuscite per , miliardi nel biennio
-
, gli ultimi due anni della sperimentazione triennale previstadal Decretone di gennaio (+ ,%).
Dal documento emerge che la spesasul Pil raggiungerà un picco del ,% nel
, e negli anni seguentinon scenderà sotto il ,% fino al
, anche perché in questi anni èprevisto il pensionamento dei baby
boomer. Allerta dei tecnici Mef: lo stop degli adeguamenti automaticialla speranza di vita è un danno. Colombo e Rogari—a pag.
Quota 100 costerà 63 miliardi al 2036
Maxi offertadi Hong Kong
per la Borsadi Londra
IL RISIKO DEI LISTINI
Dalla fusione delle due piazze un gruppo che vale oltre miliardi di dollari
MODA, AMBIENTE E SOSTENIBILITÀ
Una mossa strategica con timing op-portunistico. È probabilmente questoil senso della maxi offerta preannun-ciata dalla Borsa di Hong Kong sul London Stock Exchange (Lse), di cuifa parte Borsa italiana. L’offerta, chevalorizza il gruppo
, miliardi di
sterline (
, miliardi di euro) non sembra aver scaldato la corteggiata. Hong Kong vuole portare avanti conqualsiasi modalità (amichevole o me-no) la sua proposta, che arriva in un momento difficile per l’intero RegnoUnito, alle prese con l’uscita dalla Ue.
Da ricordare che Lse sta acquistandoRefinitiv per
miliardi; se l’opera-Kong. zione dovesse andare in porto Lse di-venterebbe troppo grande per HongAntonella Olivieri —a pag. Gucci, nel 2020 produzionisolo con fonti rinnovabili Ricalcolare il futuro. Nel giro di pochi mesi Gucci vuole azzerare la propria impronta ambientale: «È l’interesse del pianeta e delle generazioni a venire»ambizioso: arrivare al % di energia da fonti rinnovabili entro il
, racconta il ceo Marco BizzarriFiliera carbon neutral già oggi grazie ai progetti di riforestazione, taglio di emissioni e un obiettivo (nella foto).Giulia Crivelli—a pag.
Opa da miliardi di europer il Lse che controllaanche la Borsa di Milano
PARLA GERACI (LEGA)Ceta e Mercosur bancodi prova per il governo Michele Geraci, sottosegretario inquota Lega dello Sviluppo economi-
co nel precedente governo, ha ricor-dato le partite ancora aperte sull’ap-provazione del Ceta e sui trattatidell’Unione europea con Stati Unitie Mercosur.—a pagina
«Sarebbe buono riuscire a completaresubito la lista della squadra per essereattivi quanto prima» ha detto il pre-mier Conte. E questa è l’intenzione condivisa dai dem Zingaretti e France-schini: nominare i sottosegretari nel
Consiglio dei ministri di oggi per nontrascinare liti interne nocive all’imma-gine del governo. Ma le fibrillazioni continuano nei partiti di maggioran-za, soprattutto nel MS, dove Luigi DiMaio è attivo nel blindare i suoi: le no-mine potrebbero slittare. —a pagina
Alessi, storica azienda di oggetti didesign , mette alle spalle la crisi eper garantirsi un futuro apre le por-te al fondo inglese Oakley che entranel capitale con una quota del per cento. Per ora i dati dell’opera-
zione non sono noti.—a pagina
PANORAMA
Alessi pronta a ripartirecon l’aiuto del fondo Oakley
Conte: subito i nomidei sottosegretariMa è lite nel M5S LA SQUADRA DI GOVERNO
DESIGN
GIGANTI MALATI/5 L’allarme reattorinucleari spegnei sogni di gloria
del gruppo Edf
Conti pubblici: la riforma Ue parte da debito, tetti di spesa e golden rule
ESAME DELL’ECOFIN Conte vede von der Leyen:flessibilità per investiree regole di favore al Sud
Una regola della spesa aggiornata ecalibrata sulle prospettive di cresci-ta di ogni Paese, accompagnata daunainvestimenti collegati alle priorità limited golden rule per liberare
europee. E obiettivi di debito su mi-sura dei diversi bilanci nazionali daaggiornare ogni sette anni in base della cadenza classica della pro-grammazione europea, con ritmi diavvicinamento al target definiti inun accordo complessivo che chieda
ai Paesi più in salute di spendere dipiù. Sono i cardini su cui poggia laproposta di riforma delle regole eu-ropee in materia di conti pubblici, elaborata dallo European Fiscal Bo-ard (organo consultivo indipen-dente della Commissione Ue) che
sabato sarà all’esame dell’Ecofin informale ad Helsinki, dove farà l’esordio il neoministro Roberto Gualtieri. Gianni Trovati—a pag.
(^50) segnalate dagli indici che si Le situazioni di difficoltà per centosono tradotte in insolvenze Indici di allerta segnalatiè finitain una crisiGiovanni NegriMetà dei casi a pagina —
Cheo Condina—a pagina
(^519) milioniSomme (in euro) stanziate perfavorire i progetti in ricerca & Incentivi Pronti decretiper aiutareprogetti R&Se innovazione
sviluppo e innovazione
SCENARI Piazza Affari senza difese,
ma lo Stato ha lo scudo—Servizi a pagina
—Servizio a pagina
Alessandra Caputo e Gian Paolo Tosoni—a pagina
Il voto alto delle pagelle fiscali si estende anche a più attività. Questo uno dei punti chiariti dalla circolare /E. Oggi dalle , videoforum gratuito sul sito del Sole Ore sulle ultime novità in materia di Isa
Pagelle fiscali Il voto alto estesoanche a più attività Oggi alle 10,
il videoforum Isasul sito del Sole 24 Ore
BANCHE INGLESI NELLA BUFERA Polizze Ppi, scandalo da 50 miliardiSimone Filippetti—a pag.
Operazione condizionata alla rinuncia degli inglesi a Refinitiv per miliardi
Hsbc semprepiù potente,resterà anche
dopo Brexit
DOPO LE RICHIESTE TEDESCHE Bce, anche le banche italiane chiedono sconti sui tassi negativi
Le banche italiane temono un ulteriore taglio dei tassi da parte della Bce e, come già era accadu-
to per quelli del Nord Europa, chiedono a Francoforte che la politica monetaria «altamente accomodante» sia «accompa-gnata da misure che ne mitighi-no gli effetti negativi sulla reddi-
tività delle banche» come «un presso la Bce». sistema a più livelli per la remu-nerazione delle riserve detenute Cellino—a pag.
Elettricità, centrali ad accumuloper le energie rinnovabiliIl legame tra energia pulita e sistemidi accumulo è sempre più forte. La
speranza è che si arrivi velocementea una transizione energetica, capacedi fermare o rallentare l’emergenza climatica. Gli impianti eolici o solari accoppiati a batterie al litio stanno in-fatti diventando più competitivi dellecentrali a gas tanto che negli Usa molti
operatori puntano su grandi installa-zioni di accumulo o impianti ibridi afonti rinnovabili e batterie, anziché costruire centrali alimentate a gas na-turale. Elena Comelli—a pag.
IDEE E PRODOTTIPER L’INNOVAZIONE
3,4miliardi
Galimberti—a pag.
Confindustria «Sconto del 2%a chi pagacon le carte
Gettito annuale che, per il CsC, si avrebbe applicando una commissione del % sui prelievi mensili oltre i .
euroe disincentivisull’utilizzodel contante»
Difesa, spazio e digitale: così Goulard disegnerà la strategia industriale Ue Mario Draghi. Oggi presiede una delle ultime riunioni del board Bce nel mandato che scade a ottobre.
AL TAVOLO PER UN ACCORDO CETA 2
MIRATO ALL’AGROALIMENTARE