Corriere della Sera - 19.08.2019

(sharon) #1


28 Lunedì19Agosto2019Corriere della Sera


SEGUEDALLA PRIMA


A


l di là delle apparenze appro-
vateda Destra e Sinistra insie-
me, entrambeconvinte che la
scuola dovesse servire alla so-
cietà e a preparare al mercato
del lavoro. Entrambe d’accor-
do nel riempirla di scartoffie e
di burocrazia, di lavagne digi-
tali, di famiglie saccenti, di
democraticismi demagogici,
di «successoformativo» ob-
bligatorio, di circolari insulse
in anglo-italiano.Pertenere
lontanoi«Barbari»forse sa-
rebbe bastato a suotempo la-
sciare nei programmi la storia
e la geografia invece di ridurre
entrambe ai minimitermini o
dicancellarle del tutto.Forse
sarebbe bastatoinsisterecon
qualche riassunto,conqual-
che mezzocanto dellaDivina
Commediamandato a memo-
ria,con qualche ora di mate-
maticainpiùequalche gita
scolastica a Barcellona in me-
no.Esarebbe bastatoanche
che qualcuno dei tanti intel-
lettuali che oggi soltanto sco-
prono il disastroaccaduto
avesseroimpiegatounpo’ di
tempo a occuparsi della scuo-
la del proprioPaese anche
cinqueodieci anni fa, spin-
gendosimagari, dio nonvo-
glia, finoafarelebucce a
qualche ministrodell’istru-
zionePd. Peccatoche agli Ot-
timati, ai Buoni per definizio-
ne, quelcampo di battaglia
peròallora non interessasse,

non si accorgessero di quanto
lì stava accadendo.
Gli Ottimati, la classe diri-
gente italiana — quellacom’è
notoassolutamenteligia alle
regole nonché sempreavve-
dutissima—non avevatem-
po allora percertecose. Ecosì
poi, per dirne un’altra ancora,
mentrei«Barbari» cresceva-
no e ad esempio riunivano le
loro schiere sotto le bandiere
delfederalismo secessionista,
del dileggioversoRoma la-
dronael’unità nazionale in
nome del localismo filobor-
bonico e del «vaffa» allacasta
e alParlamento, anche stavol-

ta l’attenzione degli Ottimati
era rivolta altrove. A riformare
il titoloVdella Costituzione,
ad esempio:come direafor-
nireai«Barbari» la migliore
delle munizioni.Einfatti
adesso quelli,forti guarda un
po’ proprio della riforma sud-
detta, pretendono di accre-
sceresmisuratamenteilpro-
prio potereneiterritori dove
giàcomandano, mettendo le
mani su tutto il possibile aco-
minciaredalla scuola, rifiu-
tandosi dicontribuireaqua-
lunque spesa che non sia la
loro, ecosì via barbareggian-
do.
Datempo insomma l’onda
nemicacresceva, ma gli Otti-

L’Italia sta effettivamente im-
barbarendosi. Ciò che però
mi sembracontrario allaveri-
tà è l’attribuzione di tale bar-
barie a una sola parte politica,
alla solita Italia degli altri, al-
l’Italia che «non ci piace».
Inaccettabileèilgiocodello
scaricabarile di cui la classe
dirigente italiana è specialista
da sempre,eche si sta ripe-
tendo puntualmenteanche
questavolta chiamandosi
fuoricome al solito ognivolta
che ilPaese ècostretto a fare i
conti (che quasi semprenon
tornano)con il proprio modo
d’essere,con la propria storia.
L’Italia barbara esiste, ma è
ben piùvasta di questoo
quell’elettorato. È ilPaese che
sta perdendo il senso dellere-
goleesista abituandoavio-
larle quasi tutte, che non ha
più rispetto per ciò che è im-
portanteedegno, che non
crede più nelle leggienella
giustizia, che non ha più fidu-
cia nell’autorità perché avver-
tela sostanziale mancanza di
capacità dicontrollo da parte
di quellacosa che untempo si
chiamavaStato. È ilPaese che
non legge, che passa le ore
conlosmartphone in mano,
che si staconvincendo che la
politicasia qualcosaametà
tra unatelevendita e un’inter-
vista di Barbara d’Urso. È l’Ita-
lia su cui gli Ottimati, in mas-
sima parte per la loro propria
responsabilità, hanno perdu-
toogni egemonia, non sapen-
do dare a questa le nuovefor-
me e i nuovicontenuti che do-
po la grande frattura del 1992-
94 sarebberostati necessari.
L’Italia di una classe dirigente
che ancora si illude di poter
dirigere qualcosa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

mati non si sa dovefossero e
checosa facessero.Avrebbero
potuto, per dirne qualcuna,
cercaredi far pagareletasse
agli evasori, impedire che nel-
le carceri finissero solo i pove-
racci,cancellarel’obbrobrio
correntizio del Csm, far dimi-
nuire di almeno un milione il
debito invece di farlo crescere
dicontinuo, avrebbero potuto
assumerecentoispettori del
lavoro (licenziandocento por-
taborse) per ripulirelecam-
pagne pugliesi ecalabresi dai
proprietari negrieri.Avrebbe-
ropotutotentaremillecose
perfermarela«barbarie»

montante: chessò, inventarsi
un programma anche mini-
mo d’integrazione per gli im-
migrati, ridiscutere il trattato
di Dublino — loro che sanno
come si sta in Europa—op-
pure pensarci duevolte prima
di firmare ilcontratto dicon-
cessioneconlasocietà Auto-
strade,emagari, vistoche
c’erano, darepureunacon-
trollataaqualche viadotto
qua e là per laPenisola.Avreb-
beropotuto... Se lo avessero
fatto oggi di sicuro ci sarebbe
in giroqualche «barbaro» in
meno.
Perchéibarbari esistono
davvero, sia chiaro, nonvorrei
che si pensasse ilcontrario.


diFrancoVenturini


ILROMPICAPOAFGHANO
TRASTRAGIISIS,TALEBANI
EIRISCHIDELRITIROUSA

P


er chi vuole compiere una strage (e a
Kabul questa genia non è poi tanto
rara) i matrimoni in stile afghano
sono occasioni da non perdere. Se i
genitori degli sposi possono permetterselo
gli invitati sono centinaia, uomini e donne
sono separati nelle loro «zone» eformano
così bersagli indipendenti, la confusione
provocata dal kamikaze di turnofacilita la
fuga di eventuali complici. Purtroppo non
stupisce, allora, che le vittime dell’attacco
di sabato siano state 63, e iferiti 180.Con
due particolarità: il massacro non è stato
rivendicato daiTalebani bensì dai locali
adepti dell’Isis; e ad essere colpiti dai
terroristi sunniti, non per la prima volta,
sono stati membri della minoranza
Hazara difede sciita. Due elementi che
aiutano a capire quanto arduo sia il
negoziato tra americani e talebani che
dovrebbe portare entro la fine del 2020 al
ritiro di tutte leforze straniere, compresi
beninteso gli italiani.In particolare il
Pentagono teme che dopo un ritiro
statunitense molti talebani possano
sentirsi «traditi» dai negoziatori e vadano
così ad ingrossare le fila dello «Stato
islamico del Khorasan» (etichetta locale
dell’Isis) creando così le premesse di una
nuova guerra civile. La soluzione potrebbe
essere per gli americani di conservare
qualche base in Afghanistan e di
continuare a svolgere operazioni anti-
terrorismo contro i nuovi nemici (l’Isis) dei
nuovi alleati ed ex nemici (iTalebani).Ma
l’equazione, che peraltro è statarespinta
dai talebani, non tiene in alcun conto
l’attuale governo diKabul, per non parlare
della popolazione civile che nello scorso
mese di luglio ha subìto le perdite più alte
degli ultimi due anni. Donald Trump ha
confermato ieri ai suoi più stretti
collaboratori che vuole ritirare le sueforze
prima delle elezioni del novembre 2020.Ha
aggiunto soltanto due parole: «se
possibile». © RIPRODUZIONE RISERVATA

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ANALISI
&
COMMENTI

C


aro Direttore, sessan-
tacinque anni faco-
me oggi ci lasciava
Alcide De Gasperi,
padrefondatoredel-
l’Italiarepubblicanaedel-
l’Unione Europea, grandeco-
struttore di pace e di prospe-
rità. Ai primi del mese, giun-
gendo in Italia per incontrare
il presidentedel Consiglio
Giuseppe Conte, la nuovapre-
sidentedella Commissione
europea,Ursulavonder
Leyen, affermava che l’Europa
ha bisogno dell’Italiaedello
spirito di De Gasperi. Non ha
fattoriferimentoaunpro-
gramma,aunelencodisuc-
cessi, ma allo «spirito»; evi-
dentementeintendendocon
esso un orizzonte di senso, un

ideale radicato e profondoca-
pace di inverare di sé iltempo
attuale. Lo spirito degasperia-
no è un qualcosa direalmente
vivo se in questa fase di muta-
menti strutturali della rappre-
sentanza politica ed elettorale
nel nostroPaese, tutti ricono-
scono ad Alcide De Gasperi la
dimensione storica del padre
dellaPatria.
La Libertà fu il suo ideale e
la sua bussola.Una libertà che
era daconquistareefucon-
quistata, ma che era poi da di-
fendere non potendosiconsi-
derare data per sempre. E non
vi è libertàvera senza pace du-
ratura. Su questaconvinzio-
ne, nutritacon il dolore della
guerra, della dittatura e delle
sue oppressioni,fondò il pro-
gettodicostruzione europea
come unicoveroantidotoal
ripetersi delle tragedie belli-

che naziste e fasciste. E si pre-
dispose alla grandezza del-
l’operacon laconsapevolezza
di chi non può far da solo,
perché le operegrandi sono
sempre il risultato di un lavo-
ro compiuto da molti.
In Italia, De Gaspericolla-
boròcon icomunisti e quan-
doinumeri, dopo la storica
vittoria del 18 aprile 1948, gli
permettevano di far da solo,
preferì stare incompagnia di
alleaticomponendo unacoa-
lizione di governoconl’idea
che la gestione di quella fase
delicatissimafosse facilitata e
noncomplicata da una più
larga base parlamentare, poli-
tica, sociale. Da quel momen-
toin poi, la nostra storia par-
lamentare è stata storia dico-
alizioni e di alleanze e mai di
avventuresolitarie; anche di
leaderforti, ma mai di uomini

soli.
A livellocontinentale, lavo-
ròmoltocon Adenauer e
Schuman al punto che la sto-
ria dellacostruzione europea
può essere spiegata ancheco-
me la storia di quest’amicizia
raccontata in numerosi scrit-
ti,con penna lieve ed efficace,
dalla figlia MariaRomana. La-
vorare per il benecomune, in-
sieme e non da soli, in unre-
gime di libertà checonsente
alle migliori energie di unPa-
ese di esprimersi erealizzarsi
seguendo la propria inclina-
zioneeilproprio talento. De
Gaspericoltivòecoerente-
menteapplicòl’idea che la
politica avesse un metodo, in-
dispensabile per impedire
che diventasse ilregno del-
l’improvvisazioneodei puri
interessi personali.Unmeto-
dofondatosulrealismo cri-
stiano.
Da qui, un’idea di libertà
che non trascura mai gli ulti-
mi e che si declina in solida-
rietà. A chi è rimasto indietro
va tesa la mano e dato un aiu-
to. C’è solidarietà dentro la li-
bertà,c’è sostegno agli ultimi
anche dentro la meritocrazia.
Sugli ideali di libertàepace,

De Gaspericontribuì acostru-
ireanche un’Europa che am-
biva a diventare più grande e
forte poggiandosi sui due pi-
lastri chereggono ancora og-
gi l’edificio europeo: solida-
rietà eresponsabilità.
Il viaggio aWashington, nel
gennaio 1947, viene politica-
mente giudicatocome il mo-
mentocostitutivo dell’atlanti-
smo nella nostra politica este-
ra; la battaglia da lui sostenu-
taevinta all’interno della
Democrazia cristianaedel
Parlamentofualla base della
scelta italiana in favoredella
Natocui accedemmo dafon-
datori; e la sua azione in favo-
redel multilateralismo è stata
ricordata, nel 2015aRoma,
dal segretario generale delle
NazioniUniteBan Ki-moon.
Europeismo, atlantismo,
multilateralismo: tuttiifon-
damenti della politicaestera
italiana sono degasperiani.
Come degasperianirestano i
trattifondamentali dell’Ue.
Eppuresbaglieremmo a
considerareilpresidenteDe
Gaspericome un uomo che
solamentevinseocome un
uomo cuicomunquevenne
tributatounanimeconsenso.

diAngelinoAlfano


ASESSANTACINQUEANNIDALLAMORTE


LOSPIRITODEGASPERIANO


DICUIABBIAMOBISOGNO


All’interno della Dc, egli ebbe
unaforteopposizioneepatì
dolorose sconfitte,reagendo
conlostessocontegnocon
cui gestìitanti successi: ri-
mettendosi incammino nella
direzione che lacoscienza e il
senso del benecomune gli
suggerivano divolta involta.
Anchealivello europeo
non videcompiutoilpiano
che aveva in mente e morìcon
la spina nel cuore della man-
catarealizzazione della Co-
munità Europea di Difesa. I
fatti di queltempo sembraro-
no darglitorto, ma laStoria di
questi decenni gli ha dato ra-
gione e,conincolmabile ri-
tardo, gliStati europei sono
arrivati doveDe Gasperivole-
vacondurli fin dall’inizio.
Lo «spirito» degasperiano
èracchiuso nell’insieme di
questi ideali,valori, visioni,
stile personaleepostura ri-
spetto al metodo democratico
nel rapportocon il popolo,
con il partito econ le istituzio-
ni. E di questo spirito, l’Italia e
l’Europa avranno bisogno an-
cora molto a lungo.
PresidenteFondazione
De Gasperi
© RIPRODUZIONE RISERVATA

OTTIMATICONTRO BARBARI


NELL’ITALIASENZAREGOLE


DiserzioniInaccettabileèilgiocodelloscaricabarile


dicuilanostraclassedirigenteèspecialistadasempre,


chiamandosifuorisenzafareiconticonlapropriastoria


diErnestoGallidellaLoggia


❞Responsabilità
Mentrel’ordanemica
cresceva,iBuoniper
definizioneguardavano
dall’altraparte

❞Sfiducia
IlPaesenoncrede
piùnelleleggienella
giustizia,nonharispetto
perciòcheèimportante
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