Dopo la botta ebbi molta paura sia per l’incidente stesso sia perché temevo che mio padre mi
avrebbe rimproverato pesantemente, e non riuscii a camminare da solo infatti qualcuno che mi
conosceva di vista mi accompagnò fin dentro casa.
Mio padre mi chiese subito che cosa fosse successo ed io impaurito gli dissi una bugia degna del
peggiore dei codardi, infatti gli raccontai che un altro bambino, il figlio del tabaccaio sotto casa, mi
aveva spinto buttandomi per strada ed obbligando una macchina ad investirmi! Mio padre preso
dall’ira scese giù dal tabaccaio e gliene contò di tutti i colori, ed anche mia madre si unì al coro
chiassoso, sfiorandosi la rissa per strada!
Subito dopo udii dei pianti strazianti del bambino che avevo ingiustamente incolpato, perché il
padre, un omone grande e grosso, lo picchiò talmente forte che tutti gli abitanti dei palazzi della
traversa dove abitavo ascoltarono impotenti e raccapricciati.
Capii che la avevo combinata davvero grossa, che ero stato un vero bastardo, un infame, un
vigliacco, un traditore della peggiore specie, ed infatti rimasi chiuso nella mia stanza per giorni
senza voler parlare con nessuno, e non riuscii neanche a mangiare. Mi sentivo in colpa ma non
sapevo come riparare, e la vergogna fu tale che ancora oggi la provo, peggio di quando ero
bambino! Avrei voluto chiudere scusa a quel bambino innocente, il figlio del tabaccaio che si
chiama Franco, anche nei decenni successivi, ma non ebbi mai il coraggio.
Decisi di attendere di diventare un benestante, visto che avevo tanti progetti importanti, per potergli
donare una grossa somma di denaro quale risarcimento fisico e morale, ma non diventai mai ricco;
pensai di attendere di diventare coraggioso, ma non accadde mai; pensai di attendere di ritrovare la
dignità persa, ma non accadde mai; pensai di attendere di crescere e diventare un uomo, ma non
accadde mai; pensai di parlarne almeno con mio padre, per tentare di far risolvere a lui la mia brutta
figura colossale, ma non ebbi mai il coraggio e rimasi per tutta la vita un codardo.
E lo sono ancora. Miseramente come merito.
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