di Marco Ferrari
Per la nostra specie
il movimento è
indispensabile:
l’evoluzione ha
fatto dell’uomo un
maratoneta, con una
resistenza fisica maggiore
di quella degli animali
che ha cominciato
a cacciare.
I
safari fotografici, in Africa, possono essere
emozionanti. Ma molto più spesso si risol-
vono in ore di attesa, davanti a un branco di
leoni o di zebre che dormono o ruminano.
Non parliamo poi delle grandi scimmie, che pas-
sano il tempo a sgranocchiare frutta o pescare
termiti, se non addirittura a spulciarsi, litigare e
scambiarsi opinioni sul vicino. Insomma, non
sembra che gli animali si muovano poi così tanto.
«Da poco sono arrivato a capire che cosa la pigri-
zia delle scimmie ci dice sull’evoluzione umana»,
spiega l’antropologo Herman Pontzer della Duke
University in un recente articolo su Scientific
American. A differenza degli scimpanzé e dei go-
rilla infatti la nostra specie, nella media, non sta
mai ferma. Si muove, cammina, corre, si agita, dal-
le palestre occidentali dove sudano gli attori agli
altopiani dove corrono kenyoti o boliviani.
TRA CORSA E DIVANO
Perché l’esercizio, il movimento, la corsa sono una
parte indispensabile della vita dell’uomo? Perché
sono adattamenti che risalgono a milioni di anni
fa, che sono forse scritti (in qualche modo) nei
nostri geni e sono necessari alla nostra sopravvi-
venza. Questo è quello che pensa Daniel Lieber-
man, che insegna biologia evolutiva umana alla
Harvard University, negli Usa. Ha appena conse-
gnato le bozze di un libro proprio sull’evoluzione
del movimento fisico nell’uomo, e ha scritto nu-
merosi articoli scientifici sull’argomento.
L’idea di Lieberman è però più complessa e la
chiama “il paradosso dell’esercizio”: perché, no-
nostante il nostro corpo sia fatto per correre e i
benefici dell’esercizio fisico siano evidenti (vedi
articolo seguente), la gente tende a evitarlo e appe-
na possibile si “accascia” sul divano? La risposta è,
ancora una volta, nella nostra storia.
Circa 7 milioni di anni fa i nostri lontanissimi
antenati si trovarono davanti a una “scelta evo-
lutiva”. L’Africa, infatti, si stava trasformando: la
foresta lasciava spazio a una distesa meno fitta
di alberi, poi alla savana alberata o addirittura
alle grandi distese di erbe che anche oggi carat-
terizzano nazioni come Tanzania, Kenya, Etiopia
e Sudafrica. I nostri antenati, e così molte altre
specie animali che abitavano la foresta africana,
dovettero quindi “scegliere”: cambiare o estin-
guersi. Non era certo una scelta conscia; era det-
tata e diretta solo dalla selezione naturale. Le
strutture del corpo, infatti, cambiano nel giro di
centinaia di generazioni, senza che nessun indi-
Getty Imagesviduo “decida” veramente come modificarle.
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Il corpo umano