...E C’ERA LA POLPA
BIANCA E ROSSA
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Può essere fatto crescere con le forme più strane.
Ne esistono di cubici e a forma di cuore. Ed è stato
prodotto persino un (costosissimo) cocomero
piramidale. Il sapore, comunque, è sempre lo stesso.
1 Cina
67,6%
6 Vietnam
0,9%
11 Stati Uniti
1,6%
2 Turchia
3,4%
7 Afghanistan
0,7%
12 Messico
1%
3 Iran
3,3%
8 Sud Corea
0,6%
13 Russia
1,5%
4 Uzbekistan
1,7%
9 Algeria
1,6%
14 Spagna
0,8%
5 Kazakistan
1%
10 Egitto
1,4%
15 Brasile
1,8%
PRODUZIONE
La pianta
Tecnicamente il cocomero si chiama Citrullus lanatus: il
nome potrebbe far pensare a un frutto peloso, ma è la
pianta a essere “lanuta” in alcune sue parti, e solo
all’inizio della crescita. Come la zucca, lo zucchino, il
cetriolo e il melone è della famiglia delle Cucurbitacee,
alla quale appartengono numerose specie a uso
alimentare. Le Cucurbitacee infatti sono facili da
coltivare anche nelle regioni temperate, sebbene siano
originarie delle zone tropicali del Pianeta. La pianta è una
erbacea annuale che ha grandi foglie palmate e fusti che
possono aggrapparsi a eventuali sostegni perché dotati di
viticci. Una singola pianta può occupare diversi metri quadri di terreno.
In primavera fa fiori gialli dai quali poi si sviluppano i grandi frutti.
Nei quadri antichi si trovano numerose
raffigurazioni del cocomero, grazie alle quali gli
studiosi hanno potuto ricostruire che aspetto
avesse nel passato. Per esempio la natura morta
dipinta nella seconda metà del Seicento dal
pittore romano Giovanni Stanchi, detto Dei Fiori,
mostra un frutto con la polpa con ampie zone
bianche. Probabilmente era una varietà selvatica
oggi scomparsa. È plausibile anche perché altre
nature morte di pittori della stessa epoca (come
Abraham Brueghel) mostrano cocomeri più simili
a quelli che conosciamo noi oggi.
L’Italia è più o meno al 22esimo posto per la
produzione di cocomeri, con circa 450 mila
tonnellate all’anno. E da noi si coltiva soprattutto in
campo aperto. Gran parte dei cocomeri del mondo
però vengono da Oriente e Medio Oriente.
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10
?
Qualche anno fa si è diffusa la
notizia che il cocomero avrebbe
proprietà afrodisiache, soprattutto
sul maschio. L’equivoco deriva
dalla presenza di citrullina, oggi
allo studio come rimedio per
l’impotenza, nella buccia del frutto.
Peccato che, per assumere
quantità significative di citrullina, di
buccia bisogna mangiarne
parecchi chili, con effetti più
importanti (e meno piacevoli) sulla
digestione che sull’attività
sessuale. Meglio lasciar perdere.
È UN
AFRODISIACO?
Sì, la parola “citrullo” che in
Toscana viene usata per indicare
uno sciocco, un babbeo, deriva
da “cetriolo” (ed è probabilmente
di origine napoletana) che ha la
stessa radice del latino Citrullus,
nome scientifico del cocomero.
UN FRUTTO,
MOLTI NOMI
Il nome “cocomero” è quello
prevalente in Italia ed è derivato
direttamente dal latino. Ma in
Italia Settentrionale è più
frequente il nome “anguria”, di
derivazione greca (interessante
notare che in greco moderno la
parola “anguri” significa
“cetriolo”, che del cocomero è
parente stretto). In Italia
Meridionale lo si può chiamare
anche “melone d’acqua”. Altri
nomi del cocomero, di impiego
regionale e spesso legati a
varietà particolari, sono “pateca”
(a Genova) e “sindria” (in certe
zone della Sardegna).
Sei un citrullo!
è il peso più grande mai raggiunto
da un cocomero (registrato dal
Guinness dei Primati nel 2013).
159 kg
Altri
11,1%
7
9
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