DOMENICA25AGOSTO2 019 CORRIEREDELLASERALALETTURA 29
davveroimportanti.Quanto èimpor-
tante insegnare ai bambini a leggere a
vocealta e arecitare? «È la nostra na-
tura di persone — dice Julia —. Ècosì
che sono nate le storie, avoce, raccon-
tandole.Èilmodopiù naturale che
abbiamopercondividerelecose tra
noi. Conleparoleelamusica». Julia
suona il piano,Chopin soprattutto.
«Anche se è mio marito ilvero musici-
st adifamiglia». Il maritomiguarda,
sogghigna sotto i baffi. Apre la custo-
dia che ho trasportato fin lì. E tu, Axel?
Musica? «Assolutamenteniente. La
ascolto, però. Aiutaarilassarsi».Ei
versi,lapoesia?PerJulia, la poesiaè
tutto. «Mi è difficile, per non dire im-
possibile, scriveresenza farerime.
Senza pensarealritmo, altempodi
lettura, al suonocomplessivodiuna
storia o una filastrocca».
Il più importante poeta per bambini
italiano, BrunoTognolini, ha incomu-
neconteannidifilastrocche scritte
per latelevisione. Lui per la Rai, tu per
la Bbc. Comevaluti quel tipo di lavoro?
«Si impara sempre. Quello che mi so-
no portata dietro dalla tv è il senso del
tempo.Ascrivere cose che divertano
in poco tempo, che è poi quello che ho
fatto con gli albi illustrati, dove il tem-
po è poco: prima di addormentarsi, o
conlaconcentrazionedei primi libri
cheibambiniriesconoaleggereda
soli, senza i genitori». (Julia ha scritto
anche moltissimilibriper le scuole
dell’infanzia inglesi, per insegnarefo-
nemi e pronuncia). Èvero, penso. Ho
passatoungran numerodi seratea
leggereisuoilibrialle miebambine
(meno della metà di quanto ne ha pas-
satomia moglie,sia chiaro),elesue
storiesonodavverounmistoprodi-
gioso di situazioniintelligenti, diver-
tenti,con diversilivelli di letturache
non hanno bisogno di facili morali, e
parole perfette(ancora di più nella
lingua originale, perovvi motivi).
Gruffalòaparte,idue hanno dato
corpo a talmente tanti personaggi che
c’èsolo l’imbarazzodellascelta.So
che luièmoltoingombrante, ma mi
interessa sapere qual è il loro preferi-
to. Per Axel è il Gigante più Elegante,
un gigantebuono che usaivestiti in
modo nonconvenzionale per aiutare
gl ialtri.Per Julia, invece, ilTopo Bri-
gante, perché, dice, «dopo il Gruffalò,
avevo bisogno di untopocattivo. Èco-
me se ogni libromivenisse in mente
come opposizione a quello preceden-
te». E tu, Axel,come entri a far parte di
questoprocesso creativo? «Io arrivo
sempredopo—risponde —. Solita-
mente Julia manda la storia all’editore
edèl’editorepoiachiamarmi. Ed è
meglio, perché leieiosiamomolto
amici, ecosì non mi sento in obbligo
di disegnarla, se per qualche motivo
non me la sento». Ti ècapitato di rifiu-
tare una delle sue storie? Sorride. Ma
non dice quale.
So dalla biografia di Julia che è cre-
sciuta in unacasa piena di gente e
chiedoaentrambi se poterparlaree
ascoltare tante persone diverse, dover-
si ritagliarespazienascondersi,sia
unabuona ricettaper sviluppareim-
maginazioneecreatività. Leièd’ac-
cordo, Axel meno: «Io ho avuto un’in-
fanzia normalissimaconimiei geni-
tori ad Amburgo.Poi mi sono iscritto
all’università per studiarestoriadel-
l’arte, ho mollato quando pensavo che
nonfacesseper me,esoltantodopo
averestudiatoinInghilterra (a Cor-
sham), hocapito che avreivoluto fare
l’illustratore». E adesso? In quale gior-
noprecisodell’annoilGruffalòcom-
pieisuoiprimivent’anni? «Tuttii
giorni», ride Julia. «È un Gruffalò». Ed
è il segnale per suo marito.Partono gli
accordidiunacanzoneche Julia ha
scritto tanti anni fa, in Italia, usando le
parole dei menu dei ristoranti,inun
italianocon qualche influsso inglese.
Me lacantanofelici,mentreAxelsi
rintanavagamenteimbarazzatosulla
poltrona. Ma è questo il senso di tutto:
personaggi estrosi, rime e parole stra-
vaganti. Soltantocosì si affronta la
grandeforestadellavita.Con il ri-
schio, anche, di divertirsi un po’.
©RIPRODUZIONERISERVATA
TheSpaghettiSong
diJuliaDonaldson
Siamo venuti in questo Paese
Per vedere il sole, il mare, le chiese.
Abbiamo visto Napoli,
ma senza morire,
Sentito la lingua, ma senza capire.
L’attrazione maggiore
è sempre rimasta
Sentire, gustare, mangiare...
la pasta!
1
Non ci interessa prosciutto
con melone,
Né gamberetti freschi,
neanche minestrone.
Lasciamo agli altri
questi manicaretti
Se lasciano a noi un piatto
di spaghetti.
Lasagne, tagliatelle, vermicelli,
pappardelle, ravioli,
E can-ne-can-ne-cannelloni,
E mac-a-mac-a-mac-a-maccaroni.
Spaghetti, al burro, all‘olio, all‘aglio,
Al sugo, al brodo, al ragù.
E basta la pasta, e basta la pasta,
E non ne posso più.
2
Non ci piace molto né pollo né vitello,
Né desideriamo bistecca o agnello.
Porti via zucchini, panini e sardini,
E porti qua invece dei buoni tortellini.
Lasagne, tagliatelle, vermicelli,
pappardelle, ravioli,
E can-ne-can-ne-cannelloni,
E mac-a-mac-a-mac-a-maccaroni.
Spaghetti, al burro, all‘olio, all‘aglio,
Al sugo, al brodo, al ragù.
E basta la pasta, e basta la pasta,
E non ne posso più.
3
Non desideriamo provare la cassata,
Gustare il gelato di caffè o cioccolata,
Conserva groviera, gorgonzola,
parmigiano,
E dammi un risotto con un po’
di zafferano.
Lasagne, tagliatelle, vermicelli,
pappardelle, ravioli,
E can-ne-can-ne-cannelloni,
E mac-a-mac-a-mac-a-maccaroni.
Spaghetti, al burro, all‘olio, all‘aglio,
Al sugo, al brodo, al ragù.
E basta la pasta, e basta la pasta,
E non ne posso più.
Bolognese, milanese,
Romana, napoletana.
Dammi pastina alla fiorentina,
Alla marinara, alla chitarra.
Lasagne, tagliatelle, vermicelli,
pappardelle, ravioli,
E can-ne-can-ne-cannelloni,
E mac-a-mac-a-mac-a-maccaroni.
Spaghetti, al burro, all‘olio, all‘aglio,
Al sugo, al brodo, al ragù.
E basta la pasta, e basta la pasta,
E non ne posso,
Non ne posso,
Non ne posso più.
CdS
ritratto alla NationalPortrait Gallery.
Ne chiacchieriamoall’ambasciata
tedesca,partendopropriodallafore-
sta,contrappostaalle vie della città
cheabbiamoappenaattraversato:
quanto è importante, nella vita dei ra-
gazzi, potercisi perdere dentro, da so-
li? «È importantissimo», mi risponde
Julia, a cui fischiano le orecchie. «Bi-
sogna portarli nei boschi o in qualsia-
si contesto naturale, dove ci siano de-
gli animali».«Serve vederli,toccarli,
scappare. Mia figlia — aggiunge Axel
— stacomprando alcuni polli datene-
re in giardino. Crediamo che siafon-
damentale». Nel libro c’è questotopo-
linoche ingannabenevolmenteuna
volpe, un gufo e un serpente, prima di
incontrarelui,ilGruffalò. Cosa ne
pensate, delle bugie? «Le bugie hanno
grandefascino peribambini—ri-
spondono —. Sono importanti, quan-
do servono a salvarti la vita, ma biso-
gnaesseremoltointelligenti, per sa-
perle usare bene, il che significa men-
tireinmodobenevolo,senza fare
male a nessuno».
Se i tre animali sono icattivi che ti
ostacolano,checosaèilGruffalò? I
due autori ci pensano un po’. Non so-
nod’accordoche lavolpe,ilgufoeil
serpente siano davvero«cattivi».So-
no quello che sono: animalicarnivori.
E iltopo è un bel bocconcino. Tutti se-
guonolaloronatura.Equella del
Gruffalò è essere un Gruffalò. Il frutto
dell’immaginazioneindispensabile,
quella che ti permette di raggiungere i
tuoi obiettivi, anche se a tutti gli altri
sembrano impossibili(l’obiettivodel
topo, nella storia, è una noce). Poi Ju-
lia aggiunge: «Io stessanon sapevo
che esistesseprimadiscoprirlo.Al-
l’inizio dovevaessere una tigre. Ma in
inglesetigernonèunaparola facile
concui farerimeequindi, dopo un
po’ ditentativi... è uscito Gruffalò, che
invece era perfetto: fa rimacon “no!”,
“tra un po’!”, “si salvi chi può!”. Tutte
parole cheaibambinipiacciono».
Axel aggiunge: «E io, quando ho letto
per la primavolta la storia, hocapito
che dovevoiniziare da lui.Faccio sem-
precosì:partodal personaggiocen-
trale. E in quelcaso ho pensato Gruffa-
lo / Buffalo, e l’ho disegnato a quattro
zampe.Poi ci ho ripensato, l’ho messo
in piedi, gli ho messo gli artigli, lecor-
na, lacoda, le scaglie sulla schiena, gli
occhi infuocati... e quando l’ho man-
datoallacasa editricel’editor mi ha
dettoche facevatroppopaura,ecosì
l’ho rifatto, primaconivestiti(eho
provato avestire anche lavolpe e il gu-
fo, ma Julia non era d’accordo, ecosì li
ho di nuovospogliati,emeno male,
perché non riuscivoa mettere unaca-
micia al serpente) e poi, finendo tutte
le mieriservediverdeemarrone, è
uscito lui».
A proposito di paura, vi abbiamo vi-
stocon il Gruffalò durante la manife-
stazione pubblicacontrolaBrexit. E
so che ilvostroprossimo libroinsie-
me,GliSmeiegliSmufi, parla di que-
sto tipo di paure, più da adulti, per gli
altri.Perché improvvisamene ci ètor-
nata tutta questa paura? «Onestamen-
te—dicejulia—nonlocapisco.
Quello che so è che non puoi mai dire
cosa fa paura a un bambino. In un al-
tromio libro,LastregaRossella,un
bambino eraterrorizzato dalvento. E
nonc’era modo di andare avanti a leg-
gergliela.Ibambini, però, sonopiù
bravi a superare le loro paure, perché
non danno lacolpa agli altri.Per que-
stoabbiamodedicatoquestolibroa
tutti i bambini europei. E nell’edizione
coreana abbiamo poicambiato la de-
dica: a tutti i bambini del mondo».
Vo lpe impanata, civettecon tutte le
piume, i serpenticotti al funghetto, il
Gruffalò, o, meglio,iltopolino,sem-
bra un appassionato di cucina. Lo sie-
te anchevoi? «Questo lo vedrai alla fi-
ne dell’intervista», mi sorride Julia,va-
gamente minacciosa. E poi mi raccon-
ta che, nella primaversione deltesto,
questi manicaretti nonc’erano. «Leg-
gendola ad altavoce a mio figlio lui mi
ha chiesto perché mai lavolpe, il gufo
e il serpente dovevano scappare al rac-
contodel topo.Secondo lui civoleva
qualcosa di più spaventoso,che li ri-
guardasse in modo diretto. Quindi ho
pensatoalle trericettepreferitedal
Gruffalò,conlorocomeingredienti
principali. E ha funzionato bene».
Ilatini dicevanoverbavolantnel
senso che solo le parolerecitate sono