AMBIENTE
Quanti alberi ci vorrebbero
TECNOLOGIA
Che spasso
quel robot
I
ntelligenza artificiale fin che si vuole,
ma un po’ di ironia è molto meglio per
coinvolgere le persone. È questo il
motto degli ingegneri della Augsburg
University (Usa) che hanno progettato
Irony Man, un robot alto 30 cm capace
di esprimersi anche attraverso le
espressioni facciali e un tocco di ironia.
Che battuta! La macchina è infatti
capace di giocare con le parole e
aggiungere enfasi alle espressioni. Per
esempio, se deve esprimere il concetto
“Odio la pioggia. Di solito sono di
cattivo umore quando piove”, Irony Man
dice piuttosto “Super! Adoro la pioggia”
(con enfasi su “adoro” e un bel sorriso).
Nei test, una dozzina di studenti ha
dichiarato di preferire le conversazioni
con Irony Man a quelle con un robot
tradizionale. (L.D.M.)
SCIENZA
La sabbia di Hiroshima
N
ell’era che è stata definita dell’Antropocene, cioè l’epoca
geologica dell’uomo (quella in cui ci troviamo), ci sono città che
scompaiono in un giorno e intere spiagge che nascono dalle ceneri di
un’esplosione. È quello che è successo a Hiroshima nel 1945. La
città fu rasa al suolo il 6 agosto dalla prima bomba atomica della
storia, che disintegrò il 90% degli edifici su un’area di 10 chilometri
quadrati, uccidendo sul colpo più di 70mila persone e altrettante
negli anni seguenti per le radiazioni.
Spiagge sospette. Dei detriti generati nessuno si era più
preoccupato. Fino a quando Mario Wannier, geologo dell’Università
della California a Berkeley (Usa), nel 2015 si è accorto che le spiagge
intorno alla città avevano una composizione sospetta: è risultato che
contenevano granelli non di sabbia ma di detriti vetrificati provenienti
dall’esplosione (nella foto) contenenti ferro, alluminio, silicio, calcio,
carbonio... «Alcuni assomigliano a resti d’impatto di meteorite»,
commenta Rudy Wenk, coautore della ricerca, «ma la composizione
chimica è molto diversa». Si stima che ce ne siano una quantità
enorme, pari ad alcune migliaia di tonnellate. (A.P.)
T
ra i metodi suggeriti per combattere l’aumento di CO 2 in atmosfera
c’è quello di aumentare la superficie delle foreste; gli alberi infatti
assorbono il gas prodotto dalle attività umane. Una nuova analisi calcola
che piantare alberi su 900 milioni di ettari di terreno potrebbe rimuovere
circa 2/3 delle 300 gigatonnellate di anidride carbonica che gli uomini
hanno aggiunto all’atmosfera dal 1800. Gli autori, studiosi svizzeri,
francesi e italiani, volevano capire dove questa riforestazione potesse
avvenire. Analizzando quasi 80.000 fotografie satellitari, hanno
identificato le aree in cui potrebbero essere piantati gli alberi, senza
intaccare i territori usati per l’agricoltura o le aree urbane (v. dati sotto).
Ottimisti. Ma non tutti sono d’accordo sui calcoli e sulle reali possibilità.
Alcuni studiosi hanno fatto notare come l’analisi non tenga conto di molte
variabili (non tutti i terreni, in realtà, sarebbero ideali) e che il potenziale di
assorbimento non sia quello preventivato. Comunque, resta una proposta
per “ricostruire” le foreste, almeno sulle terre che l’uomo non usa. (M.Fe.)
gigatonnellate
LA QUANTITÀ
DI ANIDRIDE
CARBONICA EMESSA
DALLE ATTIVITÀ
UMANE IN
UN ANNO.
37
miliardi di ettari
LA SUPERFICIE
OGGI COPERTA
DA ALBERI (È UNA
PARTE DI QUELLA
CL ASSIFICATA
COME FORESTA).
2,8
gigatonnellate
LA CO 2 CHE
POTREBBE ESSERE
IMMAGAZZINATA
(2/3 DI QUELLA
EMESSA DALL’800
DALL’UOMO).
205
milioni di ettari
L’A R E A D A
COPRIRE DI ALBERI
(METÀ IN RUSSIA,
USA, CANADA,
AUSTRALIA, CINA,
BRASILE).
900
Anthropocene, Volume 25, March 2019, DOI: 10.1016/j.ancene.2019.100196
HCM Labs
Getty Images
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