Lo feci solo qualche giorno dopo, pregando mio fratello e mia sorella di andare a trovare mamma in
ospedale perché aveva avuto un peggioramento, ma senza allarmarli.
Ero talmente sicuro del Messaggio d’Amore di Dio che i giorni seguenti lavorai come sempre, tra
l’altro in quel periodo avevamo cose molto importanti da fare in azienda.
Qualche giorno dopo, comunque, andai a Salerno per far visita a mia madre, anche perché ormai il
19 marzo si avvicinava.
La trovai nel letto dell’UTIC di Salerno, incredibilmente dolce, più di quanto lo fosse stata per tutta
la vita. Aveva come un’aurea celestiale di serenità attorno a sé, e comprendevo benissimo da Dove
arrivasse.
Si vedeva che stava male ma aveva avuto la forza, donata dal Signore, di attendere dolcemente che
il suo tempo fosse compiuto.
Quando mi vide esclamò: “Giovanni, che bello che sei qui, figlio mio!”, e nonostante il tono fosse
confidenziale ebbi la leggera sensazione che avesse voluto far capire anche a qualcun altro che io
ero andato a trovarla, come se parlasse anche ad altri, oltre che a me. Infatti mi guardai intorno per
comprendere a chi mia madre avesse voluto far capire che ero andato a trovarla, ma non c’era
nessuno.
Fu proprio una sensazione netta, e la avvertii chiaramente, senza capirne il significato.
Osservandola bene mi resi conto che mia madre non era sola in quel momento, c’era qualche
Presenza accanto a lei, e tra una visita e l’altra di parenti ed amici, che pure furono numerose,
dialogò a lungo con la sua Anima, come un’amica di sempre, l’amica di una vita.
Un’amica sempre fedele e presente soprattutto nei momenti più solenni.