A quel punto inizia una vera e propria battaglia senza esclusione di colpi, ed io le urlo, la strillo, la
offendo, la rimprovero e le dico a voce alta robe cattive come: “vediamo chi è più forte, dai fammi
vedere che sai fare, brutta fibrillazione di merda, ti posso spezzare con la sola forza di volontà!
Libera il mio cuore dalla tua morsa, brutta vigliacca traditrice! Avanti siamo soli io e te, chiusi
nella stanza, vediamo chi ne esce vivo...”!!
E spesso le dico altre pessime parole, in dialetto napoletano, che non posso citare.
Si tratta di reazioni, positive tra l’altro, dovute all’esasperazione di dover lottare contro troppi mali
tutti assieme, e manifestano notevole coraggio esistenziale da parte mia.
Un coraggio che trova la sua massima esaltazione quando decido, clamorosamente ed eroicamente,
di mettere in atto un azzardato e forse irresponsabile tentativo di far passare la fibrillazione
affrontandola fisicamente, realizzando sforzi fisici intensi come correre a perdifiato per le salite e
per le scale! Il tentativo eroico di liberarmi così audacemente da quella morsa che tiene avvinghiato
il mio cuore viene premiato alla grande infatti la fibrillazione dopo pochi minuti si risolve!
Questa sorta di trionfo agonistico, però, è possibile soltanto durante alcune crisi particolari, quando
il mio corpo me lo indica chiaramente trasmettendomi una specifica frenesia di muovermi per
scrollarmi di dosso la fibrillazione ricorrendo ad una forma di energia fisica piuttosto intensa.
In pratica la sfido ad una sorta di gioco mortale, come ad una roulette russa dagli esiti incerti, che
sinora, grazie a Dio, mi ha visto sempre trionfare perché pochi minuti dopo, credo per merito della
variazione emodinamica indotta dagli sforzi fisici, la fibrillazione mi libera dalla sua morsa
devastante.
Il mio coraggio enorme ed abnorme, forse innaturale ed irresponsabile, trionfa.
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