Corriere della Sera La Lettura - 18.08.2019

(Tuis.) #1
DOMENICA18AGOSTO2 019 CORRIEREDELLASERA LALETTURA 23

Epigrammi


Quandolapreghieradivienepoesia.
Analizzandoilrapportofraspiritualitàe
versificazione,RobertoMaier,docentedi
Teologiaall’UniversitàCattolicadiMilano,
tendeadaccostarel’ispirazionepoeticaa

quellamisticanelsaggio Ilfondodelleparole
(Edb,pp.200, e 18).Indagainparticolareil
percorsodiCristinaCampoel’operadi
GiorgioCaproni,poetaateo,cheperl’autore
svelauncelatoanelitoversoilmetafisico.

{


Soglie
diFrancoManzoni

CristinaCampoincontraGiorgioCaproni

TradizioniLariedizionediun’antologiadiMarzialepermettedifareilpuntosuungenere

dallemolterisorse,praticatotuttora.Unautenticocultorecontemporaneo?Zeichen

Iversipiùdemocratici


Il bersaglio diventa lettore


di ROBERTO
GALAVERNI

L’immagine
Alfredo Jaar, BeAfraidofthe
EnormityofthePossible
(2015, neon), courtesy
dell’artista: il 21 settembre
l’artista cileno inaugurerà
una sua installazione
permanente ( TheGarden
ofGoodandEvil ) nello
Yorkshire Sculpture Park
di Wakefield (Regno Unito)

N


el Discorsopreliminaresopra
l’epigramma un giovanissimo Le-
opardi notava che «l’arguzia e il sa-
le dell’epigrammaformano la sua
doteprincipale. Lo stile vibratoe
racchiuso in un breve giro di parole è quello
che locaratterizza». Siamo nel 1812el’epi-
gramma aveva assunto ormai da secoli quei ti-
picirequisitiformali e d’impiego — sapidità,
concisione, intelligenza, spregiudicatezza,
spirito critico — che ha poi mantenuto fino ai
giorni nostri. E nonc’è dubbio che nella vicen-
da di questo sviluppo il ruolo più importante
vada attribuito a MarcoVa lerio Marziale, il po-
eta latinocon cui il genere raggiunge insieme
la maturitàeunacompiutezza poeticache
probabilmente non sarà più superata. Nel suo
Discorso Leopardi assieme alvalore ne sottoli-
nea soprattutto i limiti, gli alti e bassi, in parti-
colare per l’«oscenità» di tanticomponimen-
ti. Ma è un giudizio che si puòcorreggere, per-
ché non poche delle poesie più «spinte» di
Marziale sono tra le sue piùcompiute ed effi-
caci.
Certo, esistono inevitabilmentecomponi-
menti più o meno riusciti. Eppure è lavastità e
lavarietà dell’affrescooffertonelcomplesso
dai suoi epigrammi a mettere in luce tanti, de-
cisivi aspetti degli uominiedelle donne del
suotempo che altrimenti sarebberorimasti
nell’ombra. Propriocosì. Attraverso icortocir-
cuiti arguti e affilati dei suoiversi, Marziale ha
raccontatoancheesoprattuttoillatooscuro
della societàromana, non necessariamente
scabroso, ma anzituttogiornaliero, quotidia-

no, abitudinario. Cosac’era insomma (e spes-
so alla lettera) sotto levesti deicomportamen-
ti pubblici e ufficiali. Quello che da altri generi
espressivi è stato percostituzione escluso o ri-
mosso, lo spiritodell’epigramma altrettanto
costitutivamente lo ha preteso. E dunque: una
parola poetica puntuale, intelligente e ironica,
e insieme diretta, rapida,comprensibile. Ogni
forma espressivacomporta di necessità una
retorica ma, ecco, coi suoicaratteristici tratti
formali l’epigramma sfugge per natura dallo
stile che fa schermo a sé stesso, da un’idea del-
la letteraturacome a mondo a parte.
Dopo i pur grandi predecessori greci e latini
(tra questi CallimacoeCatullo), Marziale ha
fatto dell’epigramma non un’attività laterale e
accessoria, ma un’artetotale, propriocome la
suaRoma, che pureèfino al midollo quella
antica, ci appare ancora oggi lo specchio degli
uomini e della società di ognitempo.

Tiroalbersaglio
Rileggendo la bella scelta degli Epigrammi
approntata e tradotta da Arturo Carbonetto (è
stata ristampata da Garzanti), si può fare anzi-
tutto unaconsiderazione, che è anche possi-
bile traguardare, per similaritàopercontra-
sto, sugli epigrammisti di qualsiasi epoca.
Praticamenteogni epigramma di Marziale è
mirato, adpersonam. All’origine si trova sem-
pre l’intenzione dicolpire un bersaglio preci-
so, individuato (nonvacomunque dimentica-
toche molti epigrammi sono elogiativi, parte-
cipi; l’epigramma nascecome iscrizione fune-
raria di naturacommemorativa, delresto).

Eppure il poeta stesso sosteneva di non mirare
affatto al singolo individuo, bensì ai vizi, alle
passioni, aicostumiealle pratiche degli uo-
mini. Di questo aveva fatto addirittura la pro-
priaregola: «Dirai che i libri miei/ appresero a
serbarequesta norma:/ smascherareivizi
apertamente,/ risparmiaresempreleperso-
ne». Ma allora, l’uomoogli uomini, l’indivi-
duo oppurela specie?
La primacosa che si può dire è che nell’epi-
gramma si mostracome allo stato puro laten-
sione tra particolare e generale, tra individua-
le e tipico, che istituisce la letteraturacome ta-
le. Quanto più lo sguardo procede nell’irripe-
tibile, tanto più rivela tratti che appartengono
a tutti («Tu, Zoilo, non sei un vizioso,/ sei il
vizio in persona»). Ma esiste poi un paradosso
che riguarda più nello specifico il nostro tipo
dicomponimento. L’epigramma—equesto
può estendersi a tutte le sue stagioni più pro-
pizie — è di tutte leforme poetiche la più ri-
voltacontro la società, pur essendo alcontem-
po di tutte la più sociale.
Si può dire che non esista epigramma dav-
veroefficace che non intenda la società degli
uominicome propria premessa e, insieme,
come proprio orizzonte.
Al di fuori di questa trama di prossimità e di
relazioni immediate, di solidarietà e d’allean-
zestrategiche,come di altrettantostrategici
scontrieopposizioni, l’epigrammaèaddirit-
tura impensabile. Non ci sarebbe il bersaglio,
propriocome non ci sarebbe il lettore.Tant’è
che bersaglio e lettore di fattocoincidono. Co-
me Marziale stesso sosteneva, proprio il letto-
reera la ricchezza più grande cheRoma gli
avesseconcesso. Così quando, dopo averne a
lungovagheggiatolaquiete,tornerà infine
nellecampagne della nativa Bilbili, in Spagna,
rimpiangerà proprio le ipocrisieel’ambigua
vitalità umana di cui la sua poesia si era nutri-
ta. Mentre dalcanto loro proprio i suoi lettori,
anzichéoffendersiovendicarsi, citenevano
moltissimo a divenire per unavolta almeno la
vittima dei suoiversi.

L’aspettocorrosivo
Se lecose stannocosì, è più semplice far ri-
viverelaformaoilmeroaspettocorrosivo
piuttostoche lo spiritoprofondo dell’epi-
gramma. Nella nostra letteratura haconosciu-
todiverse epochefeconde: il Rinascimento, il
Sette-Ottocento (Monti, Alfieri,Foscolo, Man-
zoni, Leopardi), quindi il Novecento, diffusa-
mente ma in particolare negli anni Sessanta e
Settanta:SabaeMontale, narratoricomeFe-
noglio, Bassani, Flaiano, Arbasino, ma soprat-
tutto poeti intellettualicomeFortini ePasolini
(ne hanno scritti entrambi di bellissimi), fino
a Va lentino Zeichen, che di tutti gli epigram-
misti degli ultimi decennièstatoprobabil-
menteilpiùcompleto, perché per lui l’epi-
gramma non è stata solo una possibilità tra le
altre, un genere specializzato, ma un punto di
vista sul mondo di natura etico-pratica alme-
no quantoconoscitiva e filosofica (in sostan-
za, la poesia toutcourt ).
Unodei suoi libri, Neomarziale ,indicafin
dal titoloaquale magisterosifosse diretta-
menterifatto. Ma proprioFortini, in un suo
componimentointitolatononacaso Palino-
dia , ha fissato perfettamente la dimensione e
sociale e politica in cui l’epigrammavacom-
preso: «Di avere scritto epigrammi mi pento./
Lo scherzo è familiarità. Vuol dire:/ noi siamo
eguali».Forse intendeva che soltanto l’azione
non perdona, che è davvero senza ritorno. Ma
non l’epigramma. Quandoèalsuo meglio è
anzi un modo espressivo democratico e insie-
mecortigiano, fazioso ecomunitario, di parte
e superpartes ,precisissimo eppureoccasio-
nale (e le occasioni sono mutevoli, semprere-
versibili); un genere in cui il nemico, secosì si
può chiamare, non sta dall’altra partedella
barricata, macammina al tuo fianco, per le
stesse strade della stessa città, fino aconfon-
dersiconte.Fortini ha ragione, «noi siamo
uguali».Èproprio questoche gli epigrammi
di Marziale insegnano. Ed èterribile, maforse
anche mirabile.
©RIPRODUZIONERISERVATA

MARCOVALERIOMARZIALE


Epigrammi
Introduzione, traduzione
e note di Arturo Carbonetto
GARZANTI
Pagine 440, e 14

L’autore
Marziale (39 o 40 d. C. - 104
d. C. circa) nacque e morì
nell’attuale Spagna. Visse a
lungo aRoma
Laformapoetica
L’epigramma greco e latino,
in origine un’iscrizione
soprattutto funeraria,
consisteva per lo più in uno
o più distici elegiaci
(esametro e pentametro)

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