Libero - 01.08.2019

(Axel Boer) #1

prenderne visione. La violazione di queste
prescrizioni, se dovuta a dolo o negligenza
inescusabile, configura un (generico) illecito
disciplinare. Il pm «per garantire l’efficace e
uniforme esercizio dell’azione penale» dovrà
selezionare le notizie di reato da trattare con
precedenza rispetto alle altre sulla base di cri-
teri di priorità trasparenti e predeterminati,
indicati dalle procure e redatti periodicamen-


te in base alla specifica realtà criminale e del-
le risorse disponibili.
NOMINE E CSM
Il numero dei componenti del consiglio su-
periore della magistratura viene aumentato
da 26 a 30: 20 togati e 10 laici. Viene introdot-
to il meccanismo del sorteggio per i compo-
nenti togati del Csm. In una prima fasi si indi-
vidua tramite sorteggio i magistrati candidabi-
li, pari al venti per cento degli eleggibili; poi si
passa all’elezione dei magistrati che, tra quel-
li sorteggiati, si siano candidati.Non è più con-
sentito il rientro in ruolo dei magistrati che
hanno avuto incarichi in Parlamento o al go-
verno, di consigliere regionale o provinciale,
di presidente o assessore nelle Regioni o di
sindaco in Comuni con più di centomila abi-
tanti. Questi potranno essere ricollocati solo
in ruoli amministrativi. In caso di magistrati

non eletti, non potranno essere assegnati in
uffici rientranti nella circoscrizione in cui era-
no candidati. Per l’ accesso ai vertici degli uffi-
ci giudiziari: la riforma individua criteri, di
merito e anzianità di servizio. I parametri ri-
guardano la mole di lavoro svolta e le attitudi-
ni organizzative e per ciascuna valutazione,
di merito, organizzazione e anzianità, deve
essere stabilito un sistema di punteggio.
COSA NON C’È
La riforma non affronta uno dei temi fonda-
mentali per il nostro sistema giudiziario, ovve-
ro la divisione delle carriere giudicante e re-
quirente chiesta a gran voce da più parti. Se-
condo la Lega, inoltre, il testo non prevede
precise sanzioni disciplinari per chi non ri-
spetta i tempi delle indagini e non stabilisce i
criteri di assunzione dei magistrati.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

segue dalla prima


RENATO FARINA


(...) degli italiani: «È acqua». Manca
un aggettivo. Lo aggiungo: è acqua
infetta, propaga la peste di un
voyeurismo potenzialmente ricatta-
torio nelle viscere della vita. È ac-
qua tossica, che il M5S e i suoi pro-
curatori di riferimento ci vogliono
far bere dopo averla pescata col sec-
chio dal pozzo avvelenato in cui gia-
ce la carogna della giustizia italia-
na. Esageriamo? Neanche di un fi-
lo. Se non si regolamentano le inter-
cettazioni, e se non si elimina o al-
meno non si rende eccezionale (ti-
po sicurezza nazionale e mafia)
l’uso del Trojan, qualsiasi riforma
diventa finta. È il caso nostro. Nella
pantomima è previsto persino che
il Csm e l’Anm, il sindacato dei ma-
gistrati, protestino per il metodo di
elezione del loro organo di autogo-
verno, e per i tempi troppo ristretti
loro concessi per arrivare a conclu-
dere i processi: sei anni! In realtà
troppissimi per l’uomo comune,
ma i magistrati li ritengono termini
irragionevoli. Dopo di che le toghe
ritardatarie potrebbero essere sog-
gette non a sanzioni (figuriamoci)
ma a generici provvedimenti disci-
plinari (che paura). Nessuna nulli-


tà, solo un richiamuccio. Ebbene
costoro digrignano i denti. In real-
tà, trattasi di sceneggiata per far cre-
dere che sono incazzati. In realtà il
ddl del pentastellato Alfonso Bona-
fede è una finzione per il consolida-
mento dello strapotere dell’ordine
giudiziario, cui si lascia a disposizio-
ne un missile a testata nucleare
multipla. Il tutto in vista di un’al-
leanza tra toghe e M5S, che in que-
sto periodo godono di periclitanti
consensi.
Logico che la Lega si opponga. Il
ministro Giulia Bongiorno aveva
fatto presente al Guardasigilli tutte
le obiezioni che rendono il proget-
to indigeribile. Non ne è stata accol-
ta neppure una. Ci aspettiamo una
ribellione che non equivalga a futu-
re micro-concessioni. Salvini ci pa-
re determinato a cambiare i pistoni
di un motore che non funziona e a
cambiare parecchi piloti.
Vediamo, oltre alla santificazio-
ne di Santa Intercettazione Univer-
sale, altri punti orribili di questa de-
forma più che riforma.
I tempi della giustizia restano infi-
niti per Bonafede. Infatti è confer-
mata l’abrogazione di fatto della
prescrizione, i cui termini dal 2020
scadranno dopo il primo grado di
giudizio. In pratica significa che i

colpevoli non andranno mai in ga-
lera, e gli innocenti finiranno per
vedersi triturati per 25-30 anni dal-
la macchina della giustizia, finché
morte non li separi.
I termini della custodia cautelare
e la sua applicazione anche per rea-
ti dove non c’è pericolo sociale re-
stano intatti, mentre non viene toc-
cato l’istituto della sospensione del-
la pena, che grazie ad attenuanti
generiche, consentono a stupratori
e spacciatori di essere liberi di nuo-
cere dopo un giorno di carcere (Sal-
vini ha citato il caso di Osio al Serio
messo in luce daLibero).
I criteri di ingresso in magistratu-
ra restano concorsi talvolta dubbi,
dopo di che è fatta, carriera senza
fine. Occorrerebbe una preparazio-
ne di tipo sacerdotale, con una sele-
zione progressiva. Le promozioni
dei magistrati dovrebbero seguire
il criterio del merito oggettivo. Bo-
nafede lascia intatti i meccanismi
attuali.
Le Procure sono lasciate libere
nella loro discrezionalità nel perse-
guire questa o quella fattispecie cri-
minale. Bonafede tutela l’ipocrisa
dell’obbligatorietà dell’azione pe-
nale.
Nessuna separazione delle car-
riere, e neppure l’istituzione di due

organi disciplinari diversi. Giudice
e pm non saranno mai terzi l’uno
rispetto all’altro.
Le poltrone benissimo retribuite
del Csm aumentano da 26 a 30.
Complimenti.
Scusate se insisto. Questa rifor-
ma è una figlia di Trojan, e se la
formula evoca maternità ignobili,
amen. Chiarisco. La concessione ai
pm di utilizzare questo marchinge-
gno equivalente all’Occhio e
all’Orecchio assoluto era stata inse-
rita nello spazza-corrotti ad opera
del M5S, inopinatamente accettato
dalla Lega, ed esprime l’idea della
purezza al di sopra di ogni sospetto
e controllo della magistratura, alla
quale, in nome della sua presunta
immacolata virtù, tutto è consenti-
to. Con il Trojan può entrare nella
vita del prossimo fino alle midolla.
Non solo degli indagati, ma di
chiunque ad essi si accosti per qual-
sivoglia ragione. Moglie, mariti, fi-
gli, amanti, preti, amici,
nemici, camerieri, nipoti.
Gli esiti sono di una per-
vasività equivalente alla
radioattività di una cen-
trale di Chernobyl in mo-
vimento. Che l’indagato
sia afferrato da radiazioni
infernali può lasciare in-
differenti: cavolacci suoi.
La questione è che quan-
do si sposta chiunque en-
tra nel suo raggio è preso
all’amo da tecnici infor-
matici e da procuratori.
Diventa una specie di pre-
mio imprevisto nella lotteria del
guardonaggio. Rende insicura l’esi-
stenza quotidiana. Che i discorsi se-
ri o faceti finiscano sui giornali o
siano trasformati in reati con la tec-
nica della rete a strascico interessa
sì, ma non è questo il punto. A ciò
si potrebbe ovviare, ci abbiamo del
resto fatto il callo. Fa paura piutto-
sto che esistano persone vestite co-
me tutti noi, con la faccia da pirla
come me e te, ma che sanno tutto
di noi a prescindere dai riflessi pe-
nali. Diventando così memorie au-
torizzate delle vite degli altri, com-
presi gli armadi, e con tentazioni
da cui neanche le toghe lavate con
il Dixan sono impermeabili. Mi sba-
glio, o i tassi di corruzione negli uffi-
ci dei Tribunali si scoprono sempre
più vicini a quelli di ogni altro ambi-
to pubblico? Perseguire i reati ha i
suoi costi, ma non può essere la ri-
nuncia al limite del buon senso.
Quella massa di dati sarebbe un de-
positodi scorie atomiche che una
volta prodotte sappiamo per espe-
rienza che diventano indistruttibili,
eterne come la capacità della razza
umana di fare il male.
Al diavolo questa brutta riforma.
Ormai la mamma sappiamo che
mestiere faceva e fa.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

VITTORIO FELTRI


■Apprendo con disgusto che l’ufficio
di presidenza del Senato, capeggiato dal-
la giurista stimatissima nonché cattolica
Elisabetta Alberti Casellati, ha deliberato
la soppressione della pensione per Ro-
berto Formigoni, confiscando i versa-
menti da lui effettuati per 16 anni come
parlamentare italiano ed europeo. Peral-
tro la Corte dei Conti aveva già provvedu-
to a prosciugargli il trattamento di quie-
scenza per i 18 anni da governatore della
Lombardia. Mi consta che, nel frattem-
po, i suoi beni siano stati tutti requisiti,
né risultino tesoretti qualsivoglia in Italia
o nel resto del mondo da lui attingibili.
Il disgraziato aveva appena ottenuto
gli arresti domiciliari, e pareva, dalle foto
che circolano, un po’ sollevato: contava
sulla pensione, essendo vietato per lui,
nella sua condizione di recluso domesti-
co, qualsiasi lavoro, anche servire le pata-
te fritte e gli hamburger in un fast food, o
magari il sagrestano. A questo punto gli
consiglieremmo di chiedere la pensione
di cittadinanza o quella sociale, ma non
essendo terrone e neppure peruviano è
quasi impossibile l’ottenga. Potrebbe
sempre contare sulla carità degli amici.
Ma siamo si-
curi non sia
una forma
postuma di
corruzione?
Non
scherzo, so-
no sarcasti-
co, che è un
modo per
sublimare
l’ira.
Chiedo
agli esperti
di morale e
di diritto
che differen-
za ci sia tra
questo comportamento istituzionale e il
furto con destrezza. Mi sfugge qualcosa?
Non mi importa che questa manfrina
praticata a Palazzo Madama sia legale,
con tutti i timbri dei codici e soprattutto
la benedizione degli Alti Pennacchi
dell’Etica. Essa contraddice il principio
di umanità per cui non si può negare a
nessuno la possibilità di un dignitoso so-
stentamento.
Conosco la storia di questa ghigliottina
che non taglia la testa ma la dignità, ed è
persino peggio. La giustificazione dell’at-
to iniquo di tipo tribale sarebbe l’indegni-
tà a percepire il vitalizio da onorevole
stante la condanna per corruzione. Dal
2011 in realtà non si tratta più di vitalizio
ma di una vera e propria pensione, calco-
lata con il sistema contributivo. A suo
tempo si fissò comunque questa regola
per placare i furori anti-casta e dare un
osso da leccare ai Cinque Stelle.
Tutto questo fa veramente schifo. Tan-
to più quando viene per decisione, senza
un briciolo di vergogna, da parte di colle-
ghi politici che se fosse stata affidata loro
la sanità lombarda saremmo tutti morti
di itterizia per lo spavento. Formigoni
non ha ammazzato carabinieri a Roma,
non ha stuprato commesse a Osio Infe-
riore, ha solo goduto di alcuni giri in bar-
ca non da criminale, ma eventualmente
da idiota. Condannarlo di fatto, come in
un rito voodoo, alla mendicanza del leb-
broso offende qualsiasi civiltà giuridica.
Restiamo interdetti dinanzi alla passivi-
tà dell’opinione pubblica. Mi auguro un
intervento discreto del galantuomo Mat-
tarella. Senza chiasso. Da siculo amante
della giustizia.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

Una seduta del Csm(LaPresse)


Pensione soppressa


Formigoni condannato


a dover morire


di fame e di stenti


Roberto Formigoni(LaPresse)

NON S’HA DA FARE


Una riforma figlia di Trojan


Nel disegno di legge di Bonafede non c’è la separazione delle carriere, né limiti


alla durata dei procedimenti e all’uso del virus-spia che ascolta le telefonate


3
giovedì
1 agosto
2019

PRIMO PIANO

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