Mio padre e le domande sulla sua morte
Io e mio padre vivevamo spesso una “corrispondenza d’amorosi sensi”, una sorta di comprensione
reciproca che era dovuta anche al fatto che, oggettivamente, ero il figlio che gli somigliava di più
sia fisicamente che caratterialmente, anche se mia sorella aveva sempre manifestato la sua stessa
dolcezza, più di quanta ne avessi io che al contrario spesso acquisivo, dietro provocazione, e come
carattere dominante, lo spirito combattivo di mia madre. Mio fratello maggiore invece aveva
acquisito da mio padre la sensibilità e la determinazione, infatti otteneva successo in tutto ciò che
realizzava: studi, lavoro, relazioni, amicizie.
In quei giorni, metà gennaio del 2011, osservavo bene mio padre, studiavo le cartelle cliniche per
comprendere lo stato di avanzamento della malattia e mi resi conto che le metastasi epatiche
avevano ripreso una ricrescita rapida dopo una lunga fase di rallentamento che inizialmente sembrò,
illudendoci, un assestamento molto promettente.
In pratica nel primo semestre la chemioterapia ebbe un buon effetto, ma nel secondo l’efficacia si
ridusse sensibilmente.
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