Focus - 09.2019

(Darren Dugan) #1

G


iacomo Gentili è il capovoga. Ha 22 anni, è
di Cremona, è il più estroverso. Andrea Pa-
nizza ha 21 anni, viene da Lecco, è il più
giovane, il più taciturno. Filippo Mondelli
ha 25 anni, è di Como, curioso e riflessivo. Anche Luca Ram-
baldi ha 25 anni, è di Ferrara, carattere e personalità, il leader
naturale. Quattro ragazzi, quattro Fiamme Gialle. Talento e
determinazione per il quattro di coppia azzurro, un fiore all’oc-
chiello del nostro canottaggio (4 medaglie olimpiche, 12 meda-
glie iridate). La conta dei titoli conquistati da ciascuno di loro
è impressionante. Insieme hanno vinto il Campionato del
mondo 2018 a Plovdiv, a vent’anni di distanza dall’ultimo Mon-
diale ottenuto dall’Italia del remo. Ma guai, per ora, parlare dei
Giochi di Tokyo: «Non c’è nulla di garantito. Sarà necessario
entrare tra i primi otto ai Mondiali che si terranno in Austria
dal prossimo 25 agosto», spiega Rambaldi. «E, nel caso, non è
detto che la Federazione scelga proprio noi quattro, perché si
qualifica la barca italiana non il suo equipaggio».

UNA SCELTA DI VITA
Dunque, incertezze e fatica: in palestra e in acqua, a Sabaudia
(Latina) o a Piediluco (Terni), con un programma di allena-
mento serratissimo per uno sport tecnicamente molto com-
plesso: «Più che altro per noi conta la passione», dice Mondelli,
«che ci ha portato a compiere una scelta precisa e a mettere
in secondo piano ogni altro aspetto della vita: famiglia, ami-
ci, fidanzate. Ottenendo in cambio la possibilità di misurarci
ai massimi livelli». Il punto di vista è condiviso: «L’ambizio-
ne diventa una molla che permette di inseguire un traguardo

importante, di mantenerci concentrati e dedicati», racconta
Panizza, «e di vivere nel presente. Poi vedremo. Facciamo tutti
parte della Guardia di Finanza e per ora questa è un’opportu-
nità. Ciò che accadrà una volta terminata la carriera agonistica
dipenderà da uno scenario che ora non possiamo considera-
re». Anche perché l’ambizione, sino a oggi, ha ricevuto ade-
guate gratificazioni: «Be’, sì. Quando penso ai sacrifici», dice
Gentili, «penso anche che sono campione del mondo. Mi pare
uno stimolo importante». Hanno cominciato a vogare da bam-
bini, convivono dentro una barca che li costringe a un’armonia
assoluta, qualcosa di diverso dalla semplice amicizia.

DELICATE ALCHIMIE
Uno dietro l’altro, per ore, giorni, mesi, alla ricerca della per-
fezione: «Spiegare il ruolo del capovoga non è facile, mi viene
in mente il direttore d’orchestra, una cosa del genere», conti-
nua Gentili. «Ma qui conta avvertire cosa accade tra le pieghe,
i gesti, gli anfratti di una economia interna necessaria quanto
delicata, legata allo spostamento dei nostri pesi e all’avanza-
mento sull’acqua. Dunque non soltanto forza e potenza ma
sensibilità, sensazioni che mutano continuamente».
Proprio così: serve osservarli da vicino, accompagnarli du-
rante un allenamento per provare a comprendere questa or-
chestra acquatica che agisce lungo linee sottilissime, fatte di
dettagli da perfezionare continuamente. C’è forza fisica, po-
tenza, ovviamente. Ma soprattutto un’alchimia, un concerto
fatto di singole note che stanno nelle mani, nelle gambe, nel
fiato e soprattutto nella testa di questi ragazzi, abituati a muo-
versi come se fossero un solo atleta.

Puntare alle Olimpiadi richiede una


lunga preparazione e una dedizione


assoluta. Già ora, gli atleti del


canottaggio si allenano 7 giorni su 7.

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