Corriere della Sera La Lettura - 18.08.2019

(Tuis.) #1

DOMENICA18AGOSTO2 019 CORRIEREDELLASERA LALETTURA 51


i


«Potevasuccederechenoncifossepiù
permessocelebrareinostririti,maquesto
nonavrebbedistruttol’insegnamento»del
Buddha«nél’integritàdelpopolotibetano»,
dunque«dovevamocostruireinostritempli

dentrodinoi».IllamaChögyamTrungpa
(1939-87)raccontain NatoinTibet (tradotto
daDonatellaTippettAndalò,Iduna,pp.278,
e 20)lochocdell’invasionecineseelafuga.
Manelmemoirnonognicineseèmalvagio.

Itemplidentrodinoi

{


InchiostrodiCina
diMarcoDelCorona

L’autore
JohnFreeman (Cleveland,
Usa, 1974) è un critico,
editor e poeta,fondatore
della rivista «Freeman’s»,
pubblicata in Italiacon
cadenza annuale daEdizioni
BlackCoffee. Ogni numero è
dedicato a uno specifico
tema: Potere , uscito a marzo
2019, raccoglie le voci di 26
scrittoricontemporanei.Dal
2009 al 2013, JohnFreeman
è stato direttore di
«Granta». In Italia ha
pubblicato due saggicon
CodiceEdizioni: Latirannia
dell’e-mail (2010) e Come
leggereunoscrittore (2017).
Ha pubblicato la raccolta di
poesie Maps (Copper
Canyon, 2017). In autunno
uscirà perFarrar, Straus and
Giroux Dictionaryofthe
Undoing , raccolta di suoi
saggi politici (un’anteprima
è uscita su «la Lettura»
#378 del 24febbraio
2019). È executiveeditor di
Literary Hub. Insegna alla
NewYork University
GliappuntamentiinItalia
JohnFreeman sarà in Italia a
settembre:farà tappa a
Milano (mercoledì 4, nella
birreria GhePensi Mi, piazza
Morbegno 2, ore 19con
MatteoB.Bianchi), aTorino
(il 5con Martino Gozzi,
presso la Libreria Therèse di
corso Belgio 49, alle 19) e
Firenze (dove il 6
parteciperà a PowerTales , in
collaborazionecon Estate
Fiorentina a cura della
compagnia inQuantoteatro:
dalle ore 19.30 al Caffè
Letterario Le Murate, in
piazza delle Murate,con
AndreaCaciagli)
AlFestivaletteratura
Sabato 7Freeman sarà al
Festivaletteratura di
Mantova. Alle 14.30
dialogheràcon la scrittrice
messicanaValeria Luiselli su
Lamappadellemeraviglie
(Palazzo San Sebastiano, in
inglesecon traduzione); alle
19 .30 in Santa Maria della
Vittoria parlerà in inglese
(senza traduzione) della sua
passione per lacorsa
( RunninginCities )

ILLUSTRAZIONE


DISRGARCÍA


l’uno nell’altro che era difficile definirecosafossimo. La
ragazza di Scott faceva delle avance a Brenn; quando i
tempi erano duri, micapitavadidormirenel lettodi
Scott, cosa che allontanavaK.Tuttelenostreragazze
mal sopportavano questocomportamento. Tutte ci sca-
ricarono.
Quella di Brenn fu la primarelazione a finire, in un
lento sgretolamento che osservai da lontano,come una
valanga in montagna che scende in unterribile silenzio.
Poi fui io a ricevere LaTelefonata. Diversamente da lui,
scoppiai in un piantoinfantile. Fu orribile. Brenn mi
trascinò fuori dall’appartamento e mi portò in giro per
la cittàcome se la vista e i rumori diTompkins Square
potessero migliorare il mio umore. In una di queste pas-
seggiate, imitando la scena finale de LastanzadiGio-
vanni ,tirai fuori un bigliettoche mi avevascrittouna
volta la mia ragazza. L’avevo scoperto attaccatoal porta-
fogliocome un aereo sul quale ero pronto a decollare.
«Checosa faccioconquestaroba?», gli chiesi melo-
drammaticamente. «Tienilo», rispose e poi mi portò fi-
no ai moli delWest Side, dovedrogati litigavano per il
posto in cui dormire. Inutile dire che questo accadeva
decenni prima che facessero l’High Line.
Quando anche Scott si separò dalla sua ragazza, fum-
mo improvvisamentetutti liberiesingle,condizione
che avevamo inconsapevolmente desiderato. Ma quan-
do il momento arrivò, nessuno di noi fu entusiasta della
libertà. La città sembrava più pericolosa ecaotica. Flir-
tandocondonne nei bar, scoprimmo di esseremolto
più inesperti di quanto avessimo immaginato. Ci senti-
vamo sopraffatti. Ci mancava laconsuetudine familiare.
Il lavorocominciò a essere solo un lavoro, non una novi-

tà tesa ad alimentare la nostra vita notturna.
Alla fine lasciammo quell’appartamento,econ una
mossa più simbolicadiquantoall’epocamirendessi
conto, la miaexragazza e due suoi amici lo occuparono
nell’ultimo mese del nostrocontratto di affitto. Lo ripu-
lirono,feceroentrare l’aria. Nel frattempo Scott ci aveva
trovato un altro posto. Era a pochi isolati a sud ed era
enorme: un loft di quasi 200 metri quadrati,con una gi-
gantesca cucina aperta. Quando ci trasferimmo, l’appar-
tamento sembrava una sala da bowling. Brenn partì su-
bito per passare l’estate aVa ncouver. La sorella di Scott
si aggregò a noi, e diventammo quattro. Nel giro di po-
chi giorni la miaexragazzavenne a trovarci e cucinam-
mo tutti insieme. L’appartamentocominciò ad avere
odore dicasa. Era sempre pieno di amici. Fuori le luci
brillavano. IlWorld Trade Center si elevavacome unco-
losso proprio davanti alla finestra. Solo ora mirendo
conto di quanto tutto sembri lontano.
Quando ora leggo qualche saggio su LastanzadiGio-
vanni , penso di avere in qualche modoreindirizzato un
romanzo gay, di averglitolto il cuore ed essermicolloca-
tolì dentro.
Credo che all’interno di un librocisiano duecose:
quel che significa per chi l’ha narrato e quel che diventa
durante la lettura. Nel miocaso, il rapportocon il libro
fu oscurato dalla NewYork del 1996. Leforti emozioni, il
senso di una città che aprivalesue luride ricchezzee
l’intensità dellerelazioni mi avevano sopraffatto.Recen-
temente ho provato a rileggere ilromanzo di Baldwin e
non sono andatomoltoavanti. Sembravaesageratoe
sciocco. L’ho chiuso prima dirovinarmi il ricordo. Co-
mecon le amicizie, gran parte della suaforza è rimasta
in quel piccolo appartamento di AllenStreet diventi an-
ni fa.
( traduzionedi Maria Sepa )
©RIPRODUZIONERISERVATA

Una vecchia edizione
«Avevo trovato una copia de “La stanza
di Giovanni” di James Baldwin in una
libreria di St. Mark’s Place,eciero
piombato dentro come in un tombino
che qualcuno non aveva richiuso»

SSS

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