Corriere della Sera - 20.08.2019

(C. Jardin) #1


CorrieredellaSeraMartedì20Agosto2019
TERZAPAGINA


35


●La scrittrice
Amélie
Nothomb
(Etterbeek,
Belgio, 1966:
foto di Joel
Saget/Afp) ha
vissuto da
ragazzina in
Giappone, Cina,
a New York e in
Bangladesh (il
padre era un
diplomatico
belga)

●Il suo nuovo
libro,Soif
(«Sete»), esce
in Francia
domani per
Albin Michel

●In Italia i suoi
romanzi sono
da sempre
pubblicati
dall’editore
Voland

Lacaprioladi AmélieNothomb:


sonoGesù evinarrolamiaPassione


AnticipazioneEscedomaniinFranciailnuovolibrodellaromanzierabelga.Pacate(perora)lereazioni


PARIGIÈ forse l’autrice più atte-
sa, ogni anno a settembre, al-
l’inizio della nuovastagione
letteraria francese. Ma Amélie
Nothomb quest’anno serve si-
curamenteilpiù inatteso dei
suoi 27romanzi:Soif,sete,
ovverola passione di Gesù
Cristo. Secondo lei.
La scrittricebelga sfida gli
anatemi deicattolicies’im-
medesima per 160 pagine nel
calvario del figlio di Dio: «Per
provare la sete bisogna essere
vivo. Ho vissutocosì intensa-
mente che sono morto asseta-
to. Forse è questa, la vita eter-
na...», il trailer sceltodella
suacasa editrice, Albin Mi-
chel (Voland in Italia), per an-
nunciarel’uscita di 150 mila
esemplari, domani, nelle li-
brerie dellaRépublique, non
lascia dubbi. L’io narranteè
NostroSignoreeAmélie
Nothomb si crede Gesù. S’im-
mergecon disinvoltura e per-
fino humour nelle sue rifles-
sioni.
Le prime righe delromanzo
in prima persona, dunque,
non dovrebbero sorprendere:
«Ho sempre saputo che sarei
statocondannatoamorte. Il
vantaggio di questacertezza è
che posso accordare la mia at-
tenzione a ciò che lo merita: i
dettagli». I dialoghi, nella far-
sa del suo processo, gli sguar-
di, i pensieri scorrono proprio
come sefosse il Salvatorea
raccontarelacronacadel-
l’udienza davanti a Pilato.
«Itestimoniacaricosono
sfilati gli uni dopo gli altri.

glieregli elogi della critica».
In effetti, la scrittricerende
forse un po’ tantoterrena la
relazione sentimentale che
Gesù dovevacertamentein-
trattenere, a suo avviso,con la
Maddalena: «Dituttelegioie
che ho vissutocon lei — fa di-
real Nazareno — nessuna ha
eguagliato lacontemplazione
della sua bellezza».
A differenza degli evangeli-
sti, Amélie segue fino in cima
al Golgota ilcalvario di Gesù,
umanamente impaurito dalla
sofferenza che prova e che lo
attende.Paura. La prima delle
torture che gli saranno inflit-
te, alla vigilia dell’estremo sa-
crificio. Nonc’èesaltazione
nell’uomo sulla croce, ma un
sorprendente disappunto per
il ruolo che gli è stato imposto
dalPadre.
Dal 1992, quando pubblicò
il suo primoromanzo,Igiene
dell’assassino,l’autricebelga
non è mai mancata al suo ap-
puntamentoautunnale in li-
breria. Metodica, meticolosa,
afferma nelle interviste di non
poter lasciar passare una sola
giornata senza dedicarsi al-
meno quattro ore alla scrittu-
ra. Come una dama d’altri
tempi,con i suoi grandicap-
pelli nerielevelette, rifugge
daitelefoninieprivilegia la
penna rispettoalcomputer.
Confida il suo desiderio al
«Parisien»: cheisuoi quasi
settanta manoscritti ancora
ineditienon destinati alla
pubblicazione siano archivia-
ti nella bibliotecadelVa tica-
no. Nulla sembra davvero im-
possibile ad Amélie
Nothomb.
©RIPRODUZIONERISERVATA

dallanostrainviata
ElisabettaRosaspina

perfino favorevoli, da parte di
teologi e specialisti dell’edito-
riacattolica: il suoconnazio-
nale Gabriel Ringlet, sacerdo-
tee scrittore, ha affermato su
«LeParisien» che «laroman-
ziera ha tutto il diritto di met-
tersi nella pelle del Cristo». Il
Vangelo, sostiene Ringlet,
non è un’opera finita, anzi «ha
bisogno di tutteleriscritture
perrestarelettera vivaein-
contrare ciascuno, credente o
non».
Sul «Journal du Dimanche»
Bernard Pivot, dell’Accademia
Goncourt, parla addirittura
della «resurrezione» dell’au-
trice: «Non riceverà ilnihilob-
statdalVa ticano—prevede
—maAmélie Nothomb pre-
ferisceprobabilmenteracco-

U


na passeggiata nei secoli attraverso
letteratura, storia, arte, musica, ar-
chitettura. Il tutto,cooptato e riletto
in pieno Novecento. Ed eccoIlsen-
sodellapitturadi Ruggero Savinio (Neri
Pozza, pagine 318,e15), rampollo di una
grandefortuna: non solo ha ereditato dal
padre, Alberto, lo pseudonimo, ma anche le
straordinarie doti di pittore e scrittore. E
questo libro ne ètestimonianza.
Il titolo in sé potrebbe essere fuorviante?
Forse.Potrebbe suggerire una sorta di inda-
gine filosofica, soprattutto dopo l’incipit:
«Checos’è la pittura? Questo interrogativo
equivale a dire:come è fatta la pittura. Infat-
ti la pittura è qualcosa di fatto, di fabbrica-
to» anche se essa «si sottrae, ormai molto
spesso, a ogni fabbricazione: puòcomparire
senzavestecorporea, puro prodotto della
mente». Ma non ècosì.
PP
Ruggero Savinio (Torino, 1934) parla di
artisti, tradizioni,fonti, paragoni,confronti,
di critici, ma semprecon riferimenti ad
esperienze personali.Unesempio: «Duran-
te l’adolescenza, quandoLafanciullaalla
finestradi Friedrich mi dominava dal muro
sopra il letto, io ero anche attratto da un
pittore sciolto, effusivo, amoroso non solo
per i soggetti dicerti quadri, ma anche per
l’amore di pittura: Giovanni Carnovali detto
il Piccio».
Talora Ruggero scandaglia le loro biogra-
fie (càpita che qualcunacoincida, in parte,
con la sua), la genesi di taluni quadri e, ma-
gari, mette aconfronto passi delle impres-
sioni del padre e delle proprie: «Con un
mascheramento narrativo e laterza persona
raccontavo il mio primo viaggio in Olanda e
la visione, al Rijksmuseum di Amsterdam,
delRinnegamentodisanPietroe deLafi-
danzataebrea. Soprattutto l’ultimo quadro
mi emozionava e mi dava l’immagine più
vicina alRembrandt che portavo in me».
Parallelismocol padre Alberto, ma anche
con la madre Maria (attrice, che aveva fatto
parte dellacompagniateatrale di Eleonora
Duse). E i loroconsigli:come quello di «im-
parare il mestiere» dallo zio Giorgio de Chi-
rico («anche per un riavvicinamento fra i
fratelli, padre e zio, che icasi della vita ave-
vano separato»). Checosaconsiglia, per
primacosa, ilpictoroptimusal giocane
artista che èvolato aParigi per la primavol-
ta a 22 anni (mentre suo padrec’era andato
a 19)? Copiarecerti disegni di Bouchercome
«il nudino di Mademoiselle Murphycol
culetto all’aria. Mio padre mi suggeriva
qualcosa di piùrobusto: i nudi della Sisti-
na».
PP
A Parigi, Ruggerotornerà piùvolte. Al-
l’Old Navy, a Saint Germain —conosciuto
attraverso l’amicofotografo Mario Dondero
— spesso, alcuni personaggi uscivano «dal
buio del passato storico. BenjaminPéret
spuntavacertevolte sul boulevard, metteva
la testa dentro e apostrofava TristanTzara:
Stalinièn!». E, poi,c’è il rapporto particola-
redi Ruggerocon Édouard Vuillard che si
dipana lungo i trentacapitoli delvolume. Il
figlio dell’ufficiale delle truppecoloniali
francesi — che Ruggerovede alPetitPalais
«con le grandi pitture decorativeVà quez»
— si riflette sul suo lavoro: «Cercavodi se-
guirlo nei quadri che dipinsi in quel perio-
do aRoma, doveavevo trasportato le memo-
ria esperienziale dell’incontro».
«Prodotto della mente», si diceva. E la
frase richiama la visita deiconiugi Proietti
alla Biennale diVe nezia nel filmLevacanze
intelligenti(1978) interpretato da Alberto
Sordi (che ne è anche ilregista) e Anna Lon-
ghi. Situazioni esilaranti per i due fruttiven-
doliromani. Ma più esilaranti le spiegazioni
date da un critico ai visitatori che accompa-
gnava.
[email protected]
©RIPRODUZIONERISERVATA

diSebastianoGrasso


ElzeviroRiflessionidiRuggeroSavinio


LAPITTURA?


ÈUNPRODOTTO


DELLAMENTE


Non credevoaimiei occhi
quando ho vistoarrivaregli
sposi di Cana, i miei primi mi-
racolati». La gratitudine, si sa,
non è di questo mondo: il leb-
broso guaritosilamenta di
aver persocosì la pietà altrui
e, quindi, le elemosine; il cie-
cosi lagna della bruttezza del
mondo che oraècostrettoa
vedere; Lazzaro, dell’odoredi
cadavere che gli è rimasto at-
taccatoalla pelle. Il sindacato
dei pescatori di Tiberiade lo
accusa di aver favoritoun
gruppo a scapito degli altri...
Amélie Nothomb si attiene
alle Scritture, leconoscee
non intende profanarle ma le
reinterpreta in quello che de-
finisce — e non potrebbe es-
serediversamente—«il ro-
manzodella mia vita», il più
importante. Certo il più diffi-
cile da surclassare per clamo-
re. Unesercizio di stile che ne-
ancheJean d’Ormesson aveva
osato fino a questo punto neIl
romanzodell’ebreoerrante.
In Francia le primereazioni
si sono mantenutepacate,

Ingratitudine
Illebbrosoguaritosi
lamentadiaverperso
leelemosine,Lazzaro
dell’odoredimorte

Inedicolatuttalasettimana


LafigliadiLucianFreud


svelasu«laLettura»


papàebisnonnoSigmund


Il Chiostro del Bramante aRomaospiterà
dal 26 settembre al 23febbraio una
rassegna dedicata a un gruppo di artisti
che ha segnato la cultura (non solo visiva)
del XX secolo:Bacon,Freud,laScuoladi
Londra.OperedellaTate, il titolo
dell’esposizione, a cura di Elena Crippa.
Sono pittori che hannoreinterpretato il
tempo e la storia, ritraendo un’e poca
frastornata.Per unacoincidenza la figlia

artista di LucianFreud — e pronipote di
Sigmund —, Jane McAdamFreud, espone
in questo momento in Liguria (a lei è
dedicata la mostraHersalContemporary
CultureCenter diPalazzoTagliaferro di
Andora, Savona, a cura di VianaConti e
Christine Enrile, fino al 31 ottobre; tra
settembre e ottobre un’altra mostra,
WomanasTaboositerrà a Genova). «La
Lettura» #403, in edicola per tutta la

settimana (a sinistra lacopertina di Enrico
David), dedica spazio alla mostra diRoma
attraverso un articolo diStefano Bucci e
ospita un intervento firmato in prima
persona dalla stessa Jane McAdamFreud:
alcentro il rapportocon il padre econ il
famoso bisnonno. Due pagine sono inoltre
dedicate al Cartellone, in cui sono
suggerite dodici mostre del momento da
non perdere, in Italia e all’estero.

L’autrice


LamappaOltreCoetzeeeSaramago


Lerilettureeretiche


didueNobel


eleviteimpossibili


diCristo


G


li scrittori che, più o
meno esplicitamente,
si sonoconfrontaticon
la figura di Gesù (sfida sem-
pre difficileconsiderato il ra-
dicamentodella materia bi-
blicanell’immaginario di
molti, credenti e non), si po-
trebberocollocare all’interno
di uno spettro ai cui estremi
ci sonoJosé Saramago e J. M.
Coetzee, due premi Nobel
che hanno indagatol’uno la
natura profondamenteuma-
na di Cristo, l’altro lo scanda-
lo di chièprontoalasciare
tutto per una nuovavita.
L’impenetrabileromanzo
dello scrittoresudafricano,
L’infanziadiGesù(Einaudi),
non è ambientato nellaPale-
stinadiduemila anni fa, ma
in una città distopicachia-
mata Novilla, dovearriva,
cercando rifugio, un bambi-

no dalle doti profetiche ac-
compagnato da un uomo più
anziano («Non è mio nipote,
non è mio figlio, ma sonore-
sponsabile per lui»).Unlibro
che, citandoKafka, Beckett, e
sopratuttoCervantes, sugge-
risceuna domanda cruciale:
se si presentasse oggi ricono-
sceremmo il Messia? Sara-
mago, ereticomilitante, nel
suoVangelosecondoGesù
Cristo(Feltrinelli) ha affron-
tato invece la dolorosa fragi-
lità tutta umana del Cristo,
che, sulla croce,capisce«di

esserestatoportatoall’in-
gannocome siconduce
l’agnello al sacrificio» e, ri-
voltoalcielo, esclama: «Uo-
mini, perdonatelo, perché
non sa quello che ha fatto». Il
romanzovenne da alcuni
considerato blasfemo e le po-
lemichecon la Chiesa porto-
ghese furono alla base della
sua decisione di trasferirsi al-
le Canarie.
Le accuse di blasfemiacol-
pirono anche il Cristodi
NikosKazantzakis, che ne
L’ultimatentazione,uscito

postumo nel 1960 (Crocetti lo
ha rieditonel 2018), vivela
tensione tra la natura umana
elavocedivina. Sulla croce,
moribondo,vedecome sa-
rebbe stata la sua vita se non
avesse seguito quellavoce.
E se il Messia sembra esse-
reil veroprotagonista anche
deIlRegno(Adelphi) di Em-
manuel Carrère che sceglie di
seguire le traccedi SanPaolo
per raccontarelanascita di
«quella piccola setta ebraica
che sarebbe diventata il cri-
stianesimo», scrittori di cul-
tu re(e generi) moltodiversi
lo hanno pedinato: l’inglese
Naomi Alderman neIlvange-
lodeibugiardi(Feltrinelli) fa
una riscrittura in 4tempi del-
la vita di Gesù in cui sua ma-
dre Maria, Giuda, Caifa e Ba-
rabba sono narratori ecopro-
tagonisti, mentrel’irlandese
ColmTóibín neIltestamento
diMaria(Bompiani)vede la
Madonna, ormai anziana, ri-
cordare gli eventi che hanno
portato alla morte di quel fi-
glio vulnerabile. Il sudcorea-
no Yi Munyol lo ha messo al
centrodiungialloteologico
(Ilfigliodell’uomo,Bompia-
ni)eloscozzeseJohn Niven
di unacommedia surreale (A
volteritorno,Einaudi) che
immagina Gesù rimandato
da Dio sullaterra per rime-
diare ai disastri degli uomini.
©RIPRODUZIONERISERVATA

Lynn Aldrich,Resurrection(1989, installazione), courtesy of Sandroni Rey Gallery, Usa


diCristinaTaglietti


Alcinema


●L’ultima
tentazionedi
Cristo(1988) è
il film tratto dal
libro di Nikos
Kazantzakis,
diretto da
Martin
Scorsese con
Willem Dafoe,
Harvey Keitel,
Barbara
Hershey
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