NEI SECOLI DEI SECOLI - Gianni Zito - Biografia

(Gianni Zito) #1

Quelle percosse erano la massima espressione d’odio possibile, ma anche un grido di libertà
commovente e particolarmente dignitoso.


E quando percuotevano le sbarre i detenuti assumevano il portamento e la dignità dei soldati che
hanno conquistato la nostra libertà - quella di cui la società moderna si vanta tanto, osannata in tutto
il mondo civilizzato - per gridare all’universo intero che era la stessa a cui loro inneggiavano!
La stessa libertà per cui combatterono e morirono milioni di soldati e patrioti in tutto il mondo ed in
tutte le epoche, divenendo eroi e martiri.
La stessa libertà celebrata nei libri dei più grandi scrittori del mondo che hanno narrato le varie
forme di dittatura, susseguitesi nella storia, e la loro fine decretata proprio alle gesta eroiche dei
ribelli, dei soldati, dei partigiani.
Personalmente trovarmi immerso in una situazione, che apparentemente era avulsa dalla mia vita,
mi commosse molto, risvegliò in me desideri nascosti di rivalsa, di ribellione, di giustizia.
L’essere una persona più educata dei detenuti, un medico, un pensatore, un Cristiano, quasi un
intellettuale, non mi aveva preservato dal subire, nella mia vita, numerose e gravi ingiustizie ad
opera della crudele e vergognosa società cosiddetta “civile”!
Anzi le ingiustizie da me patite nel corso di decenni erano state più gravi di quelle subite dai
carcerati che erano costituzionalmente abituati a delinquere e quindi più preparati sia all’offesa che
al martirio! Io non ero addestrato né all’una e né all’altro!
Non ero stato in grado di commettere realmente reati finanziari e di guadagnarci un solo euro, né di
colpo ferire i miei nemici, e neanche di subire con dignità le persecuzioni del destino.
Appartenevo al popolo dei carcerati senza neanche meritarlo come condotta di vita, nel bene e nel
male, ma risultandone un degno rappresentante solo in relazione alla sofferenza patite più di loro.


Pertanto il desiderio di rivalsa lo avvertivo anche più dei ribelli, infatti quel suono ritmico e violento
di solenne protesta mi invase l’anima, conquistandola del tutto.


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