International Kung Fu Magazine – July 2019

(sharon) #1
* 1989, 7 del mattino, Tailandia: Paolo Biotti a 16 anni, tagliato da una gomitata.
Dopo un combattimento di muay thai in allenamento ai pao, al Sityodtong Camp nella giungla
di Pattaya, sotto gli occhi e con il metodo di insegnamento del Gran Maestro Yodtong Siriwalak.

A 16 anni inizia a combattere da professionista, poi si reca da solo in Tailandia dove inizia a vivere
nei camp in mezzo alla foresta, e a combattere nei bar per qualche spicciolo che gli consente di
vivere in riva al mare del sud est asiatico, e studiare la storia e filosofia dei paesi asiatici con cui
sosterrà una tesi universitaria alla facoltà di sociologia, durante gli studi in legge, non esistendo
testi in lingua italiana, mentre torna per la maturità al liceo Zaccaria di Milano.
Dice nel 1989 “per il mio primo match in realtà sapevo molto poco della muay thai, sapevo che
potevo fare qualsiasi cosa, addirittura colpire con i gomiti, sentivo l’emozione di avvicinarmi ad una
forma di lotta quasi totale che avevo sempre cercato, davvero arrivavo dalla Savate, e avevo
fatto quattro volte i Pao in un camp in cambio di un paio di jeans Levis originali che portai dall’Italia,
all’epoca una rarità nei campi di allenamento, dove nemmeno le donne potevano entrare e non
accettavano automaticamente gli stranieri come oggi.”


“I miei match erano un successo perché le geometrie della Savate negli spostamenti furono una
grande scuola di formazione, e perché i thai non eseguivano facilmente calci saltati e girati, che
però il pubblico amava molto, certo le gomitate furono un problema che spesso mi segnava in
modo indelebile”. Tornato in Italia “iniziai ad allenarmi solo di muay thai, purtroppo le gomitate
divenute per me normali, non erano mai consentite in Europa, salvo qualche eccezione in Olanda,
anzi quando dicevo che avevo combattuto in Tailandia con i gomiti rimanevano tutti stupidi e
sconvolti, oggi i campionati italiani sono con i gomiti. E’ una normalità. Questo ci fa capire l’evoluzio-
ne che possono avere gli sport da combattimento se regolamentati e sviluppati da organizzazioni
competenti”.


A proposito delle MMA Biotti afferma:“Penso che siano una grande opportunità per i nostri sport,
per tutti i nostri sport e per le arti marziali in genere. Penso che siano discipline che a volte sono
insegnate troppo velocemente, e questo non consente di creare una disciplina e consapevolezza
negli allievi e negli atleti, per questo ritengo che gli esami di grado siano un percorso di formazione,
non solo tecnica, che le organizzazioni internazionali devono promuovere maggiormente a livello
locale come era un tempo. Penso che lo sport debba essere organizzato e promosso da chiunque
ne ha volontà e interesse, ma è importante ricordare che i nostri sport e le MMA sono come la
Formula1 uno sport molto spettacolare, e sicuro per chi è preparato, ma che può mettere a rischio
davvero l’incolumità e la vita delle persone in ogni match, per questo deve essere insegnato da
persone altamente competenti. Non è facile spesso per famiglie che pensano al bene dei loro figli,
o ad atleti agonisti giovani capire realmente chi è l’istruttore che hanno davanti e a cui spesso si
appoggiano in modo assoluto.”

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