La Stampa - 23.08.2019

(WallPaper) #1
.

FRANCESCA PACI


A

15 anni, Vytautas
Bruveris era l’anima
politica della fami-
glia. Quel 23 agosto
del 1989 fu lui, che già marina-
va la scuola per partecipare al-
le manifestazioni anti-sovieti-
che, a incoraggiare all’azione
la madre medico e il padre mu-
sicologo, patrioti entrambi ma
non dissidenti in prima linea.
Così, con la loro Zhiguli aran-
cione, guidarono fino a Ignali-
na per partecipare alla Baltic
Way e, di fatto, scrivere la Sto-
ria. «Ignalina era una località
vicina ma anche simbolica, il
movimento verde lituano, che
ha anticipato quello di libera-
zione nazionale, vi organizza-
va da tempo proteste contro la
centrale nucleare» racconta
dalla redazione di “Lietuvos ry-
tas”, il quotidiano di cui è oggi
un’autorevole firma.
Ricorda bene quel giorno?
«Ero fiero del mio primo trico-
lore. La bandiera lituana era
proibita dai sovietici, ma, co-
me altri, avevo cucito insieme
tre pezzi di stoffa rossa, verde
e gialla: sventolai finché ebbi il
braccio indolenzito. Sapevo
che eravamo un Paese occupa-
to da quando avevo 7 anni, me
lo aveva spiegato mia nonna».
Cosa manda a dire agli hong-

konghesi che raccolgono og-
gi il vostro testimone?
«Li seguo con partecipazione.
Credo però che noi, tenendoci
per mano, assestassimo l’ulti-
ma spallata a un regime già
moribondo, mentre la Cina è
ancora molto forte. Certo,
ogni dittatura è a termine, ma
prima di morire diventa più fe-
roce. Per questo temo una nuo-
va Tiananmen. Invece di fare
come la Russia di oggi che am-
mazza le proteste sul nascere,
la Cina ha aspettato che la piaz-
za di Hong Kong si sgonfiasse
da sola e ora, giacché non si è
sgonfiata, deve intervenire».

Dicevate “Non siamo russi”,
dicono “Non siamo cinesi”:
quali similitudini vede?
«Il mondo è uno e una è l’aspi-
razione dei popoli, da Hong
Kong alle primavere arabe
all’Ucraina. Mi pare che la ri-
vendicazione di Hong Kong,
più che etnico-nazionalistica
sia ideologica, nessuno vuole
essere schiavo e anche il no-
stro movimento di liberazione
non era solo nazionalistico. Lo-
ro hanno molti giovani in piaz-
za, l’avanguardia romantica:
ce n’erano anche alla Baltic
way ma non erano predomi-
nanti, suonavano rock, ascolta-

vano i leader che noi, diversa-
mente da Hong Kong, aveva-
mo. I leader però sono anche
più facili da decapitare. Alla fi-
ne quello che conta sono i nu-
meri, vecchie nuovi dittatori
temono solo la compattezza
dei popoli e le masse: quanto
sangue devono versare e quan-
ta gente devono incarcerare».
A distanza di 30 anni siamo
ancora al crocevia novecente-
sco libertà contro fascismo,
di qualsiasi colore sia?
«La Russia di oggi è fascista o
comunista? Di certo, pur non
essendo più grande, è sempre
più aggressiva. Il passato vive
nel presente. La Cina è una
Russia più forte e forse più fur-
ba, ma il modello autoritario.
liberticida e flessibile al merca-
to occidentale è lo stesso. Para-
dossalmente viviamo ancora
nel secondo dopoguerra».—
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

GIANNI VERNETTI


I


l 23 agosto di 30 anni fa
due milioni di cittadini dei
Paesi baltici unirono in
una gigantesca catena
umana di oltre 600 km le allo-
ra Repubbliche Socialiste So-
vietiche di Estonia, Lettonia e
Lituania. Da lì a poche settima-
ne sarebbe caduto il Muro di
Berlino e con esso la costruzio-
ne totalitaria dell’Unione So-
vietica e del Patto di Varsavia.
Ma il 23 di agosto non fu scel-
to a caso. In quel giorno, si cele-
brava un altro triste anniversa-
rio per i popoli baltici (e per tut-
ta l’Europa): la sigla del Patto
Molotov-Ribbentrop del 1939
fra la Germania Nazista e l’Unio-
ne Sovietica, che divise l’Europa
orientale in sfere d’influenza fra
le due potenze e fu una delle cau-
se scatenanti del secondo con-
flitto mondiale. Com’è noto, il
patto di non aggressione fra Mo-
sca e Berlino fu la premessa
dell’invasione nazista della Polo-
nia e dell’occupazione dei Paesi
baltici da parte dei sovietici l’an-
no successivo.
Di tutto ciò, sono consapevoli
i giovani di Hong Kong che oggi
hanno convocato una «Hong
Kong Way» fra il confine con la
Repubblica Popolare Cinese, la
penisola di Kowloon e l’isola di
Hong Kong: una catena umana
di 40 km per ricordare la voglia

di libertà e la sfida al regime so-
vietico delle repubbliche balti-
che, e per ricordare al Governo
di Hong Kong e di Pechino che
la storia non si cancella.
Un cittadino dei Paesi baltici
su quattro partecipò alla cate-
na umana che unì Vilnius, Riga
e Tallin. Un residente su quat-
tro della città di Hong Kong si è
unito in gigantesche, e pacifi-
che, manifestazione di piazza
per chiedere democrazia, liber-
tà, stato di diritto e rispetto del
patto sino-britannico che portò
alla promulgazione della «Ba-
sic Law» che ha fin qui garanti-
to la status «originale» della
«città libera» di Hong Kong e
che oggi Pechino vorrebbe so-
stanzialmente riscrivere in mo-
do molto restrittivo.
I cittadini dei Paesi baltici e i
giovani di Hong Kong hanno
qualcosa in comune: dimostra-
no che i regimi e le autocrazie
possono essere sfidati in modo
civile, democratico e non vio-
lento. La forza tranquilla della
catena umana di cinquant’an-
ni fa nei Paesi baltici dimostrò
come fosse possibile per un po-

polo «merce di scambio» fra
Stalin e Hitler, essere l’innesco
di un domino che di lì a pochi
giorni avrebbe portato i popoli
europei ad essere nuovamen-
te uniti e liberi.
I giovani di Hong Kong dimo-
strano quale sia la vera sfida che
l’intera Cina ha di fronte: essere
un attore serio e responsabile di
una comunità internazionale
sempre più interdipendente,
che non può separare la libertà
dei commerci dalla libertà degli
individui. Proprio mentre l’occi-
dente sembra quasi annoiato
dai propri successi democratici
ed è scosso al suo interno da sem-
pre più virulente pulsioni popu-
liste e sovraniste, sono proprio i
giovani e le donne dei regimi au-
toritari che ci dimostrano come
lo «status quo» dei regimi illibe-
rali può essere mutato. E i giova-
ni di Hong Kong non sono soli. A
Teheran e in tutto l’Iran, ogni
mercoledì migliaia di donne
aderiscono alla campagna dei
«White Wednesday», levandosi
il velo imposto dal regime ana-
cronistico degli ayatollah, ri-
schiando arresti e torture per as-
saporare, anche per pochi minu-
ti, il «vento fra i propri capelli». A
Mosca i blogger anticorruzione,
i giovani che sfidano i divieti di
manifestare e leggono la costitu-
zione di fronte alle forze dell’or-
dine, dimostrano come il regi-
me illiberale di Putin possa esse-
re messo in discussione nelle
sue fondamenta. L’Occidente e
la comunità delle democrazie
non devono commettere gli er-
rori del passato: la diffusione
della democrazia e dei diritti è
una delle migliori garanzie per
la stabilità internazionale e so-
stenere i giovani che si battono
per la libertà nei regimi autorita-
ri è un dovere morale. —
c BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

L’organizzazione è, al soli-
to, dal basso: è stato un
utente residente in Litua-
nia, «Spring Worm», a lan-
ciare sul forum LIHKG, un
faro per gli attivisti di Hong
Kong, l’idea della catena
umana. Ne aveva sentito
parlare, spiega, e l’ha pro-
posto ai connazionali che
pur non sapendo molto del-
la Baltic Way hanno aderi-
to: l’unione, oggi come ie-
ri, fa la forza. Ci si vede alle
19 (le 13 in Italia) in varie
stazioni di 3 linee della me-
tro, ci si prende per mano e
alle 19 tutti a casa, «Siate
acqua». Per meglio distri-
buire i partecipanti biso-
gna registrarsi, ma sono
benvenuti anche i last mi-
nute. Si calcola che serva-
no 40 mila partecipanti, ie-
ri si erano iscritti in 8 mila.
Sarà un altro week-end cal-
do a Hong Kong, dove oltre
alla catena umana sono at-
tese marce e sit-in. Sul fron-
te politico ci sono stati 2 ar-
resti per le violenze di lu-
glio contro i manifestanti e
c’è l’apertura alla piazza
della governatrice Carrie
Lam, che domani ha convo-
cato alcune personalità tra
cui il presidente della Bapti-
st University. Ma la prote-
AP sta continua. FRA.PA

VYTAUTAS BRUVERIS
EX ATTIVISTA ANTI-SOVIETICO
GIORNALISTA LITUANO

REUTERS

LA CRISI IN ASIA

Oggi gli attivisti comporranno un serpentone di 40 km nella città

L’iniziativa s’ispira a quanto fecero i Baltici esattamente 30 anni fa

Il popolo di Hong Kong:


una catena umana


come nell’Urss del 1989


IL CASO

KAI SAISI
CHAU

HANGHANGHHHHHHA
HAUAU

TSTSING YISING YSINN YI

SHEK KONGHEK KKONG


  • LA STAMPA


HONGH NG
KONNG

Le marce per i diritti

40 km
totale delle
tre marce

The Tsuen
Wan Line

The Kwun
Tong Line

The Island Line

Un cittadino su quattro
ha partecipato
alle manifestazioni
per la libertà

Tenuti per mano
lungo il percorso
della metro

L’organizzazione

Attivisti delle scuole superiori ieri alla manifestazione di Edinburgh Place, ad Hong Kong

VYTAUTAS BRUVERI Il lituano partecipò all’iniziativa contro Mosca

“Portai papà a quella marcia


I regimi temono chi non s’arrende”


INTERVISTA

Andai con la mia
bandiera lituana che
era vietata. L’avevo
cucita insieme
con tre pezzi di stoffa

Migliaia di famiglie parteciparono alla Baltic Way nel 1989

10 LASTAMPAVENERDÌ 23 AGOSTO 2019
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