La Repubblica - 12.08.2019

(Steven Felgate) #1
dal nostro inviato

zeltweg — «Ma io ad Ascoli ci lavoro
ancora, nel negozio di ferramenta
del nonno. Tra un allenamento e l’al-
tro. Perché mi sembra giusto aiuta-
re la famiglia. E poi, non si sa mai: la
vita può sempre cambiare da un mo-
mento all’altro». Come ieri in pista,
dove Romano Fenati è tornato a vin-
cere dopo due anni. «E mi sembra l’i-
nizio di una nuova vita. Finalmen-
te». Di lui dicevano: la grande spe-
ranza della moto italiana, il dopo-Va-
lentino. Era il 2012. «Io, quasi un
bambino: da allora sono successe
tante cose. Molto belle, molto brut-
te. Però ho imparato dagli errori».
Talento purissimo, generoso, impul-
sivo. L’esordio nel motomondiale e
la prima vittoria, l’ingresso nello
SkyTeam Vr46 che poi lascerà liti-
gando con “Uccio” Salucci, il mi-
glior amico del Doc. Dieci successi,
un Mondiale sfiorato. E liti, incom-
prensioni. Il passaggio in Moto2, poi
nel settembre passato quella folle
“pinzata” in gara a 217 km/h, con Ste-
fano Manzi che resta miracolosa-
mente in sella. Il ritiro della licenza,
la fuga in montagna, la voglia di
smettere. «Da domani lavorerò nel
negozio del nonno». Se è di nuovo
qui, è tutto merito di Stefano Bedon:
«Abbiamo deciso di salvarlo da una
“morte sportiva” ingiusta: perché
non si possono distruggere i sogni
d’un ragazzo che ha commesso uno
sbaglio», spiega il team manager del
team Snipers. A marzo, a 23 anni, Ro-
mano è ripartito dalla categoria più
piccola: Moto3. «È stata dura. I risul-

tati non arrivavano, e quante volte
ancora ho pensato di lasciare». Saba-
to una pole imprevista, domenica
una gara da campione assoluto: sem-
pre in testa a giocarsela col compa-
gno di squadra Arbolino, fino al me-
ritato trionfo. Nel box piangevano
tutti. «L’ultimo giro avevo una pau-

ra tremenda di sbagliare. Poi me la
sono goduta». Racconta che gli ulti-
mi due anni sono stati «difficili, dolo-
rosi. Ma mi hanno insegnato tanto».
Sorride molto. Sì, sembra un altro.
«Il passato è come un libro vecchio.
L’ho chiuso, per sempre. Oggi ne ho
aperto uno nuovo. E voglio scrivere
solo di emozioni, felicità». Dovizio-
so e Marquez, che erano stati molto
severi con lui, lo hanno riempito di
complimenti: perché lo sanno, che
Fenati è un bravo ragazzo che dove-
va imparare. «La MotoGp? Ci penso
da quando ero adolescente. Mi pia-
cerebbe correrci, un giorno». Bedon
racconta che tornerà in Moto2 per-
ché la categoria attuale gli sta stret-
ta. «Ho la serenità di chi sa che nulla
è scontato», sorride Fenati. «La vita
può sempre cambiare da un momen-
to all’altro». — m.cal.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

JOHANN GRODER/APA/AFP

kRomano Fenati, 23 anni, non vinceva dal 2017 in Giappone


di Maurizio Crosetti

Quante grattate, quante spallate,
quante cadute, quanto mercurocro-
mo sulla pelle servono per fare un
corridore, un velocista, un pistard.
Uno di quelli che girano pazzamen-
te nell’anello del velodromo da
quand’erano bambini e sembrano
criceti nella ruota, e si sa che chi è
forte in pista poi vincerà anche le vo-
late su strada. Così è la storia di Elia
Viviani, che ieri ad Alkmaar si è pre-
so la maglia con le stelle dell’Euro-
pa, la maglia come la bandiera, lo ha
fatto appunto da pistard che esce
dal bozzolo diventando un drago
dell’ultimo rettilineo, nell’ultimo
metro d’asfalto.
Il velocista di solito aspetta, ripa-
rato dal vento. Vive per il guizzo fina-
le. Non Elia ieri. L’azzurro ha voluto
una corsa dura, il suo compagno
Matteo Trentin, campione d’Europa
uscente, ha strizzato il gruppo quan-
do mancavano 65 chilometri al tra-
guardo e così sono rimasti in 13, e
quei 13 sono diventati 3 quando di
chilometri ne mancavano 25. Lui,
Elia Viviani, insieme al tedesco Ac-
kermann (un altro tipo velocissimo)
e al belga Lampaert. Il tedesco si di-
strae, l’italiano e il belga (corrono
nella stessa squadra tutto l’anno)
prendono vantaggio e arrivano in-
sieme, la sentenza è già scritta, trop-
po veloce Elia. Così gli Europei di-
ventano ancora più tricolori: 4 me-
daglie d’oro, una d’argento e 4 di
bronzo e quella d’argento se l’è mes-
sa al collo Elena Cecchini, che di
Elia è la fidanzata.

«Oggi avete visto un nuovo Vivia-
ni, ho scelto di attaccare e di rischia-
re, è bello farlo quando le gambe gi-
rano così».
Un campione estroso, un “pirata”
degli ultimi 200 metri quando il co-
raggio non fa il ciclista ma è il cicli-
sta. Così Elia vinse la medaglia d’oro
alle Olimpiadi di Rio nell’omnium, 6
prove in 4 giorni, l’ultima è la corsa a
punti. Elia cadde al giro numero 101,
un coreano gli rotolò davanti dopo
uno scarto matto di Cavendish e
sembrava tutto finito, la bici scassa-
ta, lo slancio perduto. Ma Viviani
cambia la bicicletta, si rimette in sel-
la e ci riprova. Indimenticabile. Ne-
gli ultimi 10 giri, quando capisce di
avere vinto, ride e piange, scatta e se
la gode. Sotto il tetto del velodromo
c’è un mondo che rimbomba, e nella
testa di Elia ci sono tutte le corse per-
se compreso un mondiale su pista
andato in malora per mezza ruota,
oppure quei Giochi di Londra 2012
dove niente funzionava. Cadere, im-
parare, risalire, cadere ancora e non
rompersi mai del tutto. Perché la ga-
ra della vita sarà la prossima.
Questi sono campioni antichi.
Elia ha un negozio di bici a Vallese
di Oppeano, provincia di Verona, lui
che è nato a Isola della Scala, sem-
pre da quelle parti dove i paesi han-
no nomi lunghi come le storie che
raccontano. Dopo la notte di Rio de-
cise che alla pista aveva dato abba-
stanza e si costruì stradista assolu-
to. Finora si è preso 5 tappe al Giro
d’Italia e una al Tour (quest’anno, a
Nancy), la maglia tricolore nel 2018
e quella con le stelle ieri, un bacio al
cielo e un dito a indicare le nuvole:
la dedica per Bjorg Lambrecht mor-
to lunedì in Polonia a 22 anni, morto
di bici perché ancora succede, que-
sti sono ragazzi sempre sul filo, la ve-
locità è una vertigine e un azzardo,
la velocità è il loro mestiere. Ora, gli
ultimi sogni di Viviani sono una San-
remo e una maglia iridata, forse il 29
settembre nello Yorkshire oppure
più avanti. Un giorno, il naso da Pi-
nocchio di Elia taglierà il vento giu-
sto.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

f


g


Grande pilota o


campione? Non mi


giudico, preferisco


pensare ai margini di


miglioramento. Che


sono ancora grandi,


a 33 anni


andrea dovizioso
pilota ducati

Qui la Honda era


molto più competitiva


del passato, e allora


Andrea si merita tutti


i complimenti


La storia di Jorge


è archiviata


Gigi Dall’Igna
dg ducati

La vittoria in Moto3


La rinascita di Fenati


“Ma resto a lavorare con nonno”


kLa follia di Misano
9 settembre 2018, Fenati afferra il
freno di Stefano Manzi a 217 km/h:
licenziamento e ritiro della licenza

VLADIMIR SIMICEK/AFP

j14 vittorie
Dovizioso festeggia col
team la sua 14ª vittoria
(13 nelle ultime 3 stagioni)

l’oro continentale in olanda

Viviani,


patrimonio


d’Europa


Lo sprinter che vinse a


Rio cadendo in pista


conquista il titolo su


strada: “Sono cambiato,


è bello attaccare”. Sul


podio anche la fidanzata


Elena Cecchini, argento


VINCENT JANNINK/EPA

Inter Lukaku segna 4 gol in amichevole
Lukaku subito protagonista nell’Inter. L’attaccante ha
infatti segnato quattro gol nel test amichevole ad
Appiano Gentile contro la Virtus Bergamo, squadra
che milita in Serie D. La partita è finita 8-0.

Coppa Italia Berlusconi batte Inzaghi
Nel secondo turno di Coppa Italia il Monza di
Berlusconi ha eliminato il Benevento 4-3 allenato da
Inzaghi in trasferta, gol di Bellusci, Finotto (2),
Iocolano, Tello (2), Viola. Domenica la Fiorentina.

Tuffi Europei, Oleksii Sereda oro a 13 anni
Un tuffatore tredicenne sale sul tetto d’Europa a Kiev,
ed è record. L’ucraino Oleksii Sereda ha vinto l’oro
dalla piattaforma dieci metri, diventando il più
giovane in assoluto a laurearsi campione continentale.

k1 tappa al Tour Elia Viviani, 30 anni. oro olimpico nell’Omnium


. Lunedì, 12 agosto 2019^ pagina^33

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