DOMENICA25AGOSTO2 019 CORRIEREDELLASERALALETTURA 27
Lapoetessa
laureata
EmozioniforticonLive From The Artists Den,
ineditoregistratoaLosAngelesnel2013,
primauscitapostumadeiSoundgarden,
dopolamortenel2017diChrisCornell.La
bandèinstatodigrazia,29brani
attraversanoladiscografiadelgruppo:i
successi,ipezzidall’ultimoalbumKing
Animaleleraritàdimenticate.Unadelleband
miglioridigrungeealt-rock.Untoccante
tributoaunartistascomparsotroppopresto.
Fioriturapostuma
{
Incisioni
diRenzoMatta
i
JOY HARJO
An American Sunrise
W. W.NORTON &COMPANY
Pagine 116, $ 25,95
L’autrice
Joy Harjo (Tulsa, Usa, 1951:
fotodi Shawn Miller/Library
ofCongress) è cherokee-
francese per parte di madre
e creek per discendenza
paterna. Suona il sassofono,
il flauto e l’ukulele e ha
inciso cinque dischi. Dei suoi
libri in Italia sono uscitiCrazy
Brave.Guerrierafolledi
coraggio(memoir a cura di
LauraColtelli, Ibis, 2014) e
l’antologiaUndeltanella
pelle.Poesiescelte1975-
2001 (a cura di Laura
Coltelli,Passigli, 2017;
Premio internazionale di
poesia Camaiore «Francesco
Belluomini» 2018), della
quale su «la Lettura» #324
dell’11febbraio 2019 ha
scrittoRoberto Galaverni.
Sempre pressoPassigli
(nellacollanaPoesia
fondata da Mario Luzi e
diretta daFabrizioDall’Aglio)
sono inoltre in preparazione,
ancora a cura di Laura
Coltelli, le raccolteConflict
ResolutionforHolyBeings
(2017) eAnAmerican
Sunrise(uscito negli Stati
Uniti lo scorso 13 agosto): la
prima di queste due raccolte
verrà pubblicata nel 2020
D
iscendentedel capo creek Menawache nel
primo Ottocento guidò laRed StickWar con-
troilgeneraleJackson, sangue cherokee da
parte di madre e membro della tribù dei Mu-
scogee,JoyHarjo, nata a Tulsa in Oklahoma
68 anni fa, è da qualche settimana il nuovo poeta ufficia-
le degliStatiUniti, ecome tale saràresponsabile per un
anno dellapoesia americana presso la Libraryof Con-
gress,con l’obiettivo di stimolarne l’apprezzamento e la
coscienza nazionale. A «la Lettura» parla di miti, sogni e
tradizioni, di una società chevorrebbecancellare dalla
storia l’esperienza nativo-americanaedicome invece
proprio la poesia possa promuovere tolleranza.
Leièlaprimanativa-americanaadiventarePoeta
laureato.Unanominache,inunmomentostoricodi
razzismoeintolleranzaesacerbatidallapresidenza
Trump,assumeunsignificatofortementepolitico.
«I nativi-americani vivono oggi una crisi simile a
quella dell’era di AndrewJackson, il presidente checon
l’IndianRemoval Act del 1830 legittimò l’esproprio e la
deportazione della nostra gente. Ancora unavoltate-
miamo per la nostra sopravvivenza. Dallavendita delle
nostreterre sacre agli attacchi alla nostra gente, alle leg-
gi sulla soppressione delvoto che prendono di mira le
comunità delle riserve, molti di noivedono la storia ri-
petersi. La separazione di genitoriefigli alla frontiera
conilMessicoricalcalatragedia dei bambini nativo-
americani sistematicamente strappati alle proprie fami-
glie da burocrati, organizzazionireligioseeagenzie di
adozione, che ha laceratolenostrecomunità fino al
1978, quando il Congressovaròl’Indian ChildWelfare
Act. Io però non amo gli scrittori politicizzati. Credo nel-
la guarigione attraverso la poesia.Èper questoche il
mio lavoro, quest’anno, sarà ancora più importante».
Ottoraccolte,moltissimipremi.Lasuanominaera
attesadatempo.
«Sono stata per anni l’ambasciatriceufficiosa della
poesia nativo-americana, portandola intour e facendola
conoscere a un pubblico che altrimenti la ignorerebbe.
Ho girato tutti gliStatiUniti e spesso sono l’unico poeta
nativo-americano di cui la genteche incontrohamai
sentito parlare.Pensi che il primo scrittore nativo-ame-
ricano aottenere fama nazionale è stato Scott Momaday,
nel 1969. Nella nostracomunità si dice spesso: “Se non
sei un attivista, non sei un buon nativo-americano”. Il
mio attivismoèlamia scrittura. Questa nominaèun
grandissimo onore per la mia gente dopo checosì a lun-
go siamo stati perseguitati e ostracizzati. La nostra cul-
turaèalla radicediquestoPaese. Adesso stocurando
un’antologia di poeti nativo-americani che uscirà nel
- S’intitolaWhentheLightoftheWorldWasDim-
medOurSongsCameThrough. È divisa in cinque sezio-
ni geografiche,con76poeti, dal Seicentoaoggi. In
quantoPoeta laureato, però, sonoresponsabile di tutta
la poesia statunitense. Il mio obiettivo sarà quindi avvi-
cinare levarie culture checompongono l’identità ameri-
cana,comunità che normalmente non siederebbero al-
lo stesso tavolo. Ascoltarsi aiuta a trascendere le divisio-
ni politiche, crearelazioni che un linguaggio urlato e in-
triso di slogan impedisce».
Ilpercorsopertrovarelasuavoceèstato,percitare
ilsuomemoir(«CrazyBrave»),pazzoecoraggioso.
L’alcolismodisuopadre,unpatrignoviolento,lama-
ternitàancoraadolescente,lapovertàeunmatrimo-
niofallito.Quandohainiziatoascrivere?
«Dopo la nascita di mia figlia, nel 1973, durante ilco-
siddetto Rinascimento nativo-americano,caratterizzato
da una grande produzione letteraria.Avevo bisogno di
trovare la miavoce per vivere e l’ho trovata nella poesia,
nell’amore che nutrivo per il linguaggio. La poesia è di-
ventatacosì un modo di parlare, in particolare dell’espe-
rienza delle donne indiane, in una fase di grandicam-
biamenti sociali. Ho iniziato a scrivere perché non senti-
vole voci delle donne nelle discussioni sulla nostraco-
munità, sul suo presente e sul suo futuro».
Quantoèancorasentito,invece,iltemadellacolo-
nizzazionestoricaedellosterminiodapartedell’uo-
mobianco,nellavostrapoesia?
«È ancora molto importante. Molti miei scritti hanno
a che farecon la perdita d’identità,con una società che
sminuisce la nostra cultura e la nostra gente evorrebbe
scomparissimo dalla storia americana. Ma, nelle mie di-
scussionicon icapi tribù, un desiderio e unaconsapevo-
lezza ricorrenti sono l’emancipazione da questitemi.
Non siamo solo vittime. La nostra civiltà è antichissima.
La nostra poesia era scritta sullerocce, sulle nostre fac-
ce. Anche sec’è voluto moltissimotempo perchévenisse
riconosciutacomeforma d’arte, è un linguaggio sacro,
vecchio quanto l’umanità, e sarebbe riduttivo circoscri-
verlo alcolonialismo. Noivogliamo scrivere d’amore, di
comunità, di spiritualità.Tanto più che ilcolonialismo
non è l’unica piaga ad affliggere la nostra società. Io so-
no stata traiprimiascriverediviolenza sulle donne:
della violenza dell’uomo bianco, che stupra le donne in-
diane e la fa franca, e di quella dei nostri uomini. Donne
uccise, donne fatte scomparire. Ma ci sono anche l’alto
tasso di suicidi, le dipendenze da alcol e droghe, il biso-
gno di fuggiredelle giovani generazioni. La poesia è
questo: dare unavoce a chi nonce l’ha, a tutticoloro cui
è statatolta».
Èverochec’èunmovimentodiriappropriazione
dell’espressione«indianod’America»rispettoalpiù
recente«nativo-americano»?
«Sì. È ilterminecon cui sono cresciuta, poicaduto in
disuso perchéconsiderato politicamente scorretto. Og-
gi alcuni di noi lo preferiscono. Dopotutto, chiunque sia
natoquièunnativo-americano. Noi siamo indiani
d’America. Ma ci sono tante espressioni. Il mondo acca-
demico, ad esempio, usatribalnation. Oggi ci sono 573
tribù, molte meno di untempo. Ciascuna ha le sue radi-
ci, la sua lingua, le sue tradizioni. La vita di un nativo-
americano è diversa a seconda della tribù cui appartie-
ne. Alcunecomunità sono molto chiuse, altre meno».
C’èuntestocheriassumeilsuopensieropolitico?
«Una poesia ches’intitolaConigliostatramandoin-
ganni.Un coniglio briccone, che nella nostra cultura è
una figura mitologica, sentendosi solo crea un uomo
dall’argilla,egli insegnaarubare. L’uomo impara fin
troppo bene. Ruba animali, cibo, la donna di un altro,
l’oro e ilcontrollo del mondo. Ilconiglio non ha più spa-
zi per giocare: il suo scherzetto gli si è rivoltatocontro. E
quandocercadi richiamare l’uomo, quello non lo ascol-
ta. Sirendeconto di averlo creato senza orecchie».
Nellesuepoesiemescolailmondonaturaleequel-
lointeriore.Ilsuostileèintimo,diretto,potente.Ma
anchemoltomusicale.
«La poesia è un genere musicale, in quantova oltre la
parola.Èilfuocoche siottiene sfregando due pietre.
Colpisci le parolecon il ritmo, la qualità del suono, lavo-
lontà di giocarecon il linguaggio. La musicarafforza
l’impatto della poesia. A quarant’anni ho scoperto il sas-
sofono, uno strumento molto umano. Mi piace il suo es-
sere chiassoso,come una persona rumorosa che dice la
cosa sbagliata al momentosbagliato. Suono anche il
flauto e l’ukulele, li alterno nei mieirecital. Ho pubblica-
to cinque album di musica. Ma intermini dicontenuti la
poesia è soprattutto una grandeconversazione dell’ani-
ma. Ha il potere di trasformare i popoli, è portatrice di
sogni, ci aiuta areimmaginarci ereinventarci. Acostrui-
re comunità invece di distruggerle. QuestoPaese ha bi-
sogno di cure, di guarire. Viviamo un momento di pro-
fondicambiamenti. Qualsiasi strada prenderemo ci se-
gnerà per sempre».
@CostanzaRdO
©RIPRODUZIONERISERVATA
diCOSTANZARIZZACASAD’ORSOGNA
Joy Harjoèlaprima
autricenativa-americana
aricevereiltitolo
di«poetalaureato
degliStatiUniti».
Unincaricosignificativo
nelmomentoincui
gliUsasonoscossi
dallarecrudescenza
delrazzismo.«Ancora
unavoltatemiamoperla
nostrasopravvivenza.
Malanostracultura
èallaradicediquesto
Paese,lamiascritturaèil
mioattivismo.Enoinon
siamosolovittime»