Personalmente è questa la mia maggiora malinconia, oggi.
Questa era la dura realtà, non è il caso di far finta di niente, e fanno fatica ed emergere le nuove
generazioni di ecclesiastici. La crisi delle vocazioni è sotto gli occhi di tutti.
Lo stato di abbandono delle vecchie Chiese rappresenta la percezione della Fede da parte di certi
giovani che arrivano ad interpretare come desueta persino la magnificenza del Vaticano, della
Basilica di San Pietro! La interpretano come l’emblema della lotta in atto da decenni tra la Chiesa e
lo stile di vita del mondo moderno a cui inneggiano, che è succube di falsi miti, felicità fittizia,
drammi esistenziali strazianti.
Ripensando alle sensazioni che traevo anch’io entrando in vecchie Chiese, la desolazione iniziale
lasciava spazio, grazie ai brani del Coro, alla malinconia, una sensazione mista tra solennità e
tristezza, compiendosi comunque una notevole evoluzione verso sentimenti più graditi.
E la ricerca della storicità del Cristianesimo, che fine aveva fatto? Qui si aprirono scenari e
conoscenze ancestrali che rappresentavano un campo minato, il cui accesso era vietato, impedito
dalla prudenza e dalla paura di deturpare lo stato di malinconia a cui mi stavo dolcemente
abituando.
Dobbiamo essere capaci di ammettere che non tutta l’evoluzione del Cristianesimo è stata rose e
fiori, e gli episodi in controtendenza con la Fede sono esistiti, un esempio su tutti certi dogmi
autolesionistici che fino all’altro ieri erano capisaldi della formazione spirituale, fin alla Prima
Comunione.
Con tutte quelle domande e considerazioni finali, che capivo essere comuni a tutti i Cristiani più
attivi, la Fede diventava un mosaico di sensazioni contrastanti ed a volte destabilizzanti, ma
complessivamente la reazione suscitata nella maggior parte dei fedeli era paradossalmente positiva,
perché più avvertivano che c’era aria di malinconia e più capivano che la Chiesa aveva bisogno
della loro spiritualità, per permetterle di continuare la sua Santa missione.
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