segue dalla prima
TIZIANA LAPELOSA
(...) quei 14, 7 chilogrammi di dro-
ga sottratti dalle mani di spacciato-
ri pronti ad infilarla nelle mani di
studenti di medie e superiori nella
speranza di “battezzarli” al nuovo
mondo, fare proseliti e arricchirsi
sempre di più. Una catena, di cui
gli spacciatori davanti alle scuole,
e dentro, rappresentano l’ultimo
anello e che il Viminale ha iniziato
a spezzare con l’obiettivo di contra-
stare lo spaccio partendo dalle pic-
cole piazze. Come faceva Giuliani
a New York: prendere il pesce pic-
colo per indebolire il pesce grosso.
I NUMERI
A “rompere le scatole” è stata
l’operazione “Scuole sicure” che,
grazie a 2,5 milioni di euro messi a
disposizione dal Fondo per la Sicu-
rezza Urbana, nei mesi dell’anno
scolastico che si è chiuso a giugno,
ha complicato la vita ad un bel po’
di persone in 15 città italiane: Bari,
Bologna, Catania, Firenze, Geno-
va, Messina, Milano, Napoli, Paler-
mo, Padova, Roma, Torino, Trie-
ste, Venezia e Verona. Otto mesi di
monitoraggio capillare e 13mila
controlli effettuati hanno impegna-
to 26mila agenti tra polizia locale e
polizia di Stato, tutti i giorni, davan-
ti a 598 istituti. I risultati si contano
in 31 arresti in tutta Italia, 44 de-
nunce, 855 fra violazioni ammini-
strative e illeciti accertati. E se il
numero degli arrestati sembra esi-
guo, va riconosciuto che chi spac-
cia non è poi così scemo da farsi
trovare con grossi quantitativi di
“roba” che fa scattare subito le ma-
nette. Quindi, a far riflettere sono i
circa 800 illeciti che, tradotto, signi-
fica persone sorprese con dosi “po-
vere” ma pur sempre spacciatori
di certo furbi, e tra questi anche un
bel po’ di studenti che alle tradu-
zioni di latino e greco, alle lezioni
di matematica e chimica hanno
preferito “lei”.
IL BOTTINO
Un bottino, comunque, niente
male per il Viminale, che ieri ha
reso noti i dati dell’operazione.
Nella sola Trieste, per fare un
esempio, mille i controlli effettua-
ti. Sei i chili di stupefacente seque-
strato in Sicilia, 4 nel corso dei con-
trolli in 45 scuole della Liguria,
900, invece, i controlli in Campa-
nia e a Milano, qui distribuiti su
191 scuole, 5 gli arresti in Toscana,
due in Puglia, 15 nella sola Torino.
La sperimentazione ha dato i
suoi frutti, e da settembre si repli-
ca e, quasi, si raddoppia. Quattro,
infatti, i milioni pronti per «spaz-
zarli via ad uno ad uno», per usare
le parole del ministro contro gli
spacciatori. Cento i comuni che sa-
ranno coinvolti da Nord a Sud, i
cui enti hanno ricevuto un contri-
buto che varia dai 33mila ai 67mi-
la euro per assumere “sbirri”, dota-
re le scuole di sistemi di videosor-
veglianza, promuovere campagne
di informazione, mettere un po’ di
paura a chi con la droga ci campa.
Prefetture e Comuni si stanno già
attivando per “ripulire” il territorio
dal marciume che infesta la socie-
tà, in linea con il diktat del mini-
stro dell’Interno, «nessuna tolle-
ranza per la droga e gli spacciato-
ri», e che promette: «Faremo sem-
pre di più e meglio».
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STENO SARI
■I Testimoni di Geova ci sono fa-
miliari, universalmente noti per la
tenacia con cui evangelizzano e
parlano della loro fede. Li vediamo
spesso con espositori mobili negli
angoli più frequentati delle nostre
città. Hanno la reputazione di esse-
re persone che non rinunciano alle
proprie idee, qualunque opposizio-
ne incontrino, neanche di fronte al-
la morte, tanto è vero che sono du-
ramente angariati e perseguitati in
Russia, Cina e in altri paesi. Le accu-
se contro di loro sono spesso infon-
date, una manifesta prova di pre-
giudizio e intolleranza che vuole
soffocare una minoranza mal tolle-
rata dalle religioni dominanti. La lo-
ro fede è tacciata di fanatismo, il
loro fervore confuso con il proseliti-
smo. Chi li conosce e li frequenta,
senza preconcetti, rimane spesso
basito di fronte a queste persone
meravigliosamente semplici e sere-
ne.
Una comunità, dove tutti si consi-
derano fratelli, che coinvolge circa
venti milioni di persone in 240 Sta-
ti, che professano la loro fede senza
formalismi e riti esteriori. Secondo
il sociologo Massimo Introvigne
“se si considerano i soli cittadini ita-
liani, con esclusione degli immigra-
ti regolari e clandestini, i Testimoni
di Geova rappresentano la secon-
da religione italiana, con una comu-
nità di riferimento di circa 460.
persone... Paese che pure è il pri-
mo in Europa e tra i primi nel mon-
do per percentuale di Testimoni di
Geova sull’insieme della popolazio-
ne, molti s’interrogano su chi siano
esattamente questi credenti caratte-
rizzati da un particolare zelo missio-
nario, che ci fermano per strada o
bussano alle nostre porte” (I Testi-
moni di Geova – Chi sono, come
cambiano – ed. Cantagalli).
Ogni anno si riuniscono per tre
giorni in congresso, un’occasione
per ricevere istruzione biblica, con-
sigli e incoraggiamento tramite un
programma uguale in 6 continenti
e in oltre 400 lingue. Domenica ter-
minerà presso il MiCo l’ultima di
tre convention milanesi con la par-
tecipazione di circa 25.000 persone
che hanno riflettuto sul tema:
“L’amore non viene mai meno”. In
Italia quest’anno i Testimoni di
Geova terranno 73 congressi con
circa 400.000 delegati. Non ci saran-
no cerimonie particolari, se non il
battesimo che si effettua per immer-
sione e in età consapevole.
Il loro portavoce locale, Alberto
Bertone, sottolinea che lo scopo
del congresso è quello di esamina-
re in che modo la Bibbia può esse-
re d’aiuto in modi pratici per supe-
rare ostacoli di vario genere e unire
la famiglia. “Dio”, dice Bertone, “ci
considera preziosi e anche se nel
mondo c’è tanto odio, l’amore vero
esiste ancora e non verrà mai me-
no. I congressi dei Testimoni di
Geova sono aperti al pubblico, non
si fanno collette e chiunque deside-
ri saperne di più può esaminare il
programma completo sul sito
jw.org”.
Al di là della simpatia che suscita-
no o meno, è difficile rimanere in-
differenti nei confronti di una con-
fessione i cui aderenti non si limita-
no ad assistere, talvolta sporadica-
mente, a funzioni religiose, ma che
si impegnano di persona e, se ne-
cessario, sono pronti a soffrire per
la loro testimonianza di fede. Pos-
siamo non condividere le loro cre-
denze religiose ma non possiamo
non provare rispetto e ammirazio-
ne per la loro coerenza e fede. Cha-
peau!
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Operazione «Scuole sicure»
Gli studenti imparano poco
però si drogano tanto
Sequestrati 15 chili di stupefacenti in 8 mesi di controlli in tutta Italia
30 arresti e 800 denunce. Salvini: «Via gli spacciatori ad uno ad uno»
GIUSEPPE MARCO PASQUARELLA
■Vi siete chiesti quanto importanza ha
un punto vendita con le sue vetrine? La ve-
trina deve mostrare tutto un mondo attra-
verso gli articoli che propone. Se la vetrina
riesce a catturare l’attenzione della cliente-
la, allora anche la clientela sarà “catturata”.
La vetrina deve riuscire a “vendere” se stes-
sa, dev’essere bella e attraente, anticipa
quello che c’è in negozio e deve comunica-
re il meglio di sé lasciando intendere al
cliente che dentro lo showroom troverà
molto di più. Una bella esposizione deve
promettere meraviglie e l’interno del nego-
zio deve mantenere la promessa. La vetrina
è la porta dei desideri, il cliente deve sentirsi
così attratto da volerne sapere di più.
Proviamo a pensare a un esercizio com-
merciale privo di vetrine su strada. Negozi
di questo tipo devono costruire il proprio
traffico di clienti attraverso altri canali, devo-
no riuscire a farsi conoscere con la sola pub-
blicità, visibilità su internet, sui media e ma-
gari con il passaparola. Chiunque sia in gra-
do di vendere senza una vetrina merita una
nota di merito particolare in quanto riesce
fidelizzando il proprio cliente.
È subito evidente quanto sia importante
uno strumento che permetta di rendere
ben visibile all’esterno gli articoli che offria-
mo. Senza vetrine come faremmo? Non a
caso, le statistiche di settore misurano la
percentuale d’acquisto rispetto al traffico di
clienti. In pratica, più si riesce a far circolare
persone in negozio, maggiore sarà la proba-
bilità di vendere. Non è forse vero che i luo-
ghi di passaggio obbligato, di sosta e grande
traffico sono i posti migliori dove esporre gli
articoli? La migliore strategia per proporre
un bene in vendita è quella di renderlo visi-
bile a tutti e riuscire a farlo provare dal mag-
gior numero di persone possibile.
Il fatto di poter vedere e toccare quello
che c’è in offerta fa un’enorme differenza: è
una regola semplice, certo, ma quanto mai
efficace. Dicevamo prima che l’occhio è at-
tratto da tutto ciò che è fuori dall’ordinario.
Vediamo allora come funziona la nostra
mente e la nostra capacità di percepire la
realtà attraverso la vista. Lo sguardo è attrat-
to, per prima cosa, da ciò che è insolito,
fuori dal comune. Il mondo di oggi è gover-
nato dalle immagini come non mai: messag-
gi pubblicitari, televisivi, internet, visioni di
tutti i tipi ci accompagnano in ogni momen-
to della giornata. Un’immagine particolare
ci colpisce subito e profondamente...
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Tre giorni di congresso a Milano
I Testimoni di Geova tra fede e coerenza
■La procura di Castrovillari ha chie-
sto il rinvio a giudizio per 14 persone per
la tragedia nelle gole del Raganello, par-
co del Pollino, che un anno fa costò la
vita a dieci persone, tra cui un volontario
della Protezione civile che, preoccupato
per il tempo incerto e inviato un messag-
gio all’organizzatore delle escursioni, si
era sentito rispondere «Ok, non dovreb-
be piovere». Tra gli indagati ci sono i sin-
daci di Civita, San Lorenzo Bellizzi, Cer-
chiara di Calabria e Francavilla Maritti-
ma, mentre è stata archiviata la richiesta
di processo per il presidente del Parco
Nazionale del Pollino. Omicidio colpo-
so, lesioni colpose, omissione in atti d’uf-
ficio ed esercizio abusivo della professio-
ne tra i capi d’accusa.
■Dopo in no della Cassazione a portare a scuola il pasto da casa
da casa, l’Associazione nazionale presidi (Anp) ha chiesto al Miur di
fornire «ai dirigenti scolastici adeguate istruzioni sul da farsi. I colle-
ghi, infatti, non devono essere lasciati soli ad affrontare gli eventuali
ricorsi da parte delle famiglie che non intendono contribuire econo-
micamente al servizio». Il presidente Antonello Giannelli, ha spiega-
to, inoltre, che «la mensa scolastica, essendo “tempo scuola”, è un
irrinunciabile momento di socializzazione e condivisione, al punto
che dovrebbe essere gratuitamente garantita a tutti».
In mostra
Vetrine attraenti
sono le porte
dei nostri desideri
DOPO IL NO DELLA CASSAZIONE AL PANINO DA CASA
I presidi: «Con le mense il Miur ci dica cosa fare
Ma se il pranzo è socialità deve essere gratuito»
UN ANNO FA NELLA TRAGEDIA AL PARCO DEL POLLINO MORIRONO DIECI PERSONE
Piena nelle gole del Raganello: in 14 verso il processo
12
giovedì
1 agosto
2019
ATTUALITÀ