La maggior parte della nostra vita non la trascorriamo nella ricerca di Dio, purtroppo, perché siamo
sempre travolti dalla frenesia moderna, dalle ambizioni, dall’avidità, che arrecano danni
inverosimili alla nostra Anima, eppure basterebbe davvero poco per riconoscere la presenza del Suo
immenso Amore sia nelle gioie che nei dolori.
È questa la capacità più grande di un credente, di un fedele, di un Cristiano vero giunto alla maturità
spirituale. Quando non siamo capaci di scovare questa Santa capacità nei nostri cuori, perdiamo
occasioni immense, ma il Buon Dio non ci abbandona e ci ripropone in futuro nuove occasioni per
riconoscerlo, utilizzando tutte le Passioni a Sua disposizione, le gioie ed i dolori appunto, perché
Lui è l’Amore in persona ed abita nei nostri cuori, vive dei nostri sentimenti.
Nella mia vita l’errore più grande che ho commesso è stato non riconoscere Dio quando avrei
dovuto, e pertanto ho vissuto un calvario sociale tanto più sofferto quanto più cieca è stata la mia
incapacità.
Eppure la Fede ha rappresentato, per me e per tutti i miei parenti, sin dall’infanzia, un assoluto
scopo di vita che ha modellato la nostra esistenza rendendola meravigliosamente ricca di emozioni,
passioni, sentimenti.
Chi vive la Fede, però, sa che essa è un enorme mosaico nel quale trovano posto anche tanti tasselli
di sofferenze umane, fisiche, psicologiche, affettive, sentimentali, dalle quali non si deve fuggire
perché fanno parte della Redenzione dal peccato e conducono alla Vita Eterna.
Lo stesso Gesù ci ha insegnato la via dell’accettazione della sofferenza come mezzo per la Salvezza
e la Resurrezione, morendo volontariamente sulla Croce, e pertanto i Cristiani non possono e non
devono esimersi dall’accettare le tribolazioni quando arrivano.
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