NEI SECOLI DEI SECOLI - Gianni Zito - Biografia

(Gianni Zito) #1

Anche chi le osservava da fuori poteva immaginare vagamente come si viveva dentro, e le prime
sensazioni si ottenevano proprio dagli abiti appesi ai fili ad asciugare al sole, testimoniando
contestualmente la compattezza dei detenuti come popolo unico.


Anche a me era capitato, talvolta passando davanti al carcere anni prima, di osservare le finestre e
tutti gli abiti appesi dietro le vetrate, intuendo l’omogeneità dei carcerati.


Poi entrai in bagno, la parte più desolante di ogni carcere, perché sono dei veri e proprio tuguri
senza nessun arredo, neanche lo specchio, per motivi di sicurezza, e tutti gli igienici sono fatiscenti
e spesso rotti.
Il nostro rubinetto, nonostante la prima riparazione, perdeva acqua perennemente, anche di notte,
infatti ne ascoltavo lo scorrere continuo prima di addormentarmi, ed ogni volta che mi risvegliavo
era il primo suono che percepivo.


Alla fine ultimai il solenne immagazzinamento degli ultimi ricordi fotografici e sentimentali,
nonché la preparazione delle buste di spazzatura che divennero piene zeppe, sia perché Anna mi
aveva portato spesso, nei giorni precedenti, ricambi di abbigliamento intimo in particolare, sia
perché gli altri carcerati ci avevano regalato diversi abiti, tra i quali ritirai soltanto qualche maglione
che conservo tutt’ora, e lasciai tutto il resto ad Akin.


L’ultima operazione fu la più importante, il saluto a tutti.


Avvertivo dentro di me un’emozione incredibile, avrei voluto portarli tutti con me, a casa mia, ma
non era possibile.


Osservai il volto di Peppe e notai i suoi occhi lucidi e l’espressione persa nel vuoto: con la mia
liberazione stava perdendo parte di sé, e la stessa cosa stava accadendo a me.
Sapevamo che non ci saremmo rivisti mai più.


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