Corriere della Sera La Lettura - 25.08.2019

(sharon) #1

26 LALETTURACORRIEREDELLASERA DOMENICA25AGOSTO2 019


LibriProtagonisti


Perchifumaoingerisceregolarmente
cannabis,sedazioneeanestesiasonoun
problema.Perottenerel’effettosedativo
desiderato,peresempioperunacolonscopia,
servonodosimoltopiùaltedelnormaledi

Fentanyl,MidazolamePropofol.L’hanno
scopertoimedicidelColoradoprendendoin
esamecentinaiadicartellecliniche.Ecisono
conseguenze:alrisvegliosipossono
verificaredifficoltàrespiratorieeconvulsioni.

Lacannabisnemicadell’anestesia

{


Sopralerighe
diGiuseppeRemuzzi

Ilpoetadigitale


diVINCENZOSANTARCANGELO

i


KENNETHGOLDSMITH


Ctrl+C,Ctrl+V.
Scritturanoncreativa
Traduzione
di Valerio Mannucci
PRODUZIONI NERO
Pagine 288,e 20

L’autore
Kenneth Goldsmith (New
York, 1961: sopra) è poeta,
scrittore, artista e il
fondatore di UbuWeb
(ubu.com). È il primo poeta
laureato del Moma di New
York. Nel 2011 è stato
invitato dal presidente
Barak Obama a leggere
alcune sue poesie per
l’eventoACelebrationof
AmericanPoetryattheWhite
Housee nel 2018
l’Università di Bologna gli ha
conferito l’Isa Honorary
Fellowshipcome segno di
«apprezzamento per
l’ec cezionalecontributo dato
alla coscienza civica grazie
allo studio e alla pratica
della poesiaconcettuale». In
italiano sono stati pubblicati
Perderetemposuinternet
(traduzione di Luca Bianco,
Einaudi, 2017) eHillary.The
HillaryClintonEmails(a cura
di Francesco Urbano
Ragazzi,con testi diKenneth
Goldsmith,Francesco
UrbanoRagazzi ed
EmanueleCoccia,
Produzioni Nero, 2019)


P


oeta, scrittore, artista efondatore di UbuWeb,
il più importante archivio di poesia visiva e so-
noraconsultabile online,Kenneth Goldsmith
cospira da oltrevent’anni per quella chevor-
rebbe essere un’insurrezione nel mondo della
cultura. Convinto che, per la primavolta nella storia, la
scrittura sia in grado di alterare tutti i media checono-
sciamo, Goldsmith è un erede delle avanguardie moder-
niste, del loro gesto dirotturacon la tradizione.Stando a
uno studio citato inCtrl+C,Ctrl+V.Scritturanoncreati-
va(edito da Produzioni Nero), in un anno un americano
consuma 100 mila parole al giorno: iltesto digitale di-
venta lacontrofigura di quello stampato, un fantasma
nella macchina. Nell’epoca di internet, le parole creano
dipendenza, si accumulano all’infinito, indifferenziate,
ridotte in frantumi per riformarsi in nuove costellazioni
e poi essere fatte a pezzi ancora unavolta, in «una bufera
di linguaggio che induceall’amnesia». Secondo Gold-
smith «di fronteauna quantità ditestodigitale senza
precedenti, la scrittura ha bisogno di ridefinire sé stessa
per potersi adattare a un nuovoambiente segnato dal-
l’abbondanzatestuale». Piuttosto che il mito della crea-
zione, sono il riutilizzo, il plagio e la citazione a essere
onorati e sfruttati. Le lettere, per questo poeta ipermo-
dernista, sono «mattoni dacostruzione tutti uguali:
nessuna è più importante delle altre».

Lei si èformatocome scultore: pensa che sia rima-
sta qualche traccia dei suoi anni di apprendistato nel
suo lavoro di scrittore?
«Da studente pensavo che avrei potuto farecon il lin-
guaggio ciò che Marcel Duchamp ha fattocon gli oggetti
e John Cagecon i suoni. Quando spostiamo una parola
da uncontesto linguistico a un altro, la stiamo automa-
ticamenteforgiando,con un’operazione scultorea mol-
to simile a quella di Duchampcon i suoiobjettrouvé».
«Ricontestualizzare» è in effetti la parola d’ordine
di tutto il suo lavoro...
«Solitamentetendiamoaenfatizzarelequalità se-
mantiche delle parole, ma il modernismo ci ha insegna-
to a valorizzarne anche quelleformali, il loro aspetto so-
noro e visivo. Nell’era del digitale, il linguaggio può es-
sere prelevato e ricollocato in altricontesti,con un’ope-
razione di taglia-e-incolla, che lorende estremamente
corporeo, tangibile. Si effettuanocontinuamente opera-
zioni di dislocazione alla Duchamp: unafotocondivisa
su Instagram è ricontestualizzata ognivolta che viene vi-
sualizzata. In questo senso, ilweb è un gigantescorea-
dymadeduchampiano».
Un’altra costante del suo lavoro è la lottacontro il
mito della creatività.Per quale motivo?
«Amocosì tanto la creatività che ho deciso di distrug-
gere ciò che è diventatacon la rivoluzionetecnologica.
La creatività non è più creativa: è insipida e stereotipata.
Unmiocollega harealizzato un’analisiformale dei libri
finalisti al Booker Prize di alcuni anni fa».
E checosa ha scoperto?
«Che tuttiilibri erano sostanzialmentecopie l’uno
dell’altro,con tramecaratterizzate da fabule, intrecci e
scioglimenti molto simili. Anche l’uso della lingua era
pressoché identico. Tutti aspiravano a essere trasforma-
ti in film hollywoodiani, che a lorovolta sarebbero stati
tutti uguali. Eppure si tratta di quelle chevengono accol-
te come le opere letterarie più “creative” di oggi».
Come sireagisce di fronte a questo scenario?
«Sevogliamo rinvigorirelacreatività, dobbiamo
adottare un’idea inversa di originalità, accogliendo nella
cassetta degli attrezzi dello scrittoreedell’artista tutte
quellecose che ne sono sempre state escluse: lacopia, il
plagio, la falsificazione, la riproposizione...».
Nei suoicors i di «UncreativeWriting» incoraggia
gli studenti a plagiare, rubare brani di altri autori, a
fare con la scrittura qualcosa di simile a ciò che i mu-
sicistifanno col «sampling». Obiettivo?
«Depenalizzare il plagio. Checosa succederebbe se lo
facessimo diventaredavverouno dei tanti strumenti a
nostra disposizione, piuttosto che una pratica da fare di
nascosto,con la paura di essere scoperti? Checosa suc-
cederebbe se lo usassimoresponsabilmente e alla luce
del sole, invece che in segreto, in modo incauto e crimi-
nale? Scopriremmoforse che tutto ciò che selezioniamo
èespressione di noi stessi, esattamentecome lecose
“originali” che scriviamo. La scelta è già autorialità.Per
quanto ci si sforzi, è impossibile sfuggire al proprio gu-
sto, alla propria biografia, alla soggettività: tutto quello
che facciamo nella vita esprime già ciò che siamo».
Qualèilf uturodel libroastampaedell’editoria
tradizionale?
«Il mantra, dieci anni fa,recitava che ilweb avrebbe
ucciso i libri. Ma le persone sono stanche di anonimi file

in Pdf e di passare ore davanti a montagne di pixel. Evi-
dentemente si trattava di una profezia errata: si stampa-
no più libri che mai, spesso oggetti bellissimi».
Perché è successo proprio adesso?
«Perché lacosa peggio progettata in assoluto, ilweb,
hareso possibile il buon design. Invece di interrogarci
sulle potenzialità dellaRete,facciamoci qualche do-
manda su checosa ilwebnonpuò fare. Ilweb non potrà
mai produrre un bel libro, un bel vinile, un buon pasto.
Il webnon potrà mai produrreunpezzodiceramica
smaltato, un morbido maglione o un dipinto a olio, e ciò
rende tuttequestecose più preziose di quantonon lo
fossero prima dellaRete».
Il suo libro «Perderetempo su internet» si basa su
un cors o che hatenuto all’Università dellaPennsylva-
nia, nel cui programma si leggeva: «Capacità di di-
strazione, multitasking e deriva senza meta sono da
considerarsirequisiti obbligatori». Checosa ha im-
parato da quell’esperienza?
«Quando perdiamotempo su internet, lo facciamo da
soli, in unacaffetteria, in biblioteca, incamera da letto: è
un’esperienza spesso moltotriste. Se proviamoafarlo
con un gruppo di persone, in uno spazioreale, scoprire-
mo che quello spazio diventerà improvvisamentecon-
nesso, stimolante e iper-sociale. I nostricorpi e le nostre
menti diventeranno estensioni della macchina e inizie-

remo acondividere emozioni e idee in modicompleta-
mente nuovi. In classe ci siamo seduti e abbiamo navi-
gato tutti insieme inReteper tre ore a settimana. È stata
un’esperienza iper-emotiva e iper-connessa: è diventata
un’attività di riconquista deltempo perduto».
Ha pubblicato in un libro tutte le parole delcosid-
detto«Email-gate», che ha intralciatolacampagna
presidenziale di Hillary Clinton.Perché?
«Quando un manufatto è digitale e immateriale, è su-
scettibile a innumerevoli interpretazioni: nessuno può
smentirlo perché nessuno l’ha visto. Questo è il motivo
per cui hovoluto stampare le email: ho dato loroconsi-
stenza fisica,controbattendocosì alla ricorrente e assur-
da domanda di Trump: “Dovesono quelle 30 mila
email?”.Vo levo rispondere in modo inequivocabilmente
concreto: “Sono qui!”. È il bello della scultura: la suare-
altà, la sua fisicità sono innegabiliequestoinunmo-
mento in cui l’immaterialità è soggetta a interpretazioni
nefaste. Nell’era digitale abbiamo assistito a un ribalta-
mento molto inquietante della famosa idea di Lucy Lip-
pardsulla “smaterializzazione dell’oggetto”. Alcontra-
rio, dobbiamo riabbracciareericonsiderareideecon-
crete provenienti dalla tradizione modernista del secolo
scorso. Insisteresulla materialità del linguaggioèun
modo per smontare le fake news».
©RIPRODUZIONERISERVATA

KennethGoldsmithhacreatoilpiùgrande


archivioonlinedipoesiavisivaevuoleribellarsialla


mancanzadicreativitàchesoffocalascrittura:


«Nell’eradigitaleillinguaggiopuòesserericollocato


inaltricontesti,conun’operazioneditaglia-e-incolla,


chelorendeestremamentecorporeo,tangibile».


SiamotuttiDuchamp.Edunque:«Depenalizziamo


ilplagio.Tuttociòcheselezioniamoèespressione


dinoistessi,comelecoseoriginalichescriviamo»

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