la Repubblica - 30.07.2019

(ff) #1

L’intervista allo scrittore


Everett “Sono figli


di un’America egoista


Vanno processati da voi”


di Giovanna Vitale

roma — Reduce dalla camera ar-
dente allestita l’altra sera a Roma
per il vicebrigadiere Mario Cerciel-
lo Rega, il premier Giuseppe Conte
ci ha pensato a lungo. Chiuso nel
suo studio a palazzo Chigi, prima
lo ha scritto, poi lo ha rivisto, infine
lo ha limato ancora. Solo quando,
intorno a mezzanotte, si è reso con-
to d’aver messo in fila alcuni dei
principi a lui più cari — il dovere
delle istituzioni di dire la verità
all’opinione pubblica e la difesa
dello stato di diritto, che in questo
caso significa anche tutelare le re-
lazioni dell’Italia con gli Stati Uniti
— ha chiesto allo staff di pubblicare
il post.
Morbido nella forma, durissimo
nella sostanza. Per smarcarsi da
Salvini e dalla violenta campagna
social scatenata dalla Lega dopo l’o-
micidio del sottufficiale campano.
Riaffermare, da professore di dirit-
to, che le leggi vanno rispettate
sempre, pure in presenza di una
tragedia tanto immane: e chi ha
ammanettato e bendato il ragazzo
californiano, per di più diffonden-
do la foto, ha «commesso un reato
o forse due» perché «riservare quel
trattamento a una persona privata
della libertà non risponde ai nostri
principi e valori giuridici». Anche
un modo per mandare un messag-
gio al governo americano — la na-
zionalità a cui appartengono i due
accusati — per rassicurarlo sulle ga-

ranzie del nostro sistema giudizia-
rio.
Una presa di posizione tanto più
necessaria alla luce degli attacchi
sferrati a caldo dal ministro dell’In-
terno e della sponda offerta, dopo
48 ore di imbarazzato silenzio, dal
leader del M5S. «Parlare ogni gior-
no quasi più del ragazzo bendato
che del nostro carabiniere ucciso

significa buttarla in caciara», ha ta-
gliato corto ieri Di Maio. Finendo
per isolare, ancora una volta, il pre-
sidente del consiglio. Unica voce
fuori dal coro gialloverde. Che ren-
de plastica ogni giorno di più la sua
diversità rispetto a Salvini. L’aveva
dimostrata andando a riferire su
Moscopoli «come segno di rispetto
nei confronti del Parlamento»,

mentre il vicepremier leghista fug-
giva ogni confronto: occasione pu-
re per ribadire che «la scelta atlan-
tica dell’Italia e la sua appartenen-
za alla Nato non solo non sono in di-
scussione, ma sono e restano un ar-
chitrave della nostra politica este-
ra», aveva poi ribadito alla confe-
renza degli ambasciatori alla Far-
nesina. L’ha rifatto con il post della
notte scorsa — «Evitiamo di cavalca-
re l’onda delle reazioni emotive, la
nostra legislazione contempla già
l’ergastolo in caso di omicidio vo-
lontario», ha scritto — per difende-
re «principi e valori consolidati»
che Salvini incita invece a calpesta-
re.
Le sue principali inquietudini,
in questo momento. A palazzo Chi-
gi non ne fanno mistero. Descrivo-
no un premier angosciato per le
continue forzature istituzionali di
alcuni membri del governo, per i
social utilizzati come sentina d’o-
dio e rancore, per gli strappi con la
Ue e, ora, pure con gli Stati Uniti,
già preoccupati per i rapporti fin
troppo stretti della Lega con la Rus-
sia e le aperture dell’Italia alla Ci-
na. Così si spiega l’uscita di Conte.
Anche a dispetto degli azionisti di
maggioranza. Utile a scongiurare
che il dramma del vicebrigadiere
ucciso si trasformi in un caso diplo-
matico. Che già divide e aizza i peg-
giori istinti dell’opinione pubblica
nazionale.
Questioni sentite anche dalle op-
posizioni. Impegnate da giorni a
denunciare fake news e notizie di-
storte diffuse in Rete, spesso «da
collaboratori di Salvini» ha accusa-
to il leader del Pd Zingaretti. Tant’è
che ieri un gruppo di parlamentari
dem ha presentato un’interrogazio-
ne per chiedere ai ministri dell’In-
terno e della Difesa di «prevenire il
diffondersi sui social di informazio-
ni riservate, manipolate o false che
vengono attribuite alle forze di po-
lizia inficiandone l’immagine».

dalla nostra inviata Anna Lombardi

NEW YORK «Quella foto del
ragazzino legato, sì, Gabriel Natale
Hjorth, è orribile. Disgusta
chiunque se la trovi davanti. La
differenza fra chi compie atti
criminali e chi difende la legalità,
sta pure nella capacità di seguire le
regole anche quando sei pieno di
rabbia perché ti hanno ammazzato
un collega. E lì quelle regole non
sono state seguite. I ragazzi hanno
compiuto un atto mostruoso e
vanno giudicati per quello. Ma
hanno il diritto di essere trattati nel
rispetto delle leggi del vostro Paese.
Non ci possono essere eccezioni».
Percival Everett, 62 anni, fra i più
stimati scrittori afroamericani,
autore di romanzi come Non sono
Sidney Poitier e In un palmo

d’acqua, vive proprio in quella
California da cui vengono i due
giovani, rei confessi dell’omicidio
del carabiniere Mario Cerciello
Rega. Al telefono con Repubblica
non cela l’indignazione per
l’immagine di Natale Hjorth legato
in caserma. Poi aggiunge: «Mi
domando se ci sarebbe stata la
stessa reazione davanti
all’immagine di un ragazzo nero in
quelle condizioni».
Teme di no?
«Beh, dopo il delitto avete dato la
caccia a dei nordafricani. Vi
sembrava inaccettabile che gli
assassini fossero due americani
bianchi. E anche da questa parte
dell’Oceano, dove le immagini di
giovani neri ammanettati sono

all’ordine del giorno, ci si sarebbe
indignati un po’ meno. E invece lo
stato di diritto dovrebbe valere per
tutti».
Lei insegna alla University of
Southern California, ragazzi come
Finnegan e Gabe ne vede tanti.
Come si arriva a un crimine così?
«Violenza e droga sono sempre più
diffuse. E dal mondo degli adulti,
penso soprattutto ai leader politici,
non arrivano buoni esempi.
L’attitudine a disprezzare la gente,
l’arroganza di pensare che puoi
comportarti come ti pare ovunque
e passarla liscia, siamo noi ad
insegnarglielo ogni giorno.
Benvenuti nell’America di Donald
Trump, insomma».
Non le sembra esagerato
mischiare una tragedia di droga e
sangue alla politica?
«No. Il comportamento esibito dai
nostri leader, espone i giovani a un
comportamento arrogante ed
egoista che finiscono per emulare.
E in questo penso anche al vostro
Matteo Salvini».
L’America, indignata per quella
foto, si schiererà dalla parte dei
due assassini?
«La foto del ragazzo legato è
sgradevole. Ma qui siamo tutti
scioccati soprattutto dalla gravità
di quanto accaduto prima. Due
ragazzini ricchi, consumatori di
droga, in viaggio da soli, uccidono
un carabiniere in un Paese

straniero. No, nessuno qui li
considera vittime. Semmai, molti
stanno riflettendo sull’eccesso di
libertà data ai loro ragazzi. Ma
come si fa, mi chiedo, a far
viaggiare da solo il proprio figlio
drogato?»
Qualcuno paragona questa
vicenda a quella di Amanda Knox.
Non si fidano della giustizia
italiana...
«L’unica similitudine, è che in
entrambi i casi è stato usato un
coltello. Per il resto, i due
californiani hanno confessato,
malgrado ora si avvalgano della
facoltà di non rispondere e, se ho
capito bene, quello scatto può
invalidare tutto. Amanda non ha
mai confessato, ha sempre detto di
essere estranea. Poi, certo, le
autorità americane devono
vegliare affinché Elder e Hjorth
siano trattati e giudicati secondo le
regole. Né più, né meno».
Si parla già di estradizione...
«Devono essere giudicati in Italia.
Un carabiniere è stato ucciso:
vanno processati nel posto dove
hanno commesso il crimine. E poi
quella americana è una società
classista. Sono bianchi e ricchi: la
gravità del loro crimine, temo,
verrebbe sfumata. Sarebbero
trattati in maniera più mite. La
tragedia serva almeno a mettere un
freno all’arroganza, ricordando a
tutti che chi sbaglia, paga».

Conte: “Italia Stato di diritto”


Ma nel governo è voce isolata


Professore di
inglese alla
University of
Southern
California, 62
anni, ha
pubblicato una
ventina di libri,
tra romanzi e
poesie

Percival
Everett

kLa foto della vergogna
Natale Hjorth bendato in caserma

g


kAlla camera ardente Conte col comandante generale Nistri


Incitavano all’odio
Lega, post rimossi

Su Facebook
L’annuncio è del
movimento “Cara Italia”
che aspira a diventare il
primo partito di migranti in
Italia. “Alcuni post della
Lega che incitano al
razzismo e all’odio sono
stati rimossi”. A metà luglio,
Stephen Ogongo,
giornalista e animatore del
movimento, ha pubblicato
un video in cui chiedeva a
Facebook «di chiudere le
pagine di Salvini e della
Lega e applicare le proprie
politiche contro il razzismo
e l’incitamento all’odio». E
oggi Ogongo annuncia con
un post che Facebook ha
provveduto a inviargli un
messaggio in cui annuncia
la rimozione di alcuni post
della pagina ufficiale del
Carroccio “Lega - Salvini
premier”.

Primo piano Il delitto della droga


Il premier vuole evitare


che la foto diventi un


caso diplomatico. Di


Maio: “Parlare del


ragazzo bendato è


buttarla in caciara”


CARCONI - PERI/ANSA

La foto di
Hjorth
legato è
orribile, le
regole vanno
seguite
La società
Usa è
classista
e qui
la gravità
del crimine
verrebbe
sfumata

f


pagina. 6 Martedì, 30 luglio 2019

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