Fu uno degli attimi di gioia più belli della mia vita, ed ancora oggi quando ci penso mi commuovo,
infatti mentre scrivo devo fare una piccola pausa per respirare e per asciugarmi le lacrime!
Spesso mi chiedevo, in quei giorni: “ma com’ è possibile che trovo in carcere persone così
sensibili, premurose, fraterne, più che fuori da qui? Che sta succedendo? Quale ennesimo Miracolo
sta realizzando il Signore per me? Mi sta mostrando meraviglie assolute da quando sono diventato
un detenuto!”.
Le riflessioni continuavano inarrestabili: “mi stanno capitando circostanze incredibili, mi trovo in
un carcere e dovrei vivere esperienze terribili, privazioni e mortificazioni indicibili, ed invece sto
vivendo emozioni fra le più preziose e profonde della mia vita! Com’è possibile? Il Buon Dio arriva
fino a questo per me? E vuole anche mostrarmi che le Sue opere straordinarie di redenzione
avvengono persino in luoghi infernali come questo?”.
Le meraviglie del Buon Dio ormai avevano permeato l’aria, l’atmosfera, la mia Anima non più
mortificata dalla ingiusta detenzione, e le giornate trascorrevano serene.
In quei giorni continuavano le concessioni degli arresti domiciliari ed erano tanti i detenuti che le
ottenevano, almeno due o tre al giorno, e lo capivamo dalle solite urla di festeggiamento “VIA
VIA” che ogni tanto echeggiavano come una musica soave in tutto il carcere.
Ogni giorno speravo che toccasse anche a me, ma si trattava di un’attesa vana.
Una volta pensai: “come sarebbe bello se potessi uscire prima di Pasqua per potermela godere a
casa, in grazia di Dio”, ma non ci facevo tanto affidamento.
In quei giorni, comunque, un paio di detenuti della nostra sezione avevano ottenuto gli arresti
domiciliari, e ricordavo che uno dei due non sembrava che soffrisse di malattie gravi come le mie,
mentre l’altro sicuramente aveva seri problemi perché il suo volto era sempre marcatamente itterico.
Qualche speranza la nutrivo ma senza esagerare.
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