È
fatto al 90% di acqua. Il resto sono sali minerali,
che gli danno sapore, un po’ di zuccheri e qual-
che vitamina (soprattutto la A e la C). Ed è perfetto per i
pomeriggi sotto l’ombrellone anche perché contiene meno
calorie di altri frutti. Oggi esistono più di mille varietà di co-
comero (o anguria; v. il riquadro a destra in basso), compre-
se quelle gialle, arancioni e persino bianche. Caratteristica
comune: la dimensione (può raggiungere i 20 kg). Inoltre,
del cocomero si possono mangiare anche i semi essiccati,
ricchi di magnesio e vitamine. E si può bere l’acqua d’angu-
ria, drink ottenuto dalla spremitura a freddo della polpa.
PER TERRE ARIDE
«I cocomeri sono frutti particolari detti peponidi, simili a
bacche ma dotati di un rivestimento esterno duro. Hanno
cioè un guscio, una polpa commestibile, e una parte inter-
na contenente i semi», spiega Renato Bruni, docente di
botanica all’Università di Parma e saggista. Secondo alcu-
ni studiosi, la ragione del suo successo è stata la selezione
artificiale con cui gli antichi coltivatori ne hanno enorme-
mente incrementato il contenuto in acqua. Questo, insie-
me a una buccia molto più dura di quella attuale, ha fatto
sì che venisse usato come una borraccia, diffondendosi nei
secoli dall’Africa all’Asia e all’Europa. Nel corso della sua
storia, oltre che passare da piccolo a grande, il cocomero
si è trasformato da amaro a dolce e da giallo a sempre più
rosso. Tra l’altro, il gusto dolce e il colore rosso della polpa
sono caratteri associati: selezionando un frutto sempre più
dolce, il rosso è venuto di conseguenza perché nel cocome-
ro i geni per questi due caratteri sono legati tra loro.
BENEFICI
E quanto alle sue proprietà nutritive? Contiene gli antios-
sidanti tipici della frutta. E un suo parente stretto, il Citrul-
lus colocynthis, è sotto osservazione da parte degli scienzia-
ti perché produce la cucurbitacina E, che si è rivelata una
molecola molto efficace per combattere alcuni tumori.
Secondo una ricerca condotta dall’Università di Mainz, in
Germania, e pubblicata lo scorso maggio, questa sostanza
è in grado di colpire le cellule cancerose che risultano im-
muni ai normali farmaci antitumorali. Gli esperimenti per
ora sono stati condotti soltanto in vitro, però.
di Silvia Bencivelli
Selezionato nell’antichità
perché dissetante, è, oggi
come ieri, un’ottima fonte
di sostanze antiossidanti.
UNA STORIA ANTICHISSIMA
Una recente ricerca condotta all’Università di Oxford sui geni ricavati da
una foglia della pianta di cocomero trovata in una tomba egizia ha
dimostrato che da oltre 3.500 anni coltiviamo angurie. Il team di ricercatori
guidato da Guillaume Chomicki è riuscito a ottenere una sequenza parziale
del genoma, ritrovando due geni fondamentali che sono presenti anche nei
cocomeri che mangiamo oggi. Uno di questi geni controlla la produzione
delle cucurbitacine, sostanze piuttosto amare. Nel cocomero di 3.500 anni
fa, dunque, c’era già stata la mutazione che disabilita questo gene, il che
significa che aveva una polpa dolce come le varietà moderne. L’altro gene
controlla la quantità di pigmento rosso, quindi la polpa era già del colore
che conosciamo anche noi. Il Dna analizzato ha inoltre rivelato che
quell’antica anguria era geneticamente molto simile a una varietà ancora
oggi coltivata in Sudan, il luogo dal quale il cocomero si diffuse in Egitto.
Energia in
30 100 grammi
kcal
IL GRANDE
COCOMERO
PRISMA ALIMENTAZIONE
VALORI NUTRIZIONALI PER 100 g
8 g CARBOIDRATI
0,6 g PROTEINE
112 mg POTASSIO
11 mg FOSFORO
10 mg MAGNESIO
8,1 mg VITAMINA C
0,037 mg VITAMINA A
0,2 g GRASSI
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