L\'Espresso - 04.08.2019

(Tina Sui) #1
La parola

MICHELA MURGIA

bestemmia


Escluse le poche regioni in cui la


bestemmia creativa è un genere


letterario, le imprecazioni rivolte a


Dio non brillano per originalità e in


prevalenza insistono sul porco e sul


cane. La ragione non è l’impurità,


che vale solo per le culture semitiche,


e nemmeno l’animalità, dato che la


Bibbia è ricca di esempi in cui è Dio


stesso a paragonarsi alle bestie per


esaltare le inclinazioni della sua cura


per l’uomo (per esempio orsa e aquila).


Lo stesso Gesù si deinisce “gallina”


verso i pulcini quando parla dei igli


dispersi di Gerusalemme e nei secoli


è stato venerato come agnello, come


pesce e come pellicano. Il cane e il


porco sono inneschi di bestemmia


perché nel rapporto gerarchico tra


l’umanità e l’animalità rappresentano


le due bestie maggiormente sottoposte

al potere umano. Il maiale, fonte di

cibo con la sua stessa vita, moriva una

volta all’anno in un rapporto di totale

funzionalità con la famiglia che lo

allevava. Il cane è un succube afettivo:

il migliore amico dell’uomo è in realtà

il suo più fedele servo, scodinzolante

e docile, comunque sottomesso alla

volontà del padrone. In quest’ottica la

maggior bestemmia, quella da cui è nato

il cristianesimo tutto, è l’Incarnazione,

l’abbinamento di Dio non al cane o al

porco, ma all’essere umano. Elevato a

Dio, l’uomo ribalta il rapporto di potere,

rinominando in bestia tutto quel che

cerca di controllare. Sarà per questo che

l’unica altra igura che viene insultata

attraverso l’accostamento al cane e al

porco è la donna. Fateci caso.
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