Il Sole 24 Ore - 01.09.2019

(Jacob Rumans) #1

Il Sole 24 Ore Domenica 1 Settembre 2019 5


I fatti del giorno


Salvini a gran voce: voto subito


Leghisti in piazza, scontro con Fi


Mobilitazione generale. Il leader della Lega al Capo dello Stato: «Ponga fine al mercato


delle poltrone». Zaia invoca la rivoluzione, poi frena: «Rivoluzione della democrazia»


Barbara Fiammeri
ROMA

«Presidente Mattarella, basta, metta
fine a questo vergognoso mercato
delle poltrone, convochi le elezioni e
restituisca la parola e la dignità agli
italiani». Matteo Salvini va giù duro,
rivolgendosi direttamente al Capo
dello Stato. Prima con una dichiara-
zione inviata in mattinata alle agen-
zie poi in una conferenza stampa se-
rale a Pinzolo in cui ricorda al Presi-
dente della Repubblica di aver chiesto
alle forze politiche «un governo chia-
ro, coerente che possa lavorare per
anni» che non è certo «quello Pd-
Ms» e dunque: «Chi ha potere di de-
cidere, decida». Ma è una richiesta
che non attende risposta. A Salvini
serve per mantenere alta l’attenzione
e la tensione nel suo elettorato che,
come registrano i cali degli ultimi
sondaggi, non ha capito le mosse
agostane del Capitano, che dopo aver
fatto saltare l’alleanza con Luigi Di
Maio si ritrova a fare i conti con quello
che ha già bollato come un «governo
nato in provetta a Parigi e Bruxelles».
Anche tra i suoi in molti non hanno
capito. Ma non è questo il momento
dei bilanci bensì quello delle piazze,
che Salvini continua a riempire anche
in questi giorni per preparare «pan-
cia a terra la rivoluzione», come ha
detto l’altra sera sul palco nel comizio
vicino Padova il potente governatore
del Veneto Luca Zaia, sia pure una
«rivoluzione della democrazia» - ha
precisato ieri - fondata sulla« forza
delle idee e dell’impegno politico».
La Lega si stringe attorno al suo
leader che, per quanto ammaccato,
mantiene ben saldo il primato del
Carroccio tra le forze politiche. Anche
l’attacco a Silvio Berlusconi va letto in

questa chiave: «Voglio dire una cosa
a Berlusconi: noi non abbiamo biso-
gno di niente e di nessuno. Non siamo
usciti da un’alleanza che non ci faceva
fare le cose per entrare in un’altra che
non ci fa fare le cose». Un vero e pro-
prio benservito quello di Salvini al Ca-
valiere, che venerdì aveva infierito sul
segretario del Carroccio ricordando il
suo tentativo in extremis di «resusci-
tare la sciagurata formula della mag-
gioranza gialloverde» e invitando a

riflettere «tutti gli elettori del centro-
destra». Di fatto Berlusconi ha messo
in discussione l’affidabilità di Salvini.
E lui lo ha ripagato con gli interessi.
«Salvini vuole sudditi non allea-
ti», ribatte Mara Carfagna. «È inac-
cettabile che ci paragoni ai stelle»
attacca la capogruppo al Senato
Anna Maria Bernini mentre la sua
omologa alla Camera, Mariastella
Gelmini, ricorda che Forza Italia è
stata tanto leale al centrodestra «al

punto da aver votato perfino alcuni
dei provvedimenti del governo
giallo-verde» come il decreto sicu-
rezza: «Salvini dovrebbe essere
lungimirante, da soli non si va da
nessuna parte. A partire dalle pros-
sime regionali.
Nonostante i nervi tesi, a livello lo-
cale in realtà l’alleanza tiene. Lo ha
confermato ieri sera lo stesso Salvini
che non vuole mettere a rischio i
prossimi appuntamenti elettorali.
«Gli italiani avranno diritto ad eserci-
tare democraticamente e pacifica-
mente la legittima difesa contro que-
sto Governo truffa», ha detto a Pinzo-
lo. L’attenzione è tutta rivolta alle im-
minenti elezioni regionali. La prima
data è quella del  ottobre in Umbria:
«Vogliono smontare quello che ab-
biamo costruito, ma ci saranno le ele-
zioni regionali, almeno queste non
potranno sospenderle».
Un test, quello umbro, che inevita-
bilmente si rifletterà a livello nazio-
nale perché sarà il primo verdetto
elettorale dopo la nascita del governo
Ms-Pd. Proprio per questo i dem si
stanno muovendo per allargare la co-
alizione anche ai pentastellati attorno
a un candidato civico. Salvini non se
ne preoccupa. Continua a martellare
sul nascente «governo delle poltro-
ne» per mobilitare il suo elettorato:
«Tireranno a campare per i prossimi
mesi, noi governeremo per i prossimi
 anni». Il leader della Lega sarà a
Terni il prossimo fine settimana alla
prima festa provinciale della Lega. Il
weekend successivo ci sarà Pontida,
poi i gazebo in tutta Italia per prepa-
rare l’appuntamento clou: la manife-
stazione del  ottobre a Roma, giusto
una settimana prima dell’apertura
delle urne in Umbria.
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In Veneto.
Il leader del
Carroccio Matteo
Salvini insieme al
governatore
leghista Luca Zaia
(sinistra)

ANSA

L’INTERVENTO

MATTARELLA, LA PRUDENZA DI ZINGARETTI


E I CALCOLI SBAGLIATI DEL CAPITANO


C


ome se si fosse incantato il
disco, Matteo Salvini conti-
nua a reclamare elezioni im-
mediate. Le ha chieste non
appena ha presentato una mozione di
sfiducia al governo, del quale era ma-
gna pars, che non è stata mai posta ai
voti per due motivi. Prima di tutto
perché la conferenza dei capigruppo
di Palazzo Madama ha dato la prece-
denza alle comunicazioni del presi-
dente del Consiglio Giuseppe Conte.
E poi perché il capo della Lega, vista la
mala parata, l’ha ritirata alla cheti-
chella. Ha chiesto di nuovo le elezioni
durante le consultazioni al Quirinale.
Abbracciando il brocardo latino se-
condo il quale repetita iuvant, ha rei-
terato la richiesta ancora giovedì e ie-
ri. Come dire, fuori tempo massimo.
Quando di qui a poco, salvo infortuni
dell’ultim’ora, Sergio Mattarella prov-
vederà alla formazione del governo.
Giovedì capitan Salvini ha dichia-
rato, papale papale, che «è in corso un
furto di democrazia». Ha aggiunto
che «una minoranza della minoranza
sta cercando di rientrare dalla fine-
stra dopo che gli italiani li hanno cac-
ciati dalla porta». E, rivolto al capo
dello Stato, ha detto che «è ancora in
tempo a dare la parola ai detentori del
potere. Siamo ancora in tempo a dare
la parola al popolo». Ora, è innegabile
che il governo prossimo venturo non
è in sintonia con il Paese reale. Lo
provano i risultati delle elezioni re-
gionali, delle elezioni europee e, per
quel che valgono, i sondaggi. Dei qua-
li fidarsi è bene e non fidarsi è meglio
perché sono mobili qual piuma al
vento. Ma bastano queste circostanze
per giustificare l’immediato sciogli-
mento delle Camere e il conseguente
appello al popolo?
A non crederci è lo stesso Salvini.
Difatti ha rotto il patto con i Cinque
stelle perché si è fidato del fermo pro-
posito di Nicola Zingaretti, rivelatosi
poi un uomo indeciso a tutto. Il segre-
tario del Pd era determinato a spalan-
care le porte alle elezioni perché si

sentiva un Giovanni senza terra. A ca-
po di un partito, certo. Ma non poteva
e non può minimamente contare su
gruppi parlamentari per lo più fedeli
a quella mosca tze-tze di Matteo Ren-
zi, che da buon fiorentino non si dà e
non dà pace a nessuno. Amici o avver-
sari che siano. Però Zingaretti, pres-
sato da ogni parte, ha poi preferito
imboccare la strada della realpolitik.
Insomma, Salvini ha fatto male i suoi
calcoli perché il segretario Pd al dun-
que si è comportato come Filippo Tu-
rati. «Sono il loro capo e li seguo».
Mancandogli la sponda di Zingaretti,
Salvini si è visto perduto.
E qui entra in scena Mattarella. Al
termine delle consultazioni del  e
 agosto, il presidente della Repub-
blica ha sollecitato decisioni chiare in

tempi brevi. E ha messo tutti con le
spalle al muro. O si forma un governo
che ottenga la fiducia dei due rami del
Parlamento. Un governo “per” e non
un governo “contro”, avrebbe chio-
sato al momento del reincarico un
Conte felice come una Pasqua. O, ec-
co la spada di Damocle agitata senza
tanti complimenti, si va dritti dritti
allo scioglimento parlamentare e a
nuove elezioni. Anche se, ha aggiun-
to l’inquilino del Quirinale echeg-
giando un mostro sacro del giure co-
me Costantino Mortati, è una spada
da non agitare «alla leggera». Tenuto
anche conto del fatto che si sarebbe
trattato di uno scioglimento dopo ap-
pena un anno e mezzo di legislatura.
Cosa mai accaduta.
So bene che risultati elettorali e re-
ferendari hanno portato a crisi mini-
steriali e anche a scioglimenti antici-

pati. Ma solo perché hanno avuto ef-
fetti moltiplicatori nei partiti e in Par-
lamento. Salvini ha provocato la crisi
di governo proprio allo scopo di in-
cassare i successi popolari. Ma, cadu-
ta la sponda di Zingaretti, la crisi mi-
nisteriale gli si è rivoltata contro. Ed
è rimasto a bocca asciutta. D’altra
parte, abbracciando il motto dell’Ac-
cademia del Cimento, Mattarella ha
provato e riprovato con un doppio
turno di consultazioni. E, come san
Tommaso, ha preso atto che un go-
verno appoggiato da una maggioran-
za parlamentare è possibile.
Un commissario alle crisi esem-
plare, Mattarella. Il  luglio scorso, in
occasione dell’incontro con la stampa
parlamentare, aveva tenuto una le-
zione di diritto costituzionale da
mandare a memoria. Aveva sottoline-
ato che «il Quirinale non compie scel-
te politiche». Unicuique suum. Esse
competono ai gruppi parlamentari,
aveva aggiunto. «All’insegna della
chiarezza e nel rispetto della Costitu-
zione». Mentre il capo dello Stato «è
chiamato dalla Costituzione – com’è
noto, come arbitro – al dovere di ga-
rantire funzionalità alla vita istituzio-
nale e nell’interessa del nostro Pae-
se». Non a caso una dottrina autore-
vole paragona l’inquilino del Colle al-
l’olio, che lubrifica gli ingranaggi
istituzionali e li rimette in moto.
Ma Conte, si dirà, è un trasformi-
sta. Ma anche il trasformismo non
può prescindere dai contenuti. E que-
sta sarà la difficile prova del fuoco che
dovrà superare. Aborrendo le tinte
forti, era un uomo in grigio prima e lo
è anche adesso. Un po’ come la Dc, un
uomo di centro che guarda a sinistra.
Ma appena appena, come la donna
incinta della storiella. E poi, diciamo-
cela tutta. Non è forse la storia d’Ita-
lia, a cominciare dal Connubio tra Ca-
vour e Rattazzi, costellata di trasfor-
mismi a non finire? È una condanna.
Ma, a volte, una risorsa.
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di Paolo Armaroli


PRIMI PROVVEDIMENTI

Con il nuovo Governo


già in pista di decollo


il Dl Sicurezza ter


Dalle osservazioni del Capo
dello Stato arriva la traccia
per rivedere la legge Salvini

ROMA

Nonostante nella sua ultima sortita
Luigi Di Maio abbia detto che «non ha
alcun senso parlare di modifiche ai
decreti sicurezza», se il governo gial-
lorosso nascerà uno dei primi provve-
dimenti sarà proprio quello che riscri-
ve la bandiera di Matteo Salvini. A
confermarlo è lo stesso leader Ms
quando aggiunge che si dovrà tener
conto delle «osservazioni» trasmesse
dal Capo dello Stato alle Camere in oc-
casione della firma sulla legge di con-
versione del decreto sicurezza bis. Ed
è probabile che per dare immediata
attuazione a quelle «osservazioni»
arriverà un decreto sicurezza ter.
Due i punti nel mirino: le sanzioni
sulla violazione delle acque territoriali,
che sono state aumentate «di  volte
nel minimo e di  volte nel massimo
determinato in un milione di euro,
mentre la sanzione amministrativa
della confisca obbligatoria della nave
non risulta più subordinata alla reite-
razione del reato»; l’aumento delle pe-
ne per i reati contro i pubblici ufficiali.
Mattarella nella missiva sottolinea che
una sanzione così alta qual è quella
comminata a chi viola le acque territo-
riali è assimilabile a una sanzione pe-
nale e pertanto - come sancito dalla
Corte costituzionale - deve esserci il ri-
spetto del principio di «necessaria pro-
porzionalità tra sanzione e comporta-
menti». Inoltre, lo stesso decreto sicu-
rezza fa riferimento alla convenzione
Onu sul diritto del mare che impone
allo Stato di «esigere che il comandan-
te di una nave che batta la sua bandiera,
nella misura in cui gli sia possibile
adempiere senza mettere a repenta-
glio la nave, l’equipaggio e i passeggeri,

presti soccorso a chiunque sia trovato
in mare in condizioni di pericolo».
Quanto invece alla norma sulle misure
di ordine pubblico, si sottolinea che la
qualifica di pubblico ufficiale è troppo
generica in quanto non riferibile solo
alle forze dell’ordine ma anche a «un
ampio numero di funzionari pubblici
statali, regionali e comunali nonché
soggetti privati che svolgono pubbli-
che funzioni»: dai vigili urbani ai di-
pendenti dell’Agenzia delle entrate,
dagli impiegati degli uffici provinciali
del lavoro agli ufficiali giudiziari, dai
controllori ferroviari ai direttori degli
uffici postali fino agli insegnanti. Una
platea troppo ampia ed eterogenea che
«impedisce al giudice di valutare la
concreta offensività delle condotte» e
nel caso di oltraggio «solleva dubbi
sulla conformità al nostro ordinamen-
to e sulla ragionevolezza di perseguire
in termini così rigorosi condotte di
scarsa rilevanza». La traccia del decre-
to sicurezza bis è già scritta.
—B. F.
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COLLE E NODO SANZIONI

1


Nei suoi rilievi al decreto
sicurezza il Colle ha
sottolineato: le sanzioni sulla
violazione delle acque territoriali
sono state aumentate «di 15 volte
nel minimo e di 20 volte nel
massimo determinato in un
milione di euro, mentre la
sanzione amministrativa della
confisca obbligatoria della nave
non risulta più subordinata alla
reiterazione del reato»

2


Il Colle ha sottolineato che
una sanzione così alta qual è
quella comminata a chi viola le
acque territoriali è assimilabile a
una sanzione penale

Il leader
della Lega
paragona
Fi a M5s.
«Inaccet-
tabile»
replicano
Bernini e
Gelmini

I risultati delle regionali,
delle europee e i sondaggi
non giustificano lo
scioglimento delle Camere
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