Parlando con alcuni amici delle forze dell’ordine, che ebbi l’idea di contattare per farmi consigliare,
venne fuori l’ipotesi che uno dei miei soci traditori, il più influente, il capo, fosse addirittura
connesso alla mafia pugliese, come ci fu riferito da persone che presero informazioni in Campania
ed ai confini con la Puglia dove risiedeva il soggetto.
Capii così il motivo per il quale questo personaggio non si intestava mai direttamente aziende ed
azioni societaria, ma utilizzava la madre.
Subii un notevole shock ovviamente e pensai a come liberarmene, magari depositando l’ennesima
denuncia alle forze dell’ordine ma mi occorrevano delle prove, pertanto diedi incarico ad una
persona fidata di registrare le conversazioni dei miei soci traditori in mia assenza.
Ovviamente feci finta di non sapere nulla riguardo alla possibilità che quel personaggio fosse
associato alla mafia, e prestai particolare attenzione alle sue mosse per capire cosa stesse
organizzando.
Un’idea me la feci quando un giorno alcuni soci traditori, quelli del suo gruppo, iniziarono a
ripetermi ossessivamente la necessità di reperire nuovi fondi, e che sarebbe stato necessario
effettuare un grosso aumento di capitale per scongiurare il blocco dell’attività.
Io rispondevo altrettanto insistentemente, ma senza esasperare gli animi, che mi ero già mosso in
precedenza per reperire nuovi investitori e ne avevo individuati diversi, ma al mio rientro da
Salerno avevo constatato che non erano più disponibili perché doveva essere accaduto qualcosa di
grave in mia assenza.
Loro ovviamente negarono di essere responsabili di quelle debacle, ma io al contrario ne ero certo.
Trascorsero alcuni giorni riflettendo e cercando soluzioni, e si avvicinava sempre più la data per la
quale convocammo l’assemblea societaria, richiesta proprio dal personaggio capo della cordata, il
mafiosetto, per proporre sue soluzioni.