Libero - 01.08.2019

(Axel Boer) #1

IL PROGETTO IN PUNTI


Processi, tempi, nomine: cosa cambia


Le novità nei 48 articoli: le indagini preliminari, la stretta nel civile, il sorteggio nel Csm


■Il disegno di legge delega di riforma della
giustizia del ministro della Giustizia Alfonso
Bonafede si compone di 48 articoli. Vediamo,
punto per punto che cosa prevede.
PROCESSO CIVILE
Il testo prevede di «ridurre i casi in cui il
tribunale giudica in composizione collegiale,
in considerazione dell’oggettiva complessità
giuridica e della rilevanza economico-sociale
delle controversie» e stabilisce termini tempo-
rali stringenti per la fissazione delle udienze.
Una stretta è introdotta anche sulla possibili-
tà di ricorrere in appello ed è previsto l’obbli-
go che il deposito dei documenti e degli atti
avvenga per via telematica e la notificazione
degli stessi sia eseguita dall’avvocato a mezzo
di posta elettronica certificata. Sono previste
anche nuove regole per la richiesta di archi-
viazione.


UDIENZE FILTRO


Per i processi davanti a un tribunale mono-
cratico, viene introdotta un’udienza in cui un
giudice, diverso da quello del dibattimento,
dovrà filtrare i fascicoli del pubblico ministe-
ro: quest’udienza-filtro dovrebbe servire per
«evitare l’instaurarsi di processi dibattimenta-
li ritenuti “inutili”» o meglio il cui esito appa-
re destinato a concretarsi in un prosciogli-

mento per l’imputato.
PROCESSO PENALE
Le novità più importanti dovrebbero riguar-
dare le indagini e la durata del processo pena-
le. La durata delle indagini preliminari va da
un minimo di 6 mesi, per i reati per i quali è
prevista la sola pena pecuniaria o la detenzio-
ne fino a tre anni, a 18 mesi per i reati più
gravi. Mentre è di un anno per tutti gli altri

casi. Il pubblico ministero può chiedere al
giudice la proroga del termine una sola volta
e per un tempo non superiore a sei mesi. Se il
pm, entro questi termini, non ha notificato
l’avviso di conclusione delle indagini o chie-
sto l’archiviazione, è obbligato alla «discove-
ry» degli atti, ossia al deposito della documen-
tazione delle indagini svolte in modo che la
persona indagata e il suo difensore possano

ELISA CALESSI


■Forse mai come questa
volta si è misurata la distan-
za tra Lega e M5S. La stan-
chezza, la frustrazione, l’in-
tolleranza reciproca, la sen-
sazione che la difficile convi-
venza sia al capolinea. Il de-
tonatore, questa volta, è la
giustizia. Quella riforma che
doveva essere il fiore all’oc-
chiello del governo giallover-
de e invece diventa la carti-
na di tornasole di una allean-
za che prosegue per inerzia,
ma ormai senza convinzio-
ne. Con nodi che si moltipli-
cano ogni giorno.
La giornata era iniziata nel
peggiore dei modi con uno
scontro via social tra i due
vicepremier. Luigi Di Maio,
su Facebook, annunciava
«la riforma epocale sulla giu-
stizia» del «nostro Alfonso
Bonafede». Una riforma,
spiegava, «che sanziona i
magistrati che perdono tem-
po e che riduce drasticamen-
te i tempi dei processi civili e
penali rilanciando investi-
menti e crescita. Basta inda-
gati a vita, chi sbaglia paga e
subito. Basta aspettare anni
prima di essere risarciti. Ba-
sta con le spartizioni di pote-
re al Csm». E lanciava un av-
vertimento: nessuno «pensi
di bloccarla, sarebbe un gra-
ve danno al Paese».


«MANCA LO SCATTO»

Pochi minuti ed ecco che
il leader della Lega, Matteo
Salvini, rispondeva, sprez-
zante, anche lui su Face-
book con una diretta: la rifor-
ma della giustizia fatta da Bo-
nafede? «Per carità, ci mette
anche buona volontà», ma
«è acqua». Quindi la demoli-
va, mattone su mattone:
«Non c’è quello scatto in
avanti che gli italiani si aspet-
tano, non si parla di separa-
zione delle carriere né di in-


tercettazioni, si lascia la di-
screzionalità totale alle Pro-
cure, non si separano i Csm,
non si inserisce la promozio-
ne del merito e la figura del
manager, non c’è niente sul-
la castrazione chimica».
Aggiungeva che la Lega ha
messo a punto un testo alter-
nativo come si deve. «Si de-
ve fare una riforma impo-
nente e storica, noi con il mi-
nistro Bongiorno abbiamo
previsto 10mila assunzioni e
mille magistrati in più e la
riapertura tribunali chiusi».
Finale: la decantata rivolu-
zione sulla giustizia «non
c’è». Basta tergiversare dire
dei “no”, è il momento delle
«grandi riforme», non delle
«riformine». A quel punto in-
terveniva il Guardasigilli, Bo-
nafede, che, rispondendo a
Salvini, lo sfidava a dire la

sua al consiglio dei ministri,
«non su Facebook». Lì, «for-
se, potrò finalmente sentire
le argomentazioni visto che
in pre-consiglio nessuno ha
detto nulla».

LA TRATTATIVA

Il consiglio dei ministri,
previsto alle 15, inizia. Arriva-
no, uno dopo l’altro, i litigan-
ti. Prima che cominci, il pre-
mier Conte vede da solo Di
Maio e Salvini. Prova a tratta-
re, a cercare il compromes-
so. Torna a indossare le vesti
dell’avvocato. Ma la strada è
tutta in salita. La distanza è
assoluta. L’insofferenza alta.
Per la Lega sono troppi sei
anni per la durata dei proces-
si. E pesano come un maci-
gno, per il Carroccio, l’assen-
za di una riforma delle inter-

cettazioni e il fatto che non si
parli minimamente di sepa-
razione delle carriere.
La riunione comincia, ma
viene subito sospesa. C’era
urgenza, si spiega da Palaz-
zo Chigi, di approvare alcuni
provvedimenti, come lo scio-
glimento di otto Comuni e a
decisione di impugnare alcu-
ne leggi regionali. Ma sul me-
nù politico, che oggi ha co-
me piatto principale la giusti-
zia, occorre più tempo.
Comincia un tour di riu-
nioni tecniche che continua
fino a sera. Salvini si vede in
separata sede con Giulia
Bongiorno, i sottosegretari
Nicola Molteni e Jacopo
Morrone per definire una li-
nea. Lo stesso fa Di Maio
con Bonafede. Si prova a li-
mare il testo. Ma la Lega an-
cora non è soddisfatta. Si po-

trebbero rinviare le modifi-
che al Parlamento, ma Salvi-
ni non è convinto. Intorno al-
le 20 ricomincia il consiglio
dei ministri dove si consu-
ma un aspro scontro tra i mi-
nistri Bongiorno e Bonafede.
I due, in questi mesi, aveva-
no dialogato a lungo sulla ri-
forma, ma ieri c’è stato un
botta e risposta continuo su
tutti i punti cruciali del testo.
Intanto a Palazzo Chigi orga-
nizzano i podi per la confe-
renza stampa finale nella Sa-
la. Ma alle 21 nessuno sa chi
si presenterà e soprattutto
per dire cosa.

CHE FARE?

«Si sta cercando un accor-
do», riferisce chi è lì. Prende
corpo l’ipotesi, già sperimen-
tata altre volte, di approvare
la riforma «salvo intese». Co-
sì intanto la riforma va avan-
ti, ma a patto che si possa
modificare. Nelle file della
Lega si torna, di nuovo, a par-
lare di «crisi». Tav, flat tax, au-
tonomia, ora giustizia. La pa-
ralisi ormai è su tutto. «Se
continua così, è complicato
andare avanti», ammette a
sera un leghista.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

■L’ex sottosegretario le-
ghista Armando Siri sareb-
be indagato a Milano per
auroriciclaggio. L’inchie-
sta riguarderebbe due
«mutui sospetti» concessi
da una banca di San Mari-
no e caratterizzati da viola-
zioni delle regole crediti-
zie: 750mila euro sarebbe-
ro stati incassati dal senato-
re tra ottobre e gennaio
scorsi, quando era ancora
viceministro delle Infra-
stutture, altri 600mila sa-
rebbero stato ottenuti ap-
pena tre mesi fa da un im-
prenditore a lui collegato.
Le anomalie più gravi ri-
guarderebbero documen-
ti «alterati», «cancellati»,
«omessi» o «nascosti»: atti
ricostruiti dagli inquirenti
dopo uno scontro con la
banca di San Marino.
L’indagine sugli affari di
Siri a San Marino era nata
dalla segnalazione antirici-
claggio di un notaio mila-
nese, rivelata daReport,
che riguardava i 585mila
euro utilizzati dall’espo-
nente leghista per acqui-
stare una palazzina alla pe-
riferia di Milano, intestata
però a sua figlia.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

Milano


Il leghista Siri


indagato


per autoriciclaggio


IN TILT SULLA GIUSTIZIA


Per Salvini «il testo fa acqua»


E il governo finisce in alto mare


Di Maio: «È un cambiamento epocale». Matteo: «Non è ciò che ci serve». Scontro duro


tra Bongiorno e Bonafede. Il Cdm, sospeso più volte, è proseguito fino a notte fonda


Il ministro della Giustizia
Alfonso Bonafede. La sua
riforma ha rialzato la tensione
nella maggioranza: per
Di Maio è «un’occasione
epocale, per Salvini «è acqua
fresca». A sinistra, il premier
Giuseppe Conte a far da
mediatore (LaPresse)

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giovedì
1 agosto
2019

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