serenità e ringraziamenti per il lavoro
svolto”, racconta. “Niente soldi, però ti
scaldava il cuore. Era bello sapere che
qualcuno si ricordava di te”.
Lavorando all’aperto, Romică aveva
diritto a un indennizzo del 14 per cento del
salario, poco più di 70 euro per un mese di
lavoro. Alla fine riusciva a mettere insie-
me uno stipendio di 420 euro. Ma a volte il
bonus non lo prendeva. Per esempio se si
“comportava male”, come quando parte-
cipò all’altro grande sciopero organizzato
all’Electrolux, nel 2012. Quella mobilita-
zione durò cinque settimane ed è ancora
ricordata come un momento chiave dei
rapporti con l’azienda. Alcune rivendica-
zioni furono accolte, mentre ad altre i la-
voratori dovettero rinunciare.
Cent’anni in fabbrica
In quell’occasione si mobilitarono otto-
cento dipendenti su novecento: a farli
scioperare era stato il tentativo dell’azien-
da di rinegoziare il contratto per tagliare i
livelli minimi previsti dal codice del lavoro
romeno. Con la lotta gli operai riuscirono
arrivano fino a 2.100 euro, l’aumento sa-
rebbe stato tra i 40 e i 100 euro.
Il punto è che gli operai vogliono sti-
pendi decorosi, che gli permettano di non
vivere alla giornata. Romică Erdei, per
esempio, ha cinquant’anni e lavora da 31
anni nella fabbrica di Satu Mare che oggi è
dell’Electrolux. Ogni giorno si sveglia alle
quattro e mezzo, dà da mangiare ai maiali,
si lava nella bacinella e alle 4.55 esce di ca-
sa e prende il treno delle 5.17 da
Domănești, la stazione più vicina a Mofti-
nu Mic, il paesino in cui è nato e in cui si è
costruito una famiglia. Alle 6.30 arriva in
fabbrica, dove lavora da quando era un ra-
gazzino. Per pranzo si porta pane, lardo e
cipolla, preparati la sera prima, e il caffè lo
beve al volo. Sua moglie, Marcela, esce
poco dopo di lui per andare a lavorare nel-
la vicina fabbrica di scarponi da sci. A casa
lasciano otto gatti e due cani, due maiali,
tre anatre e qualche gallina. Hanno anche
un orto di 1.500 metri quadrati. È così che
hanno resistito allo sciopero: con la carne
affumicata conservata nella dispensa, la
frutta sciroppata, le uova delle galline e le
verdure surgelate in estate. Per l’acqua pa-
gano poco, perché in giardino hanno un
pozzo, e per l’illuminazione sono abituati
a usare lampade a petrolio.
Romică ha due cicatrici sul polso della
mano sinistra. Se l’è fatte vent’anni fa,
quando è scivolato con il palmo sulla la-
stra che stava tagliando. Ha una piccola
cicatrice anche sul sopracciglio sinistro,
sempre risalente allo stesso periodo. Era
assonnato, durante il turno di notte, e ha
spostato la testa troppo tardi dalla mazza
della pressa. Deve fare anche i conti con
una prostatite che lo sta consumando,
dovuta al fatto che negli ultimi dieci anni
ha lavorato all’aperto, spesso come ma-
gazziniere, con il sedere sul seggiolino
ghiacciato per tutto l’inverno. È in fabbri-
ca dal 1988 e le ha passate tutte. Se pensa
ai vecchi tempi, ricorda soprattutto le co-
se positive: quando si riuniva con i colle-
ghi per preparare il gulasch nel paiolo
tradizionale, il bogracs, oppure quando
riceveva, a ogni compleanno, una cartoli-
na firmata personalmente dal direttore
della fabbrica, “auguri di buona salute, di
Gli scioperanti decidono se accettare la proposta dell’azienda. Satu Mare, 9 giugno 2019