Il Sole 24 Ore - 30.07.2019

(Steven Felgate) #1

Il Sole 24 Ore Martedì 30 Luglio 2019 19


Mondo


Johnson accelera sull’hard Brexit,


l’industria avverte: non siamo pronti


GRAN BRETAGNA


Cresce la preoccupazione


delle imprese per l’impatto


di un non accordo con la Ue


Il Ceo di Psa pronto


a chiudere la fabbrica


di Ellesmere Port


Nicol Degli Innocenti


LONDRA


Parole e fatti: Boris Johnson ostenta


ottimismo ma il suo Governo va


avanti tutta verso un “no deal”. Il


premier britannico ha detto ieri di


voler «tendere la mano» a Bruxelles


e di essere pronto «a fare qualsiasi


sforzo» per raggiungere un nuovo


accordo con l’Unione Europea. «Con


buona volontà e buon senso ce la


possiamo fare», ha assicurato du-


rante una visita ufficiale in Scozia, a


patto che Bruxelles accetti di modifi-


care l’intesa siglata da Theresa May


e respinta per tre volte dal Parlamen-


to di Westminster.


Intanto però il Governo britannico


accelera i preparativi per un’uscita


della Gran Bretagna dalla Ue senza


un accordo. Ogni giorno ci sarà una


riunione del Comitato operativo


quotidiano, creato per mettere a


punto ogni dettaglio di no deal, men-


tre la Exit Strategy Committee, il “ga-


binetto di guerra” presieduto da


Johnson, si riunirà due volte a setti-


mana per prendere le decisioni più


importanti su Brexit.


Il Governo «ha messo il turbo» ai


preparativi per un no deal, secondo


quanto ha detto ieri il ministro degli


Esteri Dominic Raab. Michael Gove,


nominato responsabile della pianifi-


cazione per un no deal, ha dichiarato


che «no deal ora è una prospettiva


molto concreta».


Per “vendere” la hard Brexit ai cit-


tadini, il Governo intende investire
cento milioni di sterline per una cam-

pagna pubblicitaria che nei prossimi


tre mesi presenterà i lati positivi del-
l’uscita dalla Ue in cartelloni, alla ra-

dio e in televisione.


Ci vorrà più di qualche cartellone
pubblicitario per convincere il busi-

ness a sostenere un no deal. Ieri la


Cbi, la Confindustria britannica, ha
avvertito che la Gran Bretagna non

è pronta a un’uscita senza paraca-


dute, soprattutto le piccole e medie
imprese. «L’unica rassicurazione

che possiamo dare alle imprese pre-


occupate per l’incertezza è la certez-
za che usciremo alla fine di ottobre»,

ha detto ieri Raab.


La Cbi ha pubblicato  consigli
pratici per aiutare imprese e cittadini

a mitigare gli effetti più deleteri di


una brusca uscita dalla Ue, ma ha sot-
tolineato che «Brexit non ha prece-

denti, il che significa che alcuni


aspetti non possono essere mitigati».
Previsioni e preparativi hanno un li-

mite e il no deal avrà tutti i rischi e le
incognite di un salto nel buio.

Lo stesso messaggio è stato invia-


to dall’Institute for Government, che
ha sottolineato ieri che «i più grandi

problemi potenziali deriveranno da


questioni che non sono state previ-
ste», avvertendo che «un no deal non

può essere gestito». Secondo il rap-


porto del think tank servirà un bud-
get di emergenza in autunno, al quale

il nuovo cancelliere dello Scacchiere


Sajid Javid sta già lavorando.
I rischi concreti sono stati messi in

luce ieri dalle dichiarazioni di Carlos


Tavares, l’amministratore delegato
di Psa, il gruppo automobilistico

francese che controlla Vauxhall, Peu-


geot, Opel e Citroen. Tavares ha av-
vertito che potrebbe trasferire la pro-

duzione della Vauxhall Astra e Opel


Astra a una fabbrica in Europa meri-
dionale in caso di no deal.Lo stabili-

mento inglese di Ellesmere Port po-


trebbe chiudere.
La ragione, ha spiegato il Ceo, è

che servono certezze sui controlli


in dogana e le tariffe sia per le auto


che verranno esportate dalla Gran
Bretagna in Europa che per parti e

componenti importati in Gran Bre-


tagna. Quest’anno anche Nissan
aveva deciso di spostare dallo sta-

bilimento inglese di Sunderland al


Giappone la produzione di un nuo-
vo modello di auto.

La Society of motor manufactu-


rers and traders, che rappresenta il
settore, nei giorni scorsi ha avverti-

to Johnson che «un no deal non può


essere un’opzione» perché rappre-
senterebbe «una minaccia esisten-

ziale per l’industria automobilistica


britannica».
Johnson ieri ha minimizzato la

questione, dichiarando che «il setto-


re automobilistico ha tutta una serie
di problemi» e che altre imprese

stanno investendo in Gran Bretagna.
La strategia di puntare a un no de-

al ha portato il primo ministro in rot-


ta di collisione con il Governo scozze-


se e con il suo stesso partito. L’incon-


tro con la premier Nicola Sturgeon a
Edimburgo ieri è stato gelido. «Gli

scozzesi non hanno votato per que-


sto Governo Tory, non hanno votato
per questo premier, non hanno vota-

to per Brexit e certamente non hanno


votato per un no deal catastrofico»,
ha detto la Sturgeon. La premier vuo-

le un secondo referendum sull’indi-


pendenza dalla Scozia, ma ieri John-
son ha respinto la richiesta.

Altrettanto teso anche se definito
“costruttivo” l’incontro con Ruth Da-

vidson, leader del partito conserva-


tore in Scozia, fortemente contraria
a un’uscita dalla Ue senza accordo.

«Ritengo che il Governo non dovreb-


be sostenere no deal e, se lo farà, io mi
schiererò contro», ha detto la David-

son, che però è in totale accordo con


Johnson sul no a un secondo referen-
dum sull’indipendenza della Scozia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’ostacolo scozzese. Boris Johnson ha visitato ieri una base navale vicino a Glasgow. L’incontro con la premier scozzese
Nicola Sturgeon, che è contraria a Brexit e vuole un secondo referendum sull’indipendenza da Londra, è stato gelido

AFP

IN CIFRE


1 miliardo


Finanziare il no deal


Secondo il Financial Times, il
cancelliere dello Scacchiere Sajid

Javid starebbe per annunciare lo


stanziamento di un miliardo di
sterline da aggiungere ai 4,

miliardi destinati dal


predecessore Philip Hammond ai
preparativi per il no deal.

200


I consigli di Confindustria


La Cbi, federazione degli industriali
britannici, ha pubblicato 200

consigli pratici per aiutare imprese e


cittadini a mitigare gli effetti più
pesanti di un’uscita brusca

dall’Unione Europea.


I MERCATI E IL NO DEAL


Gli investitori


preoccupati, sterlina


ai minimi dal 2017


Prevista una linea più


accomodante


della Bank of England


Una Brexit disordinata. È questo il


timore degli investitori, che ieri


hanno spinto la sterlina ai minimi
da oltre due anni. La moneta di

Londra si è indebolita fino a ,
dollari, il livello più basso da marzo

, e a , pence per un euro.


La brusca flessione ha però spinto
verso l’alto il mercato azionario,

sulle prospettive di maggiori utili


per le imprese esportatrici e per le
multinazionali che operano su di-

verse valute, mentre i rendimenti


dei decennali sono calati allo
,%, il minimo da agosto .

A pesare sono le incertezze su


Brexit, rese più acute con il nuovo
governo guidato da Boris Johnson.

Il nuovo premier, che potrebbe an-


che dover affrontare presto nuove
elezioni, non ha abbandonato i toni

da campagna elettorale, mentre la


composizione del suo gabinetto
sembra molto orientata verso

un’uscita dalla Ue senza accordo.


Gli investitori, invece, speravano
finora in un’intesa dell’ultimo mi-

nuto. Con molta probabilità, quin-


di, la flessione di ieri non è il frutto
di timori temporanei ma di una re-

visione complessiva delle strategie


di investimento degli operatori.
Anche perché il Governo ha raf-

forzando le nuove attese afferman-


do di prepararsi a una Brexit senza
accordo a causa di una Ue «testar-

da» che si rifiuta di negoziare. I 
partner e i negoziatori di Bruxelles

ripetono da mesi che non è possibi-


le rivedere - come invece vorrebbe-
ro i britannici - elementi chiave

dell’accordo, tra cui il backstop ir-


landese. Non mancano inoltre in-
dicazioni secondo cui il governo

centrale potrebbe assumere il con-


trollo diretto dell’Irlanda del Nord
nel caso di mancato accordo.

È quindi uno scenario totalmen-


te diverso rispetto al passato e gli
investitori stanno rivalutando i ri-

schi. Le posizioni short degli hedge


funds sono così aumentate a ,
miliardi la settimana scorsa, il

massimo da quasi un anno; e se-


condo Neil Jones, di Mizuho - inter-
vistato dalla Reuters - il mercato

valutario attribuisce ora un % di


probabilità a un’uscita senza ac-
cordo, dal % precedente.

Le attese per la riunione di gio-


vedì della Bank of England non
puntano in ogni caso a un taglio dei

tassi (previsto ora per gennaio), ma


ci si aspetta comunque una comu-
nicazione più “accomodante” che

tenga conto della nuova situazione.


—R.Sor.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Dollari per una sterlina


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31/12/2018 29/07/


Effetto Brexit

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