L\'Espresso - 04.08.2019

(Tina Sui) #1
Vacanze intelligenti /2 Il Palazzo

di BRUNO MANFELLOTTO

Se non fosse per i sondaggi mirabolanti, che gli pro-
nosticano trioni crescenti a dispetto pure dei rubli russi,
Matteo Salvini dovrebbe coraggiosamente prendere atto
d’essersi inilato in un cul de sac. Innanzitutto sul piano
politico, determinante nella sua corsa alla conquista to-
tale del potere; ma anche su quello economico che sta
tanto a cuore ai suoi elettori del nord produttivo.
La politica. Intervendo nel surreale dibattito sul Russia-
gate altezzosamente disertato dal ministro dell’Interno
sotto accusa, in un’aula abbandonata dai senatori del
M5S in piena confusione mentale, l’avvocato del popo-
lo Giuseppe Conte ha chiarito a Salvini - Costituzione e
prassi alla mano, e probabilmente dopo provvidenzia-
li chiacchierate con il Capo dello Stato - che in caso di
rottura dell’alleanza lui, Conte, chiederebbe alle Came-

re un esplicito voto di siducia. Si chiama “parlamenta-
rizzazione della crisi”, che fuori dal gergo istituzionale
signiica che, se vuole far dimettere il premier, Salvini
deve votargli contro; dal che consegue ancora che il go-
verno che verrà (verrebbe) sarebbe un altro, non questo
bocciato, è perino ovvio. Governo che magari avrebbe
il solo scopo, come ipotizzato al Quirinale, di portare
il Paese alle urne. Sempre che Mattarella reputasse op-
portuno sciogliere le Camere.

Insomma, la partita ha preso un altro andamento.
Tanto che il Capitano è ora costretto a saltare da una
minaccia a una mediazione, dal rompo tutto al chiari-
mento, a cercare altri modi e altre scuse per arrivare al
momento della verità. Intanto i suoi colonnelli premono

Il Capitano nel cul de sac

anni nel reality più famoso d’Italia.
Scenari incrociati, scene raddoppiate, in-
trecci, imbrogli, bende, prebende, rias-
sunti giornalieri e riassunti settimanali,
confessionali, nomine e uscite, ciascuna
cosa pronta a diventare tutto o, improvvi-
samente, niente. A capovolgersi in una
mera questione di parole, qualcosa con
cui riempire l’aria - come ha fatto Salvini
derubricando il giro del iglio quindicen-
ne a bordo della moto d’acqua della poli-
zia a un «errore da papà», qualsiasi cosa
signiichi. Un andazzo che Giancarlo
Giorgetti, inaugurando il nuovo centro di
distribuzione di poste italiane a Cazzago
Brabbia, ha perfettamente fotografato:
«Il governo è come questa bella giornata:
l’altro ieri qua c’era un temporale che
sembrava venisse giù il mondo. Ieri era
nuvoloso, oggi c’è sereno. Le giornate
passano così. Anche in Val di Susa c’era il
temporale, ma è venuto fuori il sole». Me-
tereologia politica.
Ecco, nell’esecutivo dove ormai un vice-
premier chiama il suo omologo «quell’al-
tro là», il premier sconfessa l’altro in Parla-
mento, il ministro dell’Interno dalla spiag-


gia spiega come «ciò che dice Conte mi
interessa meno di zero», e il ministro dei
Trasporti non irma il via libera alla Tav (lo
fa irmare ai suoi funzionari) per presen-
tarsi invece a celebrare la riapertura dei
quattro chilometri della Strada provincia-
le 23 Coccorino-Joppolo esclamando: «So-
no queste le opere che la gente vuol vedere
inite: altro che Tav!», ecco di tutto questo
Casalino è spesso il regista, e sarebbe co-
munque il più eicace interprete. Quando
nel 2000 era concorrente del Grande Fra-
tello stette sotto le telecamere 92 giorni
consecutivi, h24, per un totale di 2.200 ore,
e ne è uscito (parole sue) «come un ragaz-
zo perbene e intelligente»: di lì in avanti
nessun conine poteva essergli d’ostacolo,
e infatti non lo è stato. Basta vedere il pi-
glio col quale registra i suoi celeberrimi
messaggi vocali, o convoca i tre-quattro
giornalisti amici, magari per una intervi-
sta collettiva. Oppure la naturalezza con la
quale propose al direttore di un giornale di
riprendere con le telecamere un incontro
informale con il premier, lasciando tutta-
via cadere tutto quando gli fu contropro-
posta anche la presenza delle telecamere
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