NEI SECOLI DEI SECOLI - Gianni Zito - Biografia

(Gianni Zito) #1

Dopo una corsa estenuante partita a gennaio, un tour de force inaudito, a novembre avevo già finito
tutti gli esami, per cui chiesi all’università di potermi laurearmi entro la fine dell’anno.
La segreteria però, pur confermandomi quanto immaginavo cioè di avere compiuto il record
assoluto di esami sostenuti in così breve tempo, successo mai raggiunto da nessun altro studente
nella storia dell’università di Napoli, mi disse che poichè avevo concluso il ciclo di esami di 2/3
anni in meno di uno, per esigenze normative non mi era consentito laurearmi in una sessione del
1999 ma avrei dovuto attendere la prima seduta del 2000!
Che peccato, una corsa enorme nel fare tanti esami - rinunciando finanche alla stagione estiva che
dedicai tutta allo studio dell’esame più difficile, Farmacologia, che superai il 1° settembre per poi
essere costretto a restare fermo per diversi mesi in attesa che le norme universitarie mi
consentissero di laurearmi!
Dovetti quindi pazientare fino a marzo del 2000 ma ciononostante eravamo tutti felici ed entusiasti,
i miei genitori e tutti gli altri parenti, e ci preparammo all’evento con grande serenità e nello stesso
tempo vivendo una dolce frenesia.
La tesi la presentai proprio sulla mia malattia e su tutte le conoscenze che la ricerca scientifica
aveva raggiunto negli anni. Lavorandoci su scoprii anche che alcuni farmaci salvavita, che
assumevo già dall’età di 17 anni, in realtà erano stati messi in commercio solo pochi anni prima e
pertanto compresi che, nella sfortuna della patologia, ebbi almeno la fortuna che iniziò quando era
finalmente possibile curarla.
“Che culo!” pensai più volte durante la stesura della tesi, ed infatti questa felicissima esclamazione
divenne il motto che ripetevo spesso ad alta voce, giocando in casa con i miei figli e con Mariella, e
che mi accompagnò in tutto il periodo di attesa fino alla laurea. Una sorta di buon augurio, come
usano fare gli artisti dello spettacolo quando si augurano a vicenda “mucha mierda”!

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