Il Sole 24 Ore - 01.08.2019

(vip2019) #1

Il Sole 24 Ore Giovedì 1 Agosto 2019 19


Mondo


Usa-Cina: senza schiarite


gli incontri di Shanghai


GUERRA DEI DAZI


Nuovo round negoziale


a settembre. Si è allargata


la distanza tra le parti


Il nodo dell’import cinese


di prodotti americani


del settore agricolo


Gianluca Di Donfrancesco


Tutto rimandato a settembre. Il


round negoziale tra Stati Uniti e Ci-


na di Shanghai si è chiuso senza


passi avanti significativi: una “cena


di lavoro” martedì, mezza giornata


di confronto ieri e tutto come da co-


pione, nonostante l’alto livello del


team statunitense, che comprende-


va il segretario al Tesoro, Steven


Mnuchin, e il Rappresentante per il


commercio della Casa bianca, Ro-


bert Lighthizer. La squadra cinese


era guidata dal vice premier Liu He.


Nessuno dei due team ha rila-


sciato dichiarazioni al termine dei


lavori, definiti «costruttivi» sia dal


Global Times che dalla Casa Bianca.


La distanza tra i due contendenti si


è allargata rispetto a maggio, quan-


do il negoziato si era bloccato tra


reciproci attacchi e scambio di dazi.


Alla vigilia dell’incontro, il presi-


dente statunitense Donald Trump


ha accusato Pechino di voler tergi-


versare. La risposta è stata altret-


tanto brusca: fare pressioni durante


le trattative «è privo di senso», ha


dichiarato ieri il portavoce del mini-


stero degli esteri Hua Chunying.


A Osaka, al margine del G di


fine giugno, Trump e il presidente


Xi Jinping avevano concordato di


riavviare i negoziati per trovare una


soluzione alle tensioni che dividono


le prime due economie al mondo.


La guerra dei dazi e per la suprema-


zia tecnologica è considerata (an-


che) dall’Fmi la prima minaccia per


la «precaria» ripresa economica


globale attesa per il . Dopo


Osaka, Trump aveva deciso di con-


gelare la decisione di alzare i dazi su


altri  miliardi di dollari di pro-


dotti Made in China e aveva aperto


a un possibile passo indietro sulle


restrizioni imposte al colosso delle


telecomunicazioni Huawei. In cam-


bio, la Cina avrebbe dovuto accetta-


re di ricominciare ad acquistare


prodotti agricoli statunitensi.


I media cinesi informano che le


questioni sono state in effetti di-


scusse nella  ore di Shanghai: la


Cina potrebbe aumentare l’im-


port, in linea con il suo fabbiso-


gno e quando Washington deter-


minerà le condizioni necessarie.


Per la Casa Bianca, Pechino


avrebbe già accettato. Se ne parle-


rà ancora a settembre a Washin-


gton, al prossimo round.


Secondo dati del Governo Usa


diffusi lunedì, nella settimana fini-


ta il  luglio, le esportazioni di so-


ia in Cina sarebbero balzate ai


massimi in  mesi, ma grazie a spe-


dizioni di ordini vecchi. Nessuna


traccia di nuove commesse. Pro-


prio questo dato aveva spinto


Trump ad attaccare Pechino alla


vigilia dell’incontro di ieri.


Scrive in una nota Fabiana Fede-


li, global head of fundamental equi-


ties di Robeco: «L’accordo ci sarà,


vista la preoccupazione di Trump di


perdere l’appoggio dei suoi elettori


e la sua ossessione per i mercati


azionari statunitensi, e considerato


il bisogno di stabilità economica


della Cina». Ma ci vorrà tempo.


Proprio ieri, i dati sull’attività


manifatturiera in Cina hanno mo-


strato un leggero miglioramento:


l’indice Pmi del settore è salito al


,%, avvicinandosi allo spartiac-


que (quota ) che separa la con-


trazione dall’espansione dell’atti-


vità economica.


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Progressisti e moderati,


i Dem divisi contro Trump


Marco Valsania


NEW YORK

È stato lo scontro che definirà i


democratici nelle elezioni presi-


denziali del . Dal quale


emergerà lo sfidante di Donald


Trump. Sinistra contro centro


moderato per l’anima del partito.


L’ala progressista che crede nella


mobilitazione della base e di nuo-


vi elettori e minoranze, capace di


trascinare con sé gli incerti grazie


ad ambiziose riforme economi-


che e sociali - sanità pubblica uni-


versale e Green New Deal, univer-


sità gratuita e senza debiti e de-


criminalizzazione di migranti


che chiedono asilo.Contro i mo-


derati che criticano invece queste


politiche come un suicidio e i loro


portabandiera come ineleggibili,


pronti ad abbandonare lavoratori


e ceti medi tradizionali per scom-


mettere su illusioni che spaven-


tano gli americani.


Bernie Sanders ed Elizabeth


Warren, insomma, contro una


task force di centristi: lo scontro,


finora rinviato, si è consumato


martedì notte a Detroit, nel pri-


mo atto del secondo dibattito tra


gli ancora tanti aspiranti alla no-


mination democratica. Molti


esponenti di centro potrebbero


presto uscire di scena, ma non la


loro causa: sono parsi in realtà


“avatar” dell’attuale favorito alla


nomination, l’ex vicepresidente


Joe Biden sceso in campo ieri not-


te, e che ha già indicato di voler


indossare il mantello di liberal


moderato ereditato dai suoi anni


con Barack Obama.


Biden ha un suo scontro diret-


to da superare: il duello con la se-


natrice Kamala Harris, progres-


sista meno convinta di Warren e


Sanders ma che l’ha attaccato per


sue vecchie posizioni ambigue


sulla questione razziale. Il vero


dilemma, per i democratici, è


tuttavia quello ideologico e idea-


le. A Detroit è stato evidenziato


anche da un patto di non aggres-


sione tra Sanders e Warren, alle-


ati nel rispondere alle critiche.


«Favole», «Un’economia di illu-


sioni», proposte che «spedisco-


no via corriere le elezioni a


Trump» mentre occorrono «idee


basate sulla realtà». Gli alfieri


della sinistra hanno raccolto la


sfida. «Non vedo ragione di cor-


rere per la presidenza per parlare


di quel che non possiamo fare e


per cui non possiamo lottare», ha


detto Warren, a pari merito con


Sanders alle spalle di Biden nei


sondaggi di partito.


«Non possiamo scegliere un


candidato nel quale non credia-


mo perché abbiamo paura», ser-


vono coraggio e idee - ha incalza-


to la senatrice del Massachusetts,


nemesi delle grandi corporation


e di Wall Street e nota per aver


presentato oltre venti piani,


compresa una popolare tassa


sulla ricchezza volta a generare


vaste risorse per riforme e lotta


alla diseguaglianza.


Sanders, autore della proposta


legislativa per la sanità pubblica


Medicare for All - «ho scritto io il


maledetto progetto», ha rivendi-


cato - non è stato da meno: «Ser-


ve una campagna energetica ed


entusiasmante».


Il suo cavallo di battaglia è sta-


to al centro del dibattito: i mode-


rati hanno denunciato il rischio di


togliere piani assicurativi privati


a metà del Paese, compresi lavo-


ratori sindacalizzati del Midwest.


I progressisti hanno sottolineato


che il sistema sanitario resta in


grave crisi e serve una transizio-


ne verso un’assistenza pubblica.


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Fronte comune. I due candidati democratici più progressisti, Bernie Sanders ed


Elizabeth Warren, hanno affrontato i centristi in un dibattito televisivo


AFP

STATI UNITI


Le due anime del partito


ancora in cerca


della strategia vincente


Hong Kong, il Pil frena


per tariffe e proteste


LA CRISI DELLA REGIONE SPECIALE


Brusca frenata per l’economia di Hong Kong: nel secondo trimestre


il Pil si è contratto dello 0,3% rispetto a quello precendente


(destagionalizzato) mentre su base annua è cresciuto dello 0,6 per


cento. Oltre alla guerra commerciale, le proteste antigovernative


(nella foto) stanno cominciando a pesare su turismo e commercio.


AFP
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